Varese: la Cava Nidoli mette in pericolo il paesaggio e l’acqua

Cava Nidoli, Una scusa per far soldi a danno di tutti.

La Valle della Bevera è considerato il polmone azzurro di Varese, perchè due terzi dell’acqua potabile della città vengono da questa valle. Non è sostituibile da altri bacini idrici in quanto è il bacino idrico piu’ importante di tutta la zona.

Qui dagli anni 50 in avanti, si sono formate delle cave di sabbia ed essendo la zona molto vicina al confine svizzero è diventata la zona di rifornimento di ghiaia e sabbia per la Svizzera, dato che gli svizzeri tengono al loro territorio e hanno chiuso le loro cave, attingendo da noi in Italia, appena al di qua dal confine.

Oggi la regione Lombardia permette alla stessa ditta che 25 anni fa ha commesso scavi abusivi, di riaprire le escavazioni per riparare al danno ambientale che la stessa ditta ha fatto nel ’85 e nel ’86 con la cava abusiva Nidoli-Italinerti.

Da due anni c’è stata una rivolta popolare perchè il buco abusivo di 133.000 metri cubi verrebbe “risanato” togliendo quasi due milioni di metri cubi. In pratica si spianerebbe l’intera montagna sopra le falde acquifere della città di Varese. La scusa è il ripristino ambientale che frutterebbe fior di quattrini alla ditta Italinerti.

Durante la rivolta poopolare la Provincia di Varese ha richiesto a Regione Lombardia lo stralcio della cava Nidoli dal piano cave. Essendo pero’ Nidoli molto vicino all’assessore regionale Cattaneo e al ministro La Russa, in regione Cattaneo muove tutto l’apparato burocratico trovando ogni scusa per non eseguire lo stralcio della cava come chiesto dai comuni dalla Provincia e dai cittadini. Cattaneo stesso, come dice lui ai giornali, chiede ad Arpa una relazione ed Arpa dichiara che non ci sono pericoli per la falda, ma dichiara anche di non essere uscita a verificare i dati ma di aver tenuto buoni solo quelli nel progetto del cavatore stesso.  Aspem, gestore dell’acquedotto di Varese ha invece redatto due relazioni dove si evidenziano i rischi per la falda e l’impossibilità di aprire nuovi pozzi per 10 anni a causa di questa cava.

Insomma ora la giunta regionale su spinta di Cattaneo cerca di frenare la democrazia del territorio, attaccandosi alla relazione di Arpa e abilmente non citando o prendendo in considerazione minimamente le 2 relazioni Aspem. L’interesse economico del singolo, a causa delle sue amicizie con Cattaneo, schiaccia la volontà democratica di tutti di preservare il diritto alla vita, le falde acquifere e l’acqua della collettività.

Ora la parola passa al consiglio Regionale, e si prega tute le sere che il cielo apra loro gli occhi.

La risposta dei cittadini è che comunque loro non si arrendono e la lotta continua:

la cava non riaprirà e l’acqua di Varese non si tocca!!!

Marco Dalla Fiore
Associazione Acquaria per l’ambiente – Varese
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Alcuni link per approfondire il tema

Report:
Striscia:
Televisione Svizzera:
Delibera di stralcio della cava in Provincia di Varese:
Riapertura della cava, rischi per le falde acquifere diretto re dell’acquedotto di Varese: