Emilia Romagna, serve un freno all’asfalto

BOLOGNA

Mettiamo un freno all’asfalto.

E’ con questo messaggio che Legambiente Emilia Romagna, in collaborazione con Slow Food, Wwf e Salviamo il paesaggio ha organizzato a Bologna, sotto i palazzi della Regione, un presidio delle associazioni di tutela contro il dilagante fenomeno della cementificazione del territorio.

Il presidio, cui hanno aderito sigle e associazioni rappresentante da circa 150 persone, mirava in particolare ad una riflessione sulle grandi infrastrutture previste nella Regione: autostrada Cispadana, Bretella autostradale Modena Sassuolo, autostrada Ti-Bre, E55 verso il Veneto, … tutte colate di cemento in nome di un trasporto su gomma che ormai viene considerato obsoleto e intollerabile per il territorio. Persino nelle lunghe premesse del nuovo Prit, il piano dei trasporti che la stessa Regione si prepara a varare. Premesse puntualmente smentite nelle conclusioni, laddove  attenzione e sforzi economici si concentrano proprio sulle autostrade.

La manifestazione si è aperta con un presidio davanti ai cancelli della Rai (a segnalare come su temi così delicati l’informazione tutta non sia sempre approfondita e presente, anzi). Quindi bandiere, sigle, associazioni si sono spostate sotto i grattacieli della Regione, stendendo uno striscione “No al cemento” e affiggendo sulle vetrate dell’assessorato decine di fotografie che raffigurano i territori, i beni paesaggistici e le colture tipiche che verranno spazzate vie dal cemento.

“Chiediamo la salvaguardia delle aree agricole e del verde cittadino, e un serio investimento in progetti che disincentivino concretamente il traffico su gomma… Per uno stop deciso al consumo di suolo, in difesa del paesaggio, dell’agricoltura e delle produzioni tipiche”, hanno detto a vario titolo decine di associazioni provenienti da ogni parte delle Regione, portando ad esempio un piccolo Comune piacentino dove a fronte di una stabilità dei residenti è stato recentemente approvato un piano urbanistico di espansione da milioni di metri quadrati.

L’iniziativa è stata contestuale al “Giorno per la terra 2012” e si è conclusa con un “brindisi augurale per la terra, il paesaggio e le produzioni tipiche”.

Tutti i rappresentanti intervenuti hanno sottolineato la falsità illusoria di uno “sviluppo” portato dall’asfalto, dal momento che grandi somme saranno mobilitate e gestite da una cerchia ristretta di beneficiari (si è parlato anche del rischio  di “infiltrazioni malavitose, tema fortemente di attualità in Emilia Romagna quando si tratta di appalti e di grandi opere) e che per contro il territorio verrà ulteriormente impoverito.

All’iniziativa hanno anche partecipato alcuni consiglieri regionali. “Abbiamo ormai un’auto a testa – ha detto sintetizzando uno di loro – è assurdo continuare a costruire autostrade, perché più di un’auto a testa non potremo certo guidare”. “All’economia serve una manutenzione e un recupero dell’esistente”, hanno aggiunto altri, indicando la strada di un rilancio del lavoro e del ciclo produttivo che sia compatibile con la salvaguardia di un patrimonio “irripetibile” continuamente eroso dall’assenza di ogni lungimiranza.

All’iniziativa hanno aderito tra le altre il Comitato No alla Bretella Campogalliano-Sassuolo, che presenterà un nuovo ricorso al Tar, il Coordinamento Cispadano No autostrada, la Federazione Nazionale Pro Natura, la ReteNoAr, il Comitato Vivi il Fossato, Il Comitato per la tutela di Trecasali, i No People Mover di Bologna. Presente anche una bandiera del movimento No Tav.

 

Un momento del presidio no asfalto a Bologna

Dalla Gazzetta di Modena