Le osservazioni di “Salviamo il Paesaggio” al DDL del ministro Catania sul consumo di suolo

Comunicato stampa

IL SUOLO È UN BENE COMUNE E COME TALE DEVE ESSERE TUTELATO

Il forum nazionale “Salviamo il Paesaggio” scrive al ministro: bene il disegno di legge salvasuoli, ma occorre un forte ripensamento di scelte già fatte che incombono sui suoli agricoli.

Dal Parlamento ci aspettiamo un segnale di buona volontà: mai più gli oneri di urbanizzazione come cassa corrente dei comuni.

Il ‘consumo di suolo’ non può restare un principio, né un enunciato: servono misure concrete”. Così afferma Alessandro Mortarino, coordinatore del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio e della campagna “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori”, annunciando l’invio di una lettera di osservazioni e di proposte al ministro delle Politiche agricole Mario Catania, primo firmatario del disegno di legge per la valorizzazione dei terreni agricoli e contro la loro cementificazione approvato il 14 settembre 2012 dal Consiglio dei ministri.

Secondo il Forum, “il disegno di legge coglie nel segno: il consumo di suolo, agricolo e forestale, rappresenta la sottrazione di una risorsa fondamentale per il benessere della comunità nazionale. La prassi amministrativa e di pianificazione territoriale deve oggi iniziare a confrontarsi con la finitezza delle risorse e dei beni comuni”.

Tuttavia, “è fondamentale che la norma acquisisca al suolo il senso e il riconoscimento di bene comune – commenta Damiano Di Simine, coordinatore del Gruppo tecnico che ha redatto le osservazioni al ddl -. I tempi sono maturi perché valori quali la sicurezza e l’autonomia alimentare, il paesaggio, i servizi ambientali e le funzioni ecosistemiche vengano resi prevalenti rispetto al diritto di proprietà, che non porta con sé il diritto di consumare e cementificare un bene comune qual è il suolo”.

Anche nell’attuale legislatura, rileva il Forum, continuiamo ad assistere alla proposizione di programmi infrastrutturali ridondanti (ad esempio in materia di grande viabilità) e non mirati al superamento di reali e prioritarie carenze del Paese. In particolare, la legge in discussione in questi giorni, che dispone regimi urbanistici derogatori straordinari motivati dalla realizzazione di stadi appartiene alla peggior tradizione di deregulation urbanistica e, se approvata, determinerà ferite profonde nel paesaggio rurale del nostro Paese.

Il documento, elaborato dal Gruppo tecnico del Forum ed inviato al ministro Catania contiene “osservazioni” alla bozza di ddl e proposte integrative tese al perfetto raggiungimento degli obiettivi dichiarati dagli intenti del provvedimento, ovvero la salvaguardia concreta dei suoli agricoli.

Tra i punti evidenziati nel documento (che potete scaricare in formato pdf), segnaliamo in particolare:

– la necessità di far sì che la norma definisca il “suolo” come un “bene comune”;

– una più stretta definizione di “aree agricole” in funzione del loro stato di fatto (ovvero che si considerino come “terreni agricoli” tutte le superfici interessate dalla presenza di suoli produttivi vegetati, coltivati, incolti o forestali, attualmente non interessate da edificazioni e infrastrutture e non i soli terreni così indicati dagli strumenti urbanistici comunali);

– la soppressione della soglia massima di superficie agricola “edificabile” prevista dal ddl, anteponendo -per ognuno dei Comuni italiani- un prioritario censimento del patrimonio edilizio esistente e le sue potenzialità residue;

– il prolungamento ad almeno 20 anni del divieto di mutamento di destinazione per i terreni che hanno beneficiato di aiuti di Stato e Comunitari (molti dei quali prevedono interventi, ad esempio agropaesistici e forestali, la cui maturità interviene oltre i 10 anni dall’impianto).

“Il DdL coglie nel segno quando propone di bloccare la distrazione di risorse provenienti da oneri di urbanizzazione per coprire le spese correnti dei comuni: è inaccettabile che i comuni svendano il territorio per esigenze di cassa. Ma su questo ci aspettiamo un segnale chiaro da parte del Parlamento, che invece negli ultimi anni ha sistematicamente riproposto questa possibilità attraverso le Leggi finanziarie”.

Documento pdf con le osservazioni al disegno di legge >


Per maggiori informazioni:

Carlo Bogliotti, c.bogliotti@slowfood.it (329 8321282)
Damiano Di Simine, presidente@legambiente.org (3929516320)
Domenico Finiguerra, domenico.finiguerra@gmail.com (3384305130)
Luca Martinelli, luca@altreconomia.it (349 8686815)
Alessandro Mortarino, info@stopalconsumoditerritorio.it (333 7053420)

www.salviamoilapesaggio.it 

__________________________________________________

Il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio è stato costituito formalmente il 29 Ottobre 2011 a Cassinetta di Lugagnano (Milano).

Si tratta di un aggregato di associazioni e cittadini di tutta Italia (sul modello del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua), che, mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto aderente, intende perseguire un unico obiettivo: salvare il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio.

Vi aderiscono attualmente oltre 12.000 persone a titolo individuale e 828 Organizzazioni (84 associazioni nazionali e 744 tra associazioni e comitati locali), tra cui tutte le principali realtà italiane operanti nel campo della salvaguardia del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, dei suoli agricoli (l’elenco aggiornato è visibile qui: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/info_sul_forum/associazioni-aderenti-2/).

 

2 commenti

  1. non solo cementificazione, comunque. le denunce sulle opere viarie più o meno distruttive e perlopiù inutili sono quotidiane e interessano tutte le regioni. penso che anche questo debba essere materia di discussione,visto che tali opere inciderebbero in maniera pesantissima su aree naturali e agricole.

