Agrate Brianza (MB) come tante altre zone della Lombardia, rischia di avere una nuova autostrada, la terza nel suo territorio: la Tangenziale Est Esterna di Milano (TEM). Nuove autostrade che nascono con tanti dubbi economici ed una certezza: devasteranno il territorio direttamente con il loro tracciato ed indirettamente con l’urbanizzazione delle aree limitrofe. Opere che non risolveranno il problema del traffico, come farebbe invece un investimento concreto sul trasporto collettivo. Con inoltre il pericolo illegalità in agguato, i cittadini e le associazioni non smettono di manifestare il proprio dissenso.
Agrate Brianza e la nuova autostrada
Da uno dei pochi spazi verdi che costeggiano l’autostrada A4 ad Agrate Brianza (MB) avrà origine, secondo il progetto, la nuova Tangenziale Est Esterna di Milano (TEM), una delle tante grandi opere inutili e devastanti, che in Lombardia vuol dire principalmente autostrade. In pieno Parco del Molgora, a poca distanza da vivai e da una cascina, il nuovo nastro di asfalto scorrerà verso sud: nella pianura un tempo attraversata da fiumi d’acqua, nascerà un nuovo canale d’auto, impattante ed inquinante. Vicino ai fiumi nascevano le città, vicino alle autostrade si sparge cemento: capannoni, cave, cantieri, bitumifici, stazioni di ricovero automezzi. Le aree agricole saranno sconvolte e irrimediabilmente sfregiate: puntare al rilancio dell’agricoltura, la produzione locale a filiera corta e biologica è la soluzione per il futuro che però, in questa inarrestabile diminuzione di spazio vitale, trova un ostacolo insormontabile alla sua realizzazione.
Agrate Brianza diventerà ancor di più città di svincoli e caselli: dopo la storica A4, emblema del dannoso abbinamento infrastruttura stradale ed edificazione intensa delle aree limitrofe, e la più recente ma consolidata Tangenziale est, ecco un altro incrocio di strade. Inizialmente il progetto mirava a creare un vero e proprio triangolo tra queste 3 autostrade chiudendo Agrate in una morsa. Attualmente è previsto “solo” lo svincolo di raccordo tra A4 e nuova TEM. La nuova autostrada doveva portare con se lo spostamento del casello autostradale sulla A4 e il prolungamento della linea MM2 ad Agrate e Vimercate: quest’opera compensativa rimane però un miraggio. Il collegamento autostradale di 32 chilometri, che si chiude a Melegnano, collegando l’A4 con l’A1, avrà inoltre a Melzo l’innesto di un’altra grande arteria in fase di realizzazione la Bre.Be.Mi. (Brescia, Bergamo, Milano), di recente al centro delle cronache giudiziarie: i forti interessi su questo tipo di opere sono un altro gravissimo problema.
I lavori ed il finanziamento dell’opera
Le ultime notizie sull’avvio dei lavori, affidati al Consorzio Cct, guidato da Impregilo, società specialista di grandi opere ma anche di scandali come quello dell’ospedale dell’Aquila, dicono che l’opera ha ricevuto un brusco stop dalla Corte dei Conti: l’atto di approvazione del progetto, la delibera del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) dello scorso Agosto presenta vizi di forma e sostanza. Il progetto esecutivo e il conseguente inizio dei lavori si sposta, fortunatamente, ma non sembra essere il colpo di grazia sperato dai comitati che si battono contro questa opera inutile.
Potrebbe anche succedere che il mostro si autodistrugga: i ritardi nell’inizio lavori e negli espropri, evidenziano l’incertezza economica dell’opera, presentata con il trucco magico dell’autofinanziamento. In realtà serve più di un miliardo di euro, che al momento mancano, nonostante l’affidamento del project financing a ” Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo” del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questa banca sostiene economicamente anche altri progetti in corso come Pedemontana, l’altra autostrada che spaccherà il Vimercatese e la già citata Bre.Be.Mi. Quindi ufficialmente è l’iter di approvazione del progetto definitivo che sta rallentando l’opera, ma l’esame della situazione finanziaria è in realtà fondamentale.
False soluzioni e motivata opposizione
Le nuove autostrade in progetto non risolvono il problema del traffico, non si integrano nel contesto che attraversano ma devastano il territorio e inquinano, nonostante la presentazione come opere dalla grande sensibilità ambientale. Il sito internet di presentazione del progetto della TEM, sottolinea che i veicoli saranno sottratti agli attuali incolonnamenti rappresentano un importante risparmio in termini di carburante ed emissioni. Si tratta però di una semplice ricollocazione del traffico: gli incolonnamenti potrebbero quindi spostarsi nei punti dove queste nuove opere terminano, scaricando il problema sulla viabilità ordinaria.
Siamo sempre di fronte al solito errore: cercare la soluzione tra le stesse cause che generano il problema. Un errore strategico: perché concentrarsi sul trasporto privato e non sullo sviluppo del trasporto collettivo delle persone e sul trasporto delle merci su rotaia? Costruendo nuove strade gli autoveicoli, soprattutto i mezzi pesanti causa principale di congestione, non saranno numericamente ridotti, anzi saranno addirittura incentivati: c’è un pedaggio da pagare quindi è tutto interesse di costruisce e gestirà l’opera massimizzare questo obiettivo.
Per i cittadini queste opere si rivelano come decisioni imposte dall’alto per cui un no motivato non è un pregiudizio, anche perché a pagare il prezzo in termini di impatto ambientale saremo tutti. Associazioni come Legambiente e comitati, tra cui il Coordinamento NO TEM, continuano a manifestare il dissenso a queste scelte. Il 6 febbraio scorso è stato organizzato un presidio davanti alla sede di Assolombarda, dove era in corso la Mobility Conference, slogan, striscioni e la distribuzione di un appello rivolto a Ministri, Presidente di Regione e presidenti di Provincie, per cercare di far capire ancora una volta quali sono le scelte più opportune in tema di infrastrutture e mobilità. Nella vicina Svizzera, contrariamente a quanto si fa qui, si punta chiaramente verso il trasporto su rotaia di persone e merci.
Ancor più disperato è il messaggio di allarme sul futuro dell’agricoltura nella nostra regione, che potrebbe essere definitivamente sotterrata dall’asfalto delle nuove strade e dall’edificazione selvaggia che le accompagna.
Luca D’Achille
Spero di tutto cuore che questa ed altre opere, dalla Pedemontana alla BreBemi, dalla Mantova-Cremona alla Broni-Mortara alle varie superstrade attorno a Como e Varese, non venga mai completata, anzi neppure iniziata, ma di sicuro per questo bisognerà combattere uniti
Se c’è da tifare la crisi purchè queste opere non vengano fatte allora “forza crisi”, picchia più forte che puoi! Quello che gli amministratori e i poteri forti non capiscono è che siamo a una svolta della storia, e non ha senso insistere su un modello di sviluppo ancora basato sul petrolio e sulle auto, quando fra al massimo 20 anni se non prima (basta che l’Iran chiuda i rubinetti come sta già minacciando di fare) tutto sarà fermo. Bisogna pensare al futuro, non al passato, ed il futuro è racchiuso in tre parole: terra, ambiente, agricoltura
fermatela!!!