Quasi 20 milioni di euro per l’ammodernamento del cementificio di Taranto del gruppo dell’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone.
Risorse del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, per un progetto che creerà 5 posti di lavoro e trasformerà l’impianto in un co-inceneritore, come abbiamo raccontato nell’inchiesta “Coltivare monnezza”, sul ciclo dei rifiuti in Puglia
Cinque posti di lavoro, per chi ha la fortuna di essere il titolare di una “grande impresa” impegnata in “programmi d’investimento” in Puglia, possono valere quasi 20 milioni di euro. Specie se ti chiami Francesco Gaetano Caltagirone, e il finanziamento a fondo perduto è pubblico, garantito dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale, nell’ambito del programma operativo 2007-2013.
Le risorse, per la precisione 19.334.852,51 euro, sono destinate alla ditta Cementir Italia srl, per l’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”.
Si tratta del progetto che trasformerà il cementificio in un co-inceneritore, dove verrà smaltito parte del combustibile da rifiuti (Cdr) prodotto nel territorio della Regione Puglia, come descritto nell’inchiesta “Coltivare monnezza” che abbiamo pubblicato sul numero di dicembre 2011 di Altreconomia. Un intervento che, secondo l’azienda, quotata in Borsa e controllata dalla famiglia Caltagirone, comporterà una spesa di 145.030.000 euro, la maggior parte dei quali (oltre 100 milioni di euro, pari al 69% del budget totale) destinati all’acquisto di “attrezzatura, macchine, e impianti” .
La notizia del finanziamento in realtà non è inedita: la riporta un’agenzia Ansa dell’aprile scorso, spiegando che Francesco Caltagirone junior, presidente della società, durante l’assemblea della società ha informato gli azionisti che la società aveva “ottenuto il finanziamento a fondo perduto dalla Regione Puglia”. Ritorna anche nella parte descrittiva del bilancio 2010 di Cementir, accanto al finanziamento concesso per lo stesso intervento dalla Banca europea d’investimenti, per 90 milioni di euro.
A far notizia, invece, sono i numeri contenuti nel documento che Altreconomia ha letto ed è in grado di pubblicare in esclusiva, ovvero la “Relazione istruttoria” firmata il 28 luglio 2010 da Giuseppe Scarola, valutatore di Puglia Sviluppo spa (la ex Sviluppo Italia Puglia spa), una società controllata dalla Regione Puglia cui la stessa ha affidato il compito di “organismo intermediario per l’attuazione, tra gli altri, del regime di aiuti denominato ‘Aiuti ai programmi d’investimento promossi da Grandi Imprese da concedere attraverso Contratti di Programma Regionali’”.
La valutazione, frutto di un iter avviato nell’ottobre del 2009, con l’iscrizione del progetto al protocollo regionale, è positiva per i criteri di selezione denominati “1”, “2”, “3”, “4” e “5”, ed è alla base della successiva deliberazione “di ammissibilità della proposta alla fase di presentazione del progetto definitivo”, la n. 1843 del 6 agosto 2010 della Giunta regionale pugliese, e firmata dal presidente della Giunta, Nichi Vendola.
Riportiamo per intero il paragrafo relativo al “Criterio di selezione 5, analisi delle ricadute occupazionali”, la cui valutazione si chiude con esito positivo: “Relativamente al nuovo stabilimento di Taranto l’azienda ritiene di poter mantenere ed eventualmente incrementare l’indotto relativo ai servizi di trasporto. Relativamente all’impatto occupazione diretto dell’iniziativa proposta, […] l’azienda ha indicato, a correzione di quanto inizialmente affermato alla data di presentazione della domanda, un incremento nell’anno a regime pari a 5,2 ULA”, unità lavorative annuali, cioè il numero di dipendenti occupati mediamente a tempo pieno durante un anno. Significa che Cementir, che tra l’ottobre del 2008 e il settembre del 2009 ha occupato in media a Taranto 122,8 persone, darà lavoro a 128 nel 2013, quando il nuovo impianto dovrebbe entrare a regime. Davvero un “grande progetto”, per un’impresa che ha una capacità installata di 4,1 milioni di tonnellate di cemento in 4 impianti, tra Piemonte, Umbria, Campania e Puglia. Cinque posti di lavoro, buttali via.
Se il nome di Cementir non compare oggi nell’elenco dei beneficiari dei fondi PO FESR 2007-2013 della Regione Puglia, ci spiegano dall’ufficio della vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Regione, è perché i fondi verranno erogati dopo il collaudo dell’impianto, e dopo aver verificato che l’investimento si è realizzato secondo quanto progettato. A quel punto avremo la certezza che, almeno in parte, mulino, forno, recuperatore termico, precalcinatore, griglia di raffreddamento del clinker, deposito del clinker, impianto di macinazione del cemento, impianti di stoccaggio e trasporto materiali e di depolverazione dei gas di processo sono (in parte) dei contribuenti europei.
di Luca Martinelli, tratta da “Le conseguenze del cemento”