  2. Siamo ancora in tempo ?
    Il rapporto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali “ Costruire il futuro difendere l’agricoltura dalla cementificazione” presentato il 24 luglio pone con forza una riflessione su quanto sta accadendo in Italia da decenni.
    Dati impressionanti rilevano ancora una volta, le cattive politiche di pianificazione e di programmazione che hanno prodotto una forte perdita di superficie agricola e i cui effetti stanno provocando danni all’ ambiente, al paesaggio e alla produzione agricola, mettendo in serio pericolo la sicurezza alimentare della popolazione italiana.
    Tra il 1971 e il 2010 si è avuta una diminuzione di superficie agricola utilizzata (S.A.U.) di 5 milioni di ettari, pari al territorio occupato dalla Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna.
    Le cause che maggiormente incidono sulla perdita di superficie agricola sono da attribuirsi essenzialmente a due fenomeni: il continuo abbandono dei terreni, e l’impermeabilizzazione del suolo. Quest’ultimo fenomeno ogni giorno interessa 100 ettari di suolo, provocando danni irreversibili in genere ai terreni migliori ( aree pianeggianti ).
    Dal 1970 la S.A.U. è diminuita del 28% interessando soprattutto quelle superfici coltivate a seminativi (-26%) e prati permanenti (-34) vale a dire i prodotti di base dell’alimentazione degli italiani quali: pane, pasta, riso, carne, verdure, latte e tutto questo è avvenuto mentre si registra un aumento della popolazione. La continua perdita di terreno agricolo condurrà il nostro Paese a dipendere sempre di più dall’estero per l’approvvigionamento alimentare. Il Trattato di Roma del 1957, art. 33, poneva l’obiettivo prioritario di “garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari” ai propri cittadini, raggiunto dopo anni, oggi è messo in serio pericolo tanto che l’insufficienza della produzione agricola possa condurre l’Italia a dover dipendere per la sua alimentazione da paesi esteri! Il rapporto presentato, allarga la sua analisi non solo ai prodotti alimentari ma all’insieme dei prodotti colturali quali: alimentari, fibre tessili, biocarburanti, evidenziando come il nostro paese consumi più di quanto il proprio suolo agricolo è in grado di produrre. Ciò è dovuto al forte “ deficit di suolo agricolo” infatti, l’Italia, è il terzo Paese nell’Unione per deficit di suolo agricolo e il quinto nel mondo. Ciò vuol dire che abbiamo appena 12 milioni di ettari a fronte di 61 milioni di ettari necessari per coprire i consumi della popolazione in termini di cibo, fibre tessili e biocarburanti. Quali sono quindi le conseguenze di un deficit di 49 milioni di ettari di suolo?
    La dipendenza alimentare dell’Italia potrebbe divenire una variabile delle dinamiche economiche, demografiche, sociali e geopolitiche dei paesi produttori di risorse alimentari che nel breve periodo avrà una forte influenza sui prezzi dei prodotti e nel medio lungo-periodo potrà accrescere il rischio di scarsità alimentare. Da una stima fatta dell’European Commission nel 2011, è stato calcolato che nel 2050, cioè tra trentasette anni, la domanda dei prodotti agricoli su scala mondiale crescerà del 70% mettendo sottopressione i sistemi ambientali agro-alimentare. Possiamo ancora permetterci di non difendere i nostri suoli, e in modo particolare quelli più produttivi, dai processi di cementificazione che da anni avvengono su tutto il territorio nazionale?
    Infatti i fattori che maggiormente provocano la sottrazione di suolo agricolo in Italia, sono essenzialmente due: l’abbandono delle terre e la cementificazione. Quest’ultimo incide notevolmente sulla minore produzione agricola poichè interessa i terreni fertili e posti in pianura, nonché quelli limitrofi alle città ricche di infrastrutture e di facile accesso. La cementificazione o impermeabilizzazione dei suoli, non è altro che il risultato delle più scellerate politiche di pianificazione del territorio fatte da anni in Italia. Essa denota la mancanza culturale attribuendo all’ambiente e all’agricoltura uno scarso valore.
    Dal 1950 a oggi la popolazione è cresciuta del 28% mentre la cementificazione del 166%, che in termini di superficie vuol dire aver coperto, un territorio grande quanto la Calabria. In Italia in 15 anni dal 1995 al 2009 i comuni hanno rilasciato complessivamente permessi per costruire 3,8 milioni di metri cubi, una urbanizzazione che in molte realtà italiane ha significato cementificare l’intera città.
    Senza volere approfondire gli effetti che la continua sottrazione di suolo ha sull’ambiente, sia in termini di alterazione del paesaggio che di compromissione dell’ecosistema, occorre sottolineare quanto denunciato dal rapporto del Ministero dell’agricoltura ovvero la continua sottrazione di suolo la quale sta creando seri problemi alle produzioni agricole minacciando la sicurezza alimentare della nostra popolazione. E’ un tema per certi aspetti inedito nel panorama culturale del nostro bel Paese, che richiede la più totale attenzione da parte delle forze politiche, istituzionali e dei cittadini per evitare di trovarsi a dipendere per il proprio fabbisogno alimentazione da paesi di altri Continenti.
    Il disegno di Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo presentato dal Ministro dell’agricoltura, rappresenta un atto di notevole importanza: esso pone fine ad un uso incontrollato del terreno da parte dei comuni, determinando “ l’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale ”. Si tratta di una legge di grande valore storico in quanto a ogni comune sarà posto un limite massimo di utilizzo di suolo per funzioni diverse da quelle agricole. Siamo ancora in tempo ?
    Giuseppe Sarracino
    Agronomo

I commenti sono chiusi.