TRIVELLE D’ITALIA.
Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri
(Pietro Dommarco, Altreconomia, 2012)
Il libro inchiesta “Trivelle d’Italia” si prefigge l’obiettivo principale di chiarire le ragioni delle 1.000 e più trivellazioni nel cuore del nostro Paese e nei nostri mari. Spiegando perché l’Italia è diventato il Paese dei “buchi”, il paradiso per i petrolieri. Le mani dei petrolieri in Italia sono sporche di greggio, ma libere. Libere di perforare la terra e i fondali marini italiani, con royalties minime e con l’avallo di leggi “tolleranti”, con “percentuali di compensazione ambientale” tra le più basse al mondo: per questo oggi sono centinaia le concessioni per ricercare ed estrarre “l’oro nero”, tra la terraferma e il mare.
In Italia le società cedono solo il 4% dei ricavati per le estrazioni in mare e il 10% per quelle sulla terraferma. Dal 1895 al 2010 sono state 180 le società operanti e 7.110 i pozzi perforati. L’Italia è oggi posizionata, tra i Paesi europei produttori, al quarto posto per produzione petrolifera. Al 31 dicembre 2011 la produzione di greggio si è attestata su 5.283.866 tonnellate di greggio, quasi 40 milioni di barili, l’84% della produzione nazionale di greggio proviene dalla terraferma, il 16% dal mare. La Basilicata è la regione più sfruttata, seguita dalla Sicilia. I numeri e le storie dei tanti “Texas italiani”, dalla Val d’Agri in Basilicata a Sannazzaro de’ Burgondi in Pianura Padana, da Gela e Priolo in Sicilia a Porto Torres in Sardegna e Porto Marghera in Veneto.
Un’economia sporca che ha portato pochi vantaggi al territorio, occupazione limitata e moltissimi lutti tra i lavoratori, oltre a danni gravissimi per l’ambiente. Una delle regioni maggiormente colpite da queste attività estrattive sarebbe la Sicilia; in particolare nella sua parte occidentale, tra le province di Palermo, Trapani ed Agrigento, già colpita nel 1968 dal terribile terremoto del Belice. La ricostruzione, quarantaquattro anni dopo il sisma, non è ancora del tutto ultimata e in questa zona oggi minacciata dalle trivelle non mancano, invece, gli elementi che dovrebbero essere ambientalmente tutelati e protetti. Dalla Riserva naturale integrale Grotta di Entella alla Riserva naturale “Foce del fiume Belice” con dune limitrofe, fino ad arrivare alle produzioni agroalimentari e alla coltivazione degli olivi. Il permesso di ricerca “Masseria Frisella”, perciò, se concesso, con molta probabilità andrebbe ad incidere sulle locali attività economiche e sull’equilibrio di un territorio, inoltre, altamente sismico.
E da non pochi anni vanno avanti le ricerche sul potenziale legame tra terremoti ed estrazioni; a condurle anche Leonardo Seeber, docente alla Columbia University e tra i migliori sismologi al livello mondiale. Egli ha più volte sostenuto che le attività ingegneristiche – e quelle petrolifere lo sono – sarebbero in grado di alterare lo stato meccanico della crosta terrestre, tanto da anticipare un possibile terremoto. La preoccupazione della possibile correlazione tra attività sismica ed attività estrattiva arriva anche dagli Stati Uniti d’America. In Ohio, che nell’ultimo anno è stato interessato da decine di terremoti concentrati in pochissimi mesi, si sta cercando di dimostrare come l’estrazione di gas nel Mid-West con la tecnica del “fracking”, faccia tremare la terra.
In Sicilia il “fracking” non è ancora arrivato, ma le trivelle invece sì. E da tempo. Per questo i cittadini e i comitati locali stanno cercando di mobilitarsi, minacciando di alzare le barricate. Il libro di Pietro Dommarco include la prefazione del geologo e ricercatore del Cnr Mario Tozzi che illustra perché l’economia fossile ha i giorni contati, e l’intervista alla professoressa Maria Rita D’Orsogna con cui si fotografa l’ indentikit delle principali multinazionali petrolifere che lavorano in Italia.
Pietro Dommarco, giornalista freelance specializzato in tematiche ambientali, settore nel quale opera da oltre dieci anni; oggi collabora con il mensile Altreconomia, sul cui portale ufficiale cura anche un blog dal titolo La vita dopo il petrolio.
“Trivelle d’Italia. Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri”, Altreconomia Edizioni
di Pietro Dommarco.
Pagine: 104
Prezzo: 12,00 euro