Dopo Palinuro, con l’ex club Mediterranee, si è scoperto un altro caso di abusivismo clamoroso su una collina sopra Scario, paesino balneare rinomato della costa cilentana, che guarda caso, si è tenuto sempre ai margini del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Si colloca infatti con una stretta fascia nell’area protetta: per scelta interessata, naturalmente.
Al riguardo c’è una notizia buona e una cattiva. Cominciamo dalla cattiva, così ci potremo consolare con la buona. Però ci consoliamo “con l’aglietto” come si dice a Roma, perché la grave ferita all’ambiente rimane insanabile.
Dunque, su questa bella località nel comune di S.Giovanni a Piro denominata Valle di Natale, esisteva una vasta area a vocazione agricola, con olivi vetusti, vigneti, campi coltivati. Circa due anni fa, quando la Guardia di Finanza di Salerno (accompagnata dal WWF), arrivò sul posto, ruspe e pale meccaniche iniziavano lo scasso della collina, che, con vista “mozzafiato”, scende dolcemente sul golfo di Policastro.
Così, una ad una, cominciarono a spuntare villette e ville lussuose, per un valore attuale di 12 milioni. Si parla di ville del costo minimo di 300 mila euro, costruite al posto di fabbricati rurali. Già, perché il comune di S.Giovanni a Piro è sprovvisto di piano urbanistico e le autorizzazioni rilasciate per costruire nella Valle di Natale riguardavano solo manufatti agricoli.
Insomma, dopo un anno di indagini i carabinieri di Sapri il 6 luglio scorso hanno sequestrato 53 ville già finite o in costruzione: un lavoro durato una mattinata intera per apporre i sigilli, con 112 persone indagate tra proprietari, progettisti, direttore dei lavori e imprese di costruzione.
I proprietari sono per lo più napoletani, ma anche di Ravenna, Lucca, Parma e, naturalmente, cilentani. Sono nel mirino degli inquirenti, si dice, anche tecnici comunali e notai, che hanno stipulato i contratti; le indagini riguardano anche la provenienza del denaro utilizzato per costruire, perché, come si è visto, il costo delle ville risulta molto alto.
Il comune, naturalmente, per bocca della sindachessa Maria Stella Gianni, nega ogni addebito e responsabilità. “Se qualcuno pensa – si legge in un comunicato – di poter cavalcare questa situazione per denigrare il nostro operato, sappia che sta per compiere un clamoroso autogol. Nessuna responsabilità può essere addebitata agli uffici comunali, che hanno sempre rilasciato le concessioni nella piena osservanza delle norme […]”.
Tuttavia, un dato certo è che, nel comune di San Giovanni e soprattutto a Scario, la procura di Vallo e i carabinieri continuano a sequestrare colate di cemento selvaggio. Si pensi che lo scorso anno sono state “denunciate duecento persone per abusi edilizi”. Concessioni a norma come afferma il sindaco?
Il pubblico ministero Alfredo Greco, che ha condotto anche le indagini su gli abusi di Palinuro, precisa che quanto scoperto è il frutto di una cattiva gestione del territorio. Non essendoci un piano urbanistico, è possibile largheggiare consentendo interventi illegali.
Sicuramente esiste l’abbandono del territorio agricolo, ma in questo caso si può affermare che si è favorito una grossa speculazione urbanistica, spostando le mire più all’interno del territorio, visto che quello direttamente sulla costa è praticamente finito. La pubblicità di un mare e natura incontaminata (si fa per dire!) fa l’effetto desiderato e si consuma un suolo prezioso, una risorsa naturale e paesaggistica insostituibile.
Cattiva gestione del territorio, precisa il procuratore Greco, perché il comune, dotato di piano urbanistico, potrebbe ricavare “un guadagno con gli oneri che dovrebbe ricevere da chi si è infiltrato dalla porta di servizio”. Ma si è infiltrato dalla porta di servizio oppure ha trovato spalancato il portone d’ingresso?
Paolo Abbate
Altra cattiva gestione del territorio da parte di sindaci famelici di oneri di urbanizzazione che la legge nazionale dovrebbe definitivamente sottrarre alle loro competenze.