Stanno per partire i lavori per il Porto turistico di Cecina.
Anche solo da una ricognizione dell’area recintata, l’impatto ambientale in quel che resta della parte cecinese della Costiera degli Etruschi sembra devastante.
Uno dei posti più belli della costa – la foce del Cecina, con la pineta retrostante – verrà distrutto e cementificato, per accogliere, a fronte dei 600 già esistenti, ancora circa mille posti barca.
Cecina sarà l’enorme parcheggio dei parvenus col bidé marino che vanno alle isole: la sua costa ne subirà una devastazione ben superiore alla metratura già gigantesca del progetto, riducendosi lo specchio antistante a un continuo andirivieni di motoscafi, e il mare dei dintorni a una vasca di lavaggio delle latrine e delle stive di quella massa di natanti. E parlano di sviluppo turistico. Sì, quello di un immenso garage a cielo aperto.
La popolazione è stata consultata, mi dicono, soltanto 24 anni fa. Era un altro mondo. Poi, tutto il resto è stato deciso dai privati che finanziano il progetto e dai politici locali. Un patrimonio nazionale fra i pochi che, nonostante assalti violenti che durano dai tempi dell’installazione della Solvay, era in quel luogo riuscito a resistere almeno in parte alla dissipazione del paesaggio. Le facilitazioni alla speculazione edilizia e alla privatizzazione-sfruttamento di risorse pubbliche contenute nella nuova finanziaria (cf. articolo di Salvatore Settis, “La Repubblica,5 luglio 2011) completeranno lo scempio.
Non riesco a trovare una voce – sul web o altrove – che denunci, dopo la devastazione già avvenuta in questa zona dell’autostrada spacca-Maremma, quella che si va a perpetrare sul mare.
Due profonde ferite che stanno sfigurando e irreversibilmente degradando il paesaggio che ha nutrito alcune delle più alte manifestazioni dell’arte italiana. Una delle risorse materiali e spirituali della nostra vita, della vita di ciascuno. Uno dei luoghi cantati in tutto il mondo. E da noi stuprati, e poi distrutti nell’anodina uniformità del volgare.
All’insegna del motto di Bisignani: “Mangia tutto quello che puoi mangiare”.
Roberta De Monticelli
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Vedi anche: Italia Nostra sul sul progetto di porto turistico di Cecina
Vorrei pacatamente, serenamente rispondere a Ruggero De Ceglie.
Credo anzitutto che Bisignani col San Raffaele c’entri poco. Non ricordo il suo motto, ma non c’è dubbio che il San Raffaele (Ospedale) è stato a lungo una cellula nel cancro italiano. L’università, dove io insegno e dove fui chiamata da Massimo Cacciari nel 2003 (insegnavo allora all’università di Ginevra)non è stata tuttavia indagata in nessun momento, essendo amministrativamente indipendente. Questo non mi ha impedito, ogni volta che è stato doveroso, di prendere pubblicamente posizione contro pronunciamenti o azioni dell’allora rettore don Verzé o di altri dirigenti, come può controllare risalendo nei post del nostro http://www.phenomeniologylab.eu/ – che ha riportato puntualmente le mie prese di posizione pubbliche uscite sulla stampa nazionale. Le ricordo inoltre che essendo l’università del San Raffaele non statale ma pubblica e facente parte del sistema universitario nazionale, gli stipendi dei docenti strutturati sono pagati dallo Stato italiano, come attesta la circostanza che la mia cassa pensionistica è l’Impdap.
