Ho molto apprezzato il fascicolo di ITALIA NOSTRA dedicato alle grandi opere e intervengo per richiamare l’attenzione su un aspetto che ritengo importante e cioè l’uso di risorse pubbliche a sostegno di interessi privati.
Il quadro degli interventi in progetto nel Tigullio è impressionante.
Il Tunnel Rapallo-Valfontanabuona
Cominciamo con il Tunnel Rapallo-Valfontanabuona. I costi del solo tunnel Rapallo-Valfontanabuona ammontano a 260 milioni e oggi si parla di un possibile finanziamento regionale di un milione per la progettazione ed altri 26 per l’intervento, ma con un tunnel a due canne (come richiede la normativa attuale dopo la tragedia del monte Bianco), però, i costi tendono a raddoppiare. Uno studio del Politecnico di Milano, poi, chiarisce che tra la Valfontanabuona (con alti valori paesistici, ma modesta industrializzazione) e Rapallo non è motivato un investimento così rilevante per un collegamento autostradale. Basti ricordare che il tunnel di collegamento Valfontanabuona-Genova realizzato da un privato negli anni ‘70 è stato un fallimento per le proteste contro un pedaggio ritenuto insostenibile!
La Gronda di Levante e la superstrada Chiavari-Carasco
C’è poi la cosiddetta Gronda di Levante: un’autostrada a sei corsie nel fondo-valle di grave impatto ambientale. C’è infine la superstrada Chiavari-Carasco e il secondo svincolo autostradale per il collegamento con il porto di Lavagna.E’ evidente che ognuna di queste opere modificherebbe le previsioni sulla mobilità! Purtroppo non c’è una pianificazione d’insieme né una valutazione di impatto ambientale adeguata. I cittadini non decidono nulla e non partecipano ovviamente ai processi decisionali e neppure sono informati delle scelte urbanistiche che modificano profondamente il territorio, le città e il paesaggio.
Oggi le decisioni vengono prese da grandi poteri economici e immobiliari che dispongono del territorio come fosse un area indifferenziata e modificabile a piacimento e non una terra viva di storia, come lo sono certamente un centro urbano o rurale, un bosco, un sentiero di antico impianto, una sorgente etc.
Oltretutto viene ampiamente sottovalutato il rischio ambientale di tunnel e viadotti, così come l’alterazione del corso dei fiumi e del profilo della costa.
L’area di colmata alla foce del fiume Entella
Abbiamo poi l’area di colmata alla foce del fiume Entella, forse per sistemare i detriti delle grandi opere e in particolare del tunnel con Rapallo: un’opera assurda, che altera il deflusso delle acque e distrugge l’Oasi faunistica, tra le più importanti per l’avifauna migratoria.
Per la regimazione del fiume Entella il documento chiave è lo “Schema di intesa tra la Regione Liguria, la Provincia di Genova e i comuni di Carasco, Chiavari, Cogorno e Lavagna per l’attuazione del progetto integrato di riqualificazione urbana relativo alla regimazione del fiume Entella e riorganizzazione del sistema viario infrastrutturale dell’intera area con connessione alle vallate”.
Un progetto ambizioso, indubbiamente una grande opera, che come tale fa parlare per gli interessi in gioco. Le finalità, nero su bianco, sono chiare: «La presente intesa ha lo scopo di definire gli accordi e la condivisione di intenti (…) propedeutici alla predisposizione e attuazione di un quadro progettuale unitario che traguardi l’obiettivo di realizzare un assetto definitivo della piana dell’Entella, fruibile e ambientalmente compatibile». Un concetto chiaro, che se interpretato in chiave storica potrebbe però riservare sorprese. E’ noto a tutti che i Comuni di Lavagna e Cogorno, tra i sottoscrittori dell’intesa datata 16 marzo 2009, abbiano mire sulla piana dell’Entella. Ma attualmente il Piano di Bacino non consente la fruibilità di quelle aree, ritenute esondabili. Nessuno, ad oggi, può costruire lungo l’Entella un solo metro cubo. Una lunga striscia di terreno destinato per ora ad orti e serre, in grado tuttavia di stimolare gli appetiti delle imprese edili.
Niente cemento, dunque… a meno che, e qui casca l’asino, non si provveda ad un’adeguata revisione delle difese spondali dell’Entella. A quel punto, se dovesse cambiare l’indice in funzione di interventi ritenuti idonei a porre in sicurezza l’Entella dalle piene calcolate su base secolare, quella lingua di terreno potrebbe essere dichiarata edificabile. D’altronde è lo stesso schema recentemente approvato da Regione, Provincia e Comuni a chiarire la questione. Nella premessa si legge che «il piano di bacino per il rischio idrogeologico dell’Ambito 16 individua una fascia di territori esposti ad un’elevata criticità idraulica che si concretizza in fenomeni di inondazione per portate del fiume Entella con tempi di ritorno cinquantennale, duecentennale e cinquecentennale con connessi significativi tiranti d’acqua sul piano di campagna». «i territori esposti al rischio di inondazione ricadono, per quanto riguarda il tratto nell’ambito dei Comuni di Carasco, Chiavari, Cogorno, Lavagna, e rappresentano, dal punto di vista territoriale, una risorsa significativa in termini di futuri sviluppi in rapporto alla possibilità di instaurare propulsive dinamiche nel settore delle attività economiche e della fruibilità del territorio».
Ne discende che l’opera riguarderebbe la messa in sicurezza dell’Entella, il prolungamento di viale Kasman e la conseguente possibilità, ancorchè non dichiarata, di liberare aree edificabili lungo la piana che dalla foce giunge, su entrambe le sponde, al Comune di Carasco. Potrebbe essere questa la chiave di lettura di un’intesa raggiunta a sorpresa, dopo anni di polemiche e ripicche tra i soggetti contraenti l’accordo.
Nel Tigullio, infine, non si può dimenticare la battaglia ambientalista degli anni ’60 contro la rapallizzazione, battaglia in larga misura perduta, come è noto, con conseguenze devastanti: se l’alluvione che ha colpito le Cinque Terre si fosse verificata a Rapallo nei quartieri di Laggiaro e via Betti sarebbe stata una catastrofe, ma ormai è tardi per parlare di prevenzione; lo stesso si potrebbe dire di Genova e della edificazione dissennata lungo il Bisagno e il Polcevera: chiare le responsabilità culturali e politiche.
Rino Vaccaro
Italia Nostra Tigullio
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Di seguito la storia di quanto è successo al Mugello…
Quei torrenti inghiottiti dagli scavi della Tav
Viaggio nel Mugello dove il sistema idrico è stato distrutto e le falde sono precipitate di centinaia di metri. Dove un tempo proliferavano trote, gamberi e vegetazione protetta ora ci sono solo profondi canyon (di PAOLO RUMIZ)
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/ambiente/tav-torrenti/tav-torrenti/tav-torrenti.html?rss