In questi ultimi anni, da quando si sono finalmente accesi i riflettori sui problemi ambientali del nostro pianeta, abbiamo aperto gli occhi e realizzato quali scempi sono stati compiuti nel Bel Paese. Ecco perché porre ora l’attenzione su Villa Adriana: migliaia di tonnellate d’immondizia prodotte dalla capitale rischiano di finire accanto alla preziosa villa dell’Imperatore Adriano, nella località di Corcolle-San Vittorino, per l’esattezza. In altre parole, piramidi di rifiuti potrebbero essere buttate dentro una discarica ad appena 800 metri dalla residenza imperiale del 117 dopo Cristo. Lo hanno spiegato bene Urbano Barberini e Franca Valeri durante la conferenza stampa organizzata dal gruppo di intellettuali che increduli hanno dato forza a un picchetto permanente di protesta davanti a Villa Adriana, insieme a Legambiente,WWF, Unesco, Italia Nostra, Fai, Slow Food Lazio e Slow Food Tivoli. Peraltro, proprio in quell’area passa l’acquedotto dell’Acqua Marcia (che alimenta buona parte di Roma) e due affluenti dell’Aniene: il fosso di San Vittorino e quello di Passerano.
La vicenda tocca per Slow Food anche un altro aspetto: l’intenzione con la Sopraintendenza del Polo Tiburtino di realizzare una comunità dell’olio proprio all’interno di Villa Adriana, dove da secoli crescono le generazioni di ulivi seminati e voluti dall’Imperatore Adriano a testimonianza della forte vocazione agricola di quelle colline. La Rotonda di Tivoli, cultivar ormai quasi introvabile, lì cresce ancora e tanti sono i produttori locali che con difficoltà hanno intrapreso da tempo la strada della sostenibilità, con la forte volontà di rendere pulite le loro terre per offrire prodotti sani e locali. Dopo aver dedicato il Terra Madre Day, sabato scorso, proprio a Villa Adriana, la Condotta Slow Food di Tivoli organizzerà nei prossimi giorni un mercato di contadini dei Colli Tiburtini per far assaggiare a tutti prodotti buoni, puliti e giusti e sostenere l’identità di un luogo senza tempo e la sua dignità. Questo il link dove trovi articolo originale e foto
Pochi conoscono S. Vittorino, “tre case e un mulino”. Ancora nel Comune di Roma, come Veio o la Borghesiana è uno dei piccoli castelli dell’agro romano. Se si esclude la moderna chiesa della Madonna di Fatima e qualche villino abusivo, il luogo ha l’incanto dei tempi remoti e dal punto di vista del paesaggio è davvero unico. Si accede alla strada del borgo passando sotto un arco scavato nella roccia. Prima dell’arco si dirama l’antica via Polense: questa procede diritta, con retrospettiva su Roma, tra due valloni di tufo attraversati da acquedotti romani. All’altezza di un bel paio di casolari c’è un ponticello fatto costruire dai Barberini, porta al borgo abbandonato di Camporazio, con tanto di cascata. Potrei continuare molto a lungo.