Una cellula nel cancro italiano vuol dire: immerso in quello stesso sistema di corruzione e prepotenza, lobbismi e consorterie, mafie e servitù obbediente, ovvero gaglioffa e muta partecipazione ai vantaggi garantita a chi acconsente o tace di fronte alle violazioni delle regole, penali civili o morali. Una cellula del cancro italiano vuol dire: di una malattia che sta uccidendo l’organismo della nostra patria, a meno che una voce, due voci…. mille, mille e mille voci si levino a denunciare, scoperchiare, sbugiardare queste ignobili reti di connivenze e vantaggi irriferibili, che distruggono ciò che abbiamo di meglio, e che era di tutti. Nel caso del San Raffaele: l’eccellenza scientifica e pedagogica, un raro modello di coniugazione di scienza e umanesimo, all’avanguardia in Italia e in Europa. Nel caso della costa etrusca e della Val di Cecina: la bellezza. Alcuni degli ultimi scampoli di una bellezza struggente e più preziosa dell’oro e del petrolio, che avrebbe potuto assicurare un presente dignitoso ai giovani e un futuro ai figli. Che l’infinita tristezza di tutti coloro che hanno amato quel pezzo della nostra terra, sottoposto oggi – con le parole di un ingegnere di Italia nostra, a “una bomba ambientale e a uno stupro paesaggistico”, ridondi sul menefreghismo e la brutale cecità, culturale economica estetica e morale, di coloro che se ne sono resi responsabili. Che scavi amara come l’acqua bituminosa che cola dai bidé marini, pesante come le infinite tonnellate di cemento che già stanno colando su quella costa, nel cuore non degli “azionisti di Cecina”, ma degli amministratori e governatori che hanno svenduto a modeste libidini addirittura la foce di un fiume, patrimonio dunque non solo toscano e italiano ma del mondo intero. Ammesso e non concesso che un cuore ce l’abbiano.
E questo, sigor Di Ceglie, è il massimo di serenità e pacatezza che riesco a conservare nel provare a risponderle.
Cordialmente,
Roberta De Monticelli
Carissimi ambientalisti-integralisti, voi credete ciecamente alle parole della de monticelli, ma evidentemente non siete abbastanza iformati sui fatti.
Intanto i posti non saranno 1600 come si capisce dall’articolo ma saranno circa 800, tutti nella nuova darsena; ciò significa che il fiume verrà totalmente liberato dagli ormeggi.
Per quanto riguarda i “parvenus col bidè marino”, ci tengo a precisare che io non faccio parte di tale categoria, inoltre l’intero porto è dedicato prevalentemente alla piccola nautica; la maggior parte dei posti barca sono infatti fra gli 8 ed i 12 metri. Tale nautica è caratterizzata dal fatto di essere “stanziale” (anche in virtù del fatto che la stragrande maggioranza degli azionisti è di Cecina) e garantisce l’utilizzo della struttura durante tutto l’anno. Se poi disgraziatamente ci dovessero essere dei parvenus dotati di bidè…pazienza, l’italia è ancora un paese libero, non posso certo impedirgli di comprarsi un posto barca.
Prima di gridare allo scempio ed alla catastrofe fidandosi esclusivamente della testa altrui, vi invito a documentarvi dettagliatamente sull’opera in questione.
A proposito di bisignani: mi risulta (magari sono poco informato) che la de monticelli percepisca il suo stipendio dal san raffaele di milano, istituzione che ha fatto del motto di bisignani il suo credo…
penso che viene distrutto un altro pezzo di spiaggia libera alla foce del cecina dove andavamo ancora al mare nel mese di agosto senza spendere nulla e senza stare appiccicati come sardine.Evidentemente ci sono dietro gli interessi dei gestori dei bagni che hanno interesse a far si che le spiagge libere diventino sempre meno e gli amministratori e i soliti ricchi che cercano in tutti i modi di attirare la gente piena di soldi a scapito dei comuni mortali fregandosene se il mare li intorno diventa una pattumiera in cui i ricchi dai loro panfili rovesciano quello che vogliono.Vergogna delle vergogneììììììììì
Le scrivo a nome della redazione: nessuno su questo sito è pagato per scrivere articoli!!!
parliamo tutti i giorni di salari, di garanzie lavorative, di precarietà, però dovremmo deciderci se accettare di tenerci la nostra bella italia integra ma con un paese senza lavoro, oppure consentire che si creino nuovi posti di lavoro, ma VIGILANDO che i soliti furbi non se approfittino.
é l’ennesimo mega porto della costa toscana… a costi esorbitanti e mega impatto ambientale!! e hanno voglia a fare dighe foranee a Cecina col tempo brutto non si entra e non si entrarà mai agevolmente!!!!
penso che sia uno scempio ma ancora più grande è il dispiacere nel vedere che nessun tipo di mezzo di informazione ne dà notizia, anche il lavoro del giornalista è condizionato dall’audience?