Una nuova autostrada che attraverserà l’Emilia Romagna, da Ravenna fino all’A22 , poi a Parma e in futuro fino a La Spezia.
Un piano affidato ad una società di diritto privato il cui progetto preliminare (per un tratto che va da Rolo di Reggio a Ferrara) è stato licenziato a dicembre e pubblicato a metà gennaio dalla Regione Emilia Romagna, suscitando l’approvazione delle categorie economiche e delle amministrazioni locali, e – per contro – la reazione negativa dei comitati, delle associazioni e di partiti (in modo trasversale si va da Idv a Lega, da Fds a Pdl, passando per i Movimenti a Cinque Stelle) che si snodano sulla prima asta della nuova autostrada Cispadana.
La nascita del coordinamento è avvenuta a Bologna, nella sede di Legambiente, denunciando “lo spreco economico e l’insostenibilità ambientale del progetto di A.R.C. (Autostrada Regionale Cispadana), la società che privatizzerà il trasporto stradale sull’arteria che non porterà sviluppo ai territori, trasformandoli in aree di traffico a livello europeo”.
Associazioni di tutela, comitati di cittadini e partiti politici (più o meno credibilmente) hanno parlato “in rappresentanza di migliaia di persone che ne hanno condiviso le opinioni e sottoscritto le petizioni, rivolte alla Regione, al Governo e all’Unione Europea”. Non la maggioranza dei cittadini, precisano le associazioni che annunciano nuove adesioni, ma quanti hanno consapevolmente preso coscienza dell’impatto del progetto.
L’azione collettiva viene intrapresa perché “a nulla sono servite le singole iniziative di queste e altre istanze sociali (spesso deliberatamente ignorate) per rivedere il progetto che sostituisce forzatamente l’originaria strada Cispadana con un’autostrada.
Un affare colossale sotto il profilo della speculazione (ormai insostenibile in Emilia-Romagna) e specialmente per gli interessati ai cantieri e alle cave, che si spartiranno i 1.170 milioni di euro che vengono finanziati anche con denaro pubblico”.
L’autostrada verrà infatti costruita in project financing da Arc, società partecipata da Autobrennero (al centro in questi giorni di altre polemiche per il rinnovo senza gara della concessione sulla omonima autostrada). Alla presidenza di Arc c’è Graziano Pattuzzi, ex sindaco di Sassuolo, sconfitto alle elezioni e reimpiegato in questa delicata operazione. I pedaggi ripagheranno con una concessione ultraquarantennale i costi sostenuti dalla società, con previsioni fino a 40mila veicoli al giorno. Operazione che per il coordinamento è un affare, ma soprattutto “ un errore sotto ogni altro profilo”.
Il coordinamento spiega che:
– l’autostrada non porterà lo sviluppo economico, che oggi risponde ad altre e ben più complesse dinamiche, ma rappresenterà una nuova arteria che richiamerà traffico di attraversamento in una logica – quella oramai superata dello sviluppo del trasporto su gomma – opposta alle politiche sancite in tanti atti normativi atti non solo europei ma anche della stessa Regione che contraddittoriamente, vuole l’autostrada. Il committente, la Regione Emilia Romagna, è infatti incapace di adeguare il suo sistema di mobilità e, anziché guardare al ferro, con l’autostrada insiste sulla gomma innescando l’aumento vertiginoso dei volumi di traffico”.
– circostanza che finora è sfuggita: l’autostrada “privatizza” la Ferrara-mare (oggi superstrada aperta), chiudendone l’attuale utilizzo di collegamento tra i territori attraversati”.
– Poi – rileva il coordinamento – l’autostrada devasterà la strada Cispadana, già costruita nel Ferrarese e nel Reggiano, trasformando una strada a scorrimento veloce funzionale ai territori in un’autostrada chiusa e a pagamento, di fatto inaccessibile alle economie e ai cittadini che ne usufruiscono da decenni”.
Ancora: “Sarà costruita su un improbabile corridoio tra i paesi del Modenese e del Ferrarese, laddove 40 anni fa era stata pensata una strada di collegamento tra i centri abitati, mai realizzata e oggi evidentemente inadeguata alle funzioni ben diverse e potenziate che oggi gli si vogliono affidare”.
Infine, ciò che qui può ulteriormente rilevare “l’autostrada rappresenterà un irrimediabile, imperdonabile e permanente danno al paesaggio della pianura e ai centri abitati, una nuova perdita mastodontica di territori agricoli che saranno asfaltati, una ulteriore fonte d’inquinamento aggiuntivo con evidenti incontestabili riflessi sulla qualità delle produzioni alimentari, non solo quella bio o tipica, ottenute dai terreni adiacenti all’autostrada. L’autostrada rappresenterà soprattutto un attacco alla salute delle persone”.
Nella presentazione, il coordinamento invita altri centri abitati, comitati e cittadini ad una azione sinergica, indispensabile “per rompere il muro della disinformazione e della divisione sulla quale questo affare affonda i suoi tentacoli nel Territorio”.
Il governo regionale finora non si è smosso: anche di recente, a Cento, in una serata dove sono fioccate anche parecchie contestazioni, l’assessore regionale ai Trasporti Alfredo Peri ha difeso l’autostrada come volano di sviluppo, assicurando di avere trovato l’intesa anche con la Soprintendenza Regionale, la quale sulle prime aveva tra l’altro difeso la tutela del paesaggio e la millenaria Partecipanza agraria di Cento, che sarà attraversata dall’arteria. La partita per ora la vincono industriali e associazioni di categoria. Persino col benestare della Cgil, che ha cambiato idea e si è detta favorevole all’autostrada anche per i posti di lavoro che il cantiere – dal 2103 – porterà con sé. Il prossimo capitolo si gioca a Roma, presso la Commissione di Via Nazionale, dove sono già cominciati gli… approcci istituzionali.