Nessuna nuova trasformazione scegliendo insieme alla cittadinanza di non essere schiavi dell’urbanizzazione. Questo è l’approccio del Piano di Governo del territorio di Ronco Briantino (MB) approvato definitivamente da ormai 2 anni. Scelte oculate in termini economici ed ambientali, ricorrendo a comportamenti virtuosi. Obiettivi concreti fondati sulla tutela di una preziosa risorsa, il territorio, protetto “a lungo termine” con l’adesione ad un parco.
UN PGT CHE NON PREVEDE ULTERIORE CONSUMO DI SUOLO è il titolo del testo con cui il Sindaco di Ronco Briantino (MB), Francesco Colombo, presenta il Piano: una frase semplice che nasconde un risultato importante e, purtroppo, raro. Dal Vimercatese e dalla Brianza fortunatamente non arrivano solo storie di cemento ma anche qualche esempio virtuoso che merita di essere citato.
Cosa si è fatto?
Già il precedente Piano Regolatore Generale (PRG) del 2004 mirava a limitare la crescita del territorio urbanizzato “favorendo il riempimento delle porosità interne alle zone già costruite e riducendo al minimo il ricorso a ulteriore consumo di suolo”. Questo piano prevedeva quindi ambiti di trasformazione di aree agricole che, al momento della discussione del Piano di Governo del Territorio (PGT), non si sono del tutto concretizzate. La completa realizzazione del PRG prevedeva un grado di urbanizzazione del 42%, condizione comunque invidiabile rispetto altre zone della Brianza che va ben oltre il 70%.
Spesso i nuovi PGT aggiungono ai diritti acquisiti con i precedenti piani altre trasformazioni oggetto di richieste di cittadini o costruttori. A Ronco questo non è successo. Semplice ma fondamentale è la scelta di confermare gli obiettivi di sviluppo senza ulteriori trasformazioni, puntando al miglioramento e alla conservazione territoriale.
Come si è fatto?
Elemento essenziale la partecipazione, il confronto e la condivisione con la cittadinanza delle decisioni prese: un percorso quasi sempre complesso e dispendioso di energie ma di fondamentale importanza per un risultato di qualità. A questo si aggiunge la consapevolezza del valore intrinseco del territorio e dell’importanza della “cintura” verde che circonda l’abitato. Stiamo parlando di campi coltivati e aree boschive ancora presenti, tracce di natura ed ultimi residui di quel sistema paesaggistico dei nuclei storici, oggi cancellato dall’urbanizzazione continua e diffusa che ha fatto perdere definizione ed identità ai centri abitati.
L’osservazione che gli scettici fanno in questi casi è sempre la stessa: per un piccolo comune è più facile operare in tal senso. Ma il difficile è far sì che: “l’aspetto economico, pur importante e indispensabile, non condizioni l’impostazione strategica del Piano”. La necessità di realizzare opere pubbliche e l’obiettivo del pareggio delle voci correnti di bilancio non devono essere le priorità.
Il rischio è quello di cadere nel circolo vizioso delle concessioni edilizie in cambio di nuove opere pubbliche. Un esempio lampante è l’ancora incompiuta biblioteca del vicino Comune di Bernareggio, ottenuta sacrificando molto territorio occupato da nuove abitazioni e fabbriche. A questo Ronco ha preferito “metter in campo per tempo modelli di sviluppo consapevoli e capaci di impostare e mantenere un giusto rapporto tra attività antropiche e ambiente al fine di garantire il mantenimento di equilibri fondamentali per una buona qualità dell’abitare”. Questo modo di procedere non è certo appariscente come inaugurare una grande opera, ma ha una complessità ed un’importanza ben più considerevoli.
Sostenibilità economica ed ambientale
Con questi principi non si realizza un PGT che preclude la crescita e lo sviluppo del paese. E’ stata fatta un’attenta lettura dell’andamento demografico, dei servizi esistenti e dei bisogni, ma soprattutto “una programmazione dei futuri impegni economici in ambito pubblico, a fronte dei tanti bisogni per i quali, oggi più che mai, si impone un’ attenta valutazione in termini di priorità”. Occorre quindi non cedere “alla tentazione di ulteriori trasformazioni non supportate da reali bisogni immediati” ma applicare un concetto semplice e per questo ingiustamente denigrato: la sobrietà. Occorre non lasciarsi trasportare dalla megalomania perché non tutti i comuni devono avere una piscina più bella e più grande del vicino, ma anzi cercare la condivisione. Alcuni servizi possono essere soddisfatti “con l’utilizzo di strutture presenti nell’area vasta di riferimento”. Un esempio: la piattaforma ecologica per la raccolta dei rifiuti che Ronco gestisce insieme al Comune di Carnate.
Altro esempio di oculata sostenibilità ambientale è l’obiettivo esplicitamente dichiarato di alleggerire il carico idrico per la rete fognaria comunale, cioè puntare al riutilizzo dell’acqua piovana, ottenendo così meno sprechi, ma soprattutto minor costi per gli ampliamenti della rete.
E’ possibile fare a meno degli oneri di urbanizzazione?
E’ la domanda che il Sindaco si sarà sentito porre tante volte e per questo ha precisato nel testo che: “Il problema non è farne a meno ma farne un uso oculato. Oltre alla necessità di una più attenta valutazione dei bisogni al fine di calibrare risposte adeguate e proporzionate alla reali esigenze, è necessario mettere in campo strategie alternative che riducano la dipendenza del bilancio comunale dagli oneri di urbanizzazione”. Buone pratiche applicate già in altri comuni possono aiutare, ma soprattutto ricercare e saper cogliere l’opportunità di finanziamenti o più spesso i preziosi cofinanziamenti che consentono di coprire almeno parte dei costi. Tante opere a Ronco sono state fatte sfruttando queste possibilità. Così facendo non si scende a pericolosi compromessi e al tempo stesso non si trascura la manutenzione del patrimonio esistente e la pianificazione di nuove opere pubbliche.
Garanzie a lungo termine con il Parco
“La difesa del territorio non può limitarsi all’approvazione di un PGT che non preveda ulteriore consumo di suolo. Un buon Piano può soltanto congelare la situazione ma non è in grado di offrire garanzie poiché i Piani successivi potrebbero andare nella direzione opposta”. Quindi non è un segnale di resa capire che da soli non si può tutelare pienamente il territorio. Per questo Ronco Briantino ha deciso di inserire la porzione sud-ovest del territorio, una superficie del 10% dell’intera estensione comunale, nel Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) del Molgora.
Una scelta che, nell’immediato, può anche sembrare un sacrificio economico, che va però rivalutato con i risultati che si otterranno in termini di tutela del territorio, costi condivisi e qualità dei servizi offerti da un parco sovracomunale.
Luca D’Achille
bravi!!!!!è quello che vorrei succedesse anche in franciacorta!!!!!!!!