Quattro domande a Paolo Conte, Portavoce di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE, sulla Pedemontana e sull’attività delle associazioni che si battono per dire NO alla PEDEMONTANA e al suo devastante impatto
Parliamo del progetto della nuova autostrada Pedemontana. Qual’è il punto della situazione sull’opera?
Dopo che nel novembre 2009 è stato approvato il progetto definitivo, a cui la corte dei conti nel gennaio 2010 ha dato il via libera, si assiste ad una accelerazione dell’intero progetto.
Si organizza in pompa “magna” il 6 febbraio 2010, l’inaugurazione del cantiere della tratta A a Cassano Magnano. Successivamente la Società ha ugualmente messo a gara il bando per l’affidamento della progettazione esecutiva dell’opera, nonostante le molte, e a volte pesanti, prescrizione date dal CIPE, non tutte recepite da un progetto sempre meno convincente anche dal punto di vista autostradale e non solo ambientale.
Tale bando nel luglio del 2011, viene aggiudicato alla Costituenda ATI con capogruppo Strabag Spa (mandanti Grandi Lavori Fincosit Spa – Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro Spa – Adanti Spa), a scapito della Costituenda ATI con capogruppo Impregilo Spa (mandanti CCC Società Cooperativa – Astaldi Spa – Impresa Pizzarrotti & C. Spa – Itinera Spa) che, arrivata seconda, nell’ottobre dello stesso anno fa ricorso con richiesta di sospensiva, bloccando temporaneamente l’opera.
E’ quanto meno curioso la velocità degli eventi che accadono dopo: nella mattinata di venerdì 17 febbraio arriva l’annuncio della sentenza del Tar, che boccia il ricorso del consorzio guidato da Impregilo, negando la sospensiva contro l’aggiudicazione. Alle 12,35 di sabato 18 febbraio (il giorno dopo!) il Consiglio di Stato ribalta velocissimamente la sentenza accogliendo il ricorso di Impregilo. In 24 ore quindi la quarta sezione «accoglie l’istanza di misura provvisoria in sede di appello contro l’ordinanza del Tar» e aggiunge che «sorprende il mancato esame di alcuni motivi da parte del Tar in sede cautelare».
Una bacchettata al tribunale amministrativo e una decisione lampo. Ma la società Pedemontana è stata ancora più veloce e già nel primo pomeriggio di venerdì 17 (e poi si dice che porta sfortuna…) firma il contratto di affidamento da 1,7 miliardi dell’autostrada all’ATI guidata dall’austriaca Strabag. In ogni caso «la sospensione o l’annullamento dell’affidamento non comporta la caducazione del contratto già stipulato, e il risarcimento del danno eventualmente dovuto avviene solo per equivalente».
In pratica, qualora il Consiglio di Stato dovesse dar ragione a Impregilo, al consorzio andrebbe un risarcimento del 10%, ma il contratto non si potrebbe toccare (Fonte: Milano Finanza (MF), “Pedemontana, il Consiglio di Stato dà ragione a Impregilo. Ma forse è troppo tardi”, 22/02/2012).
Questa fase rimane comunque ancora ipotecata dalle pesanti prescrizioni che il CIPE ha rilevato sul progetto definitivo e che rimangono ancora oggi sospese sul territorio – e sulla progettazione esecutiva dell’opera – come indefinite spade di Damocle che una Pedemontana – nel pieno di una crisi economica mondiale – ancora priva di più della metà dei finanziamenti necessari per concludere i lavori, non ha ancora ottemperato.
Quali sono gli ultimi aggiornamenti?
Notizia recentissima, inoltre, è quella delle dimissioni dell’Amministratore delegato di Pedemontana Soresina, uscito di scena, sembra, a causa dell’estrema difficoltà nel reperire finanziamenti dai privati per finanziare TEM e appunto Pedemontana. Una tesi giornalistica, certo, alla quale però non facciamo fatica a credere. Tradotto in altri termini significa che quelli che prima avrebbero investito ad occhi chiusi sul nastro d’asfalto contando sugli introiti dei futuri pedaggi, oggi si tirano indietro; infatti è un po’ difficile immaginare flussi di traffico in crescita con le industrie che chiudono, la benzina che aumenta, i capannoni sfitti, le case invendute ed i giovani che emigrano all’estero in cerca di lavoro.
Certo la politica può sempre metterci del suo e cercare di peggiorare ancora la situazione. Recente la proposta dell’ass. Raffaele Cattaneo di Regione Lombardia (è la terza volta che ci prova) che, invece di farsi latore di un serio piano d’area per Pedemontana per impedire che la Brianza venga intasata da urbanizzazioni selvagge lungo il nastro autostradale, va esattamente in direzione opposta, ovvero cerca di consentire ai privati la realizzazione di opere “lato autostrade” e questo per cercare di “invogliare” i privati “improvvisamente dileguatisi” ad investire nelle infrastrutture pesanti.
E in questo quadro di penuria finanziaria anche le (sacrosante, ma comunque insufficienti, data la situazione territoriale di partenza) compensazioni ambientali rischiano di restare solo sulla carta. A riprova di questa confusionaria situazione, la società incaricata di redigere il progetto esecutivi è molto in ritardo nella consegna degli elaborati che si prevede possano essere visionabili – se non ci sono ulteriori rinvii – entro la fine di ottobre 2012.
Come si inserisce la manifestazione in questa situazione?
Il 30 settembre 2012 a Desio (MB) a partire dalle ore 14 si svolgerà una manifestazione NO PEDEMONTANA promossa dal Comitato Beni Comuni che, figlio del Comitato per l’Acqua Pubblica vittorioso ai referendum dello scorso anno, sta raccogliendo sempre più composite e numerose adesioni di associazioni, gruppi e comitati che si ritroveranno per la prima volta insieme sotto questo denominatore comune.
Lo riteniamo un risultato già ora estremamente positivo e che speriamo sia l’inizio di un fecondo confronto fra tutte le realtà che animeranno tale giornata. Tutti, infatti, desideriamo una Lombardia diversa, sostenibile e maggiormente rispettosa dell’uomo e del suo ambiente, tutto l’opposto di quanto