È stata aperta a Carnevale, e la scadenza è parsa la più adatta per questo scherzo di autostrada.
Il tratto inaugurato lo scorso martedì grasso (circa 15 km) completa il collegamento di Cuneo con la rete autostradale immettendosi sulla A6 (TO-SV).
I primi quindici giorni di funzionamento fanno già presagire che sarà ben poco utilizzata, anche se è per metà gratuita. E lo sarà ancora di più quando (fra un paio di anni) sarà aperto il casello di Tagliata sulla A6, che potrà essere raggiunto da Cuneo quasi completamente in superstrada, con un percorso più corto di dieci chilometri, e del tutto gratuito.
Il tracciato aperto al traffico corre lungo l’alveo del fiume Stura, in gran parte all’interno di un parco fluviale. Il bilancio? Una spesa di trecento milioni per questi dieci chilometri, un ambiente naturale stravolto per aver un’autostrada destinata a restare senza clienti.
Dovendo collegare Cuneo con Alba (e di lì con Asti), la soluzione logica sarebbe stata quella di un percorso diretto che da Cuneo puntasse ad Alba. Negli anni Ottanta gli amministratori locali pensavano a una superstrada, più che sufficiente a sostenere il traffico su quella direttrice. Avrebbe dovuta costruirla l’Anas, ma si cominciò a dire che non c’erano i soldi, e se si aspettava lo Stato chissà quando sarebbe stata terminata, magari nel 2010! Occorreva cercare altre soluzioni. Cominciò allora prendere corpo l’idea dell’autostrada, che «si sarebbe pagata con i pedaggi». Si trovò anche un privato, che, guarda un po’, sarebbe stato interessato: Marcellino Gavio, che allora già aveva in mano la Torino-Piacenza.
Era allora sul tappeto un’ipotesi di grande opera oggi tramontata, coltivata per decenni in quel di Cuneo: il collegamento Cuneo-Nizza. Era stata costituita addirittura una apposita società a capitale prevalentemente pubblico, la Sitraci (Società traforo del Ciriegia) per progettare e cercare i finanziamenti a quel progetto.
L’ipotesi Ciriegia era stata abbandonata e sostituita dal Mercantour, un po’ più a Nord. Di lì sarebbe passata – secondo le intenzioni – una via di grande comunicazione, destinata a raccogliere un traffico che allora si immaginava in continua crescita. Non poteva fermarsi a Cuneo: avrebbe dovuto continuare verso Est, fino ad innestarsi sulle direttrici Torino Genova e Milano Genova, in un punto individuato a Predosa, vicino a Novi Ligure.
L’idea del Mercantour rimase sul tavolo a lungo (ne restano ancora tracce nella programmazione regionale), ma il prolungamento verso Predosa trovò una forte e diffusa contrarietà. Come subito fecero notare gli ambientalisti, avrebbe rovinato un territorio di una bellezza unica, quello dalle Langhe, oggi candidato al riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
La Nizza-Novi Ligure era un sogno difficilmente realizzabile, tuttavia Gavio trovò il modo per incominciare a costruirne un tassello. Si offerse di progettare, costruire e gestire l’autostrada Cuneo-Asti, seguendo non il percorso ragionevole verso Nord-Est, ma quello della cosiddetta «Z rovesciata». Un curioso tracciato che puntava decisamente a ovest per i primi 30 chilometri, poi svoltava a nord sulla già esistente Torino-Savona per un’altra trentina e infine ne usciva andando a est per 57 chilometri fino ad Asti. Senza alcuna gara ebbe la concessione ottenendo anche un consistente prolungamento della concessione sulla Torino Piacenza.
Nel 2000 l’allora ministro Nerio Nesi revocò quella concessione «casalinga» e predispose una gara dando avvio all’inizio dei lavori affidati all’Anas. La gara si concluse con l’aggiudicazione… al gruppo Gavio, che avrebbe costruito l’opera con le proprie aziende e l’avrebbe successivamente gestita con una società appositamente costituita nel 2006, con una quota minoritaria all’Anas.
solo ad una città “surgelata e tranquilla” come Cuneo si poteva rifilare una simile patacca. Da “un parco con dentro la città” a “un Parco con dentro una autostrada” e, se non ci diamo una mossa, “con dentro anche i cacciatori”.
Abito a Lastra a Signa. Abbiamo anche noi un parco fluviale. E’ prevista una bretella tra questo comune e il comune di Signa. Passerebbe nel nostro parco ed in quello dei Renai. Nella zona agricola di “Stagno”, è previsto uno svincolo devastante, così come questa autostrada. La Regione Toscana ha anticipato per questa opera alla SIT, la società che doveva dar corso ai lavori 29 milioni di euro, che sono spariti nel nulla e per cui la Procura della Repubblica ha aperto una inchiesta, dove risulta indagato anche l’ex assessore regionale alle infrastrutture della Regione Toscana Riccardo Conti, che ricopre anche il ruolo di responsabile alle infrastrutture del Pd nazionale e socio di partecipazione nella F2i società che si occupa di creare infrastrutture. Attualmente è tutto fermo. Abbiamo concluso recentemente un processo di partecipazione denominato Una Città due Comuni, in base alla l.r. 69/2007, dove è emerso che i cittadini non vogliono questa bretella autostradale, preso anche atto che tutti coloro che vanno a Prato adesso hanno un traffico scorrevole con la terza corsia autostradale A1 e fra breve anche l’autostrada Firenze Mare avrà pure la terza corsia.
L’autostrada Bretella Lastra a Signa Prato era stato progettata per collegare il porto di Livorno con la zona industriale del Pratese, quindi con una soluzione minima del traffico locale tra Signa e Lastra a Signa. Oggi nei macrolotti creati nel pratese, troviamo aziende colpite da questa forte crisi e molte di esse vertono in stato fallimentare, solo le aziende cinesi, qui abitano e lavorano in maniera continua. I cittadini durante il percorso partecipativo chiedono maggiori attenzioni al territorio, già molto devastato da infrastrutture (siamo nella Piana Fiorentina, dove fra breve verrà fatto un inceneritore accanto all’ampliamento dell’Aereoporto con la pista parallela) e chiedono alle amministrazioni comunali di sviluppare l’ipotesi di un’opera, meno devastante ed impattante e riconducibile ad un tunnel che colleghi Signa con Lastra, ovviamente dopo un attento studio di fattibilità, in modo tale che si possa risolvere il problema viario tra le due comunità. Ovviamente avviando anche la progettazione di piste ciclabili, mobilità dolce e sostenibile, anche con un progetto che Legambiente ha rispolverato recentemente dal proprio cassetto e cioè dei collegamenti metro-ferro-tramviario nella Piana Fiorentina, collegando tutti i Comuni facenti parte del contesto.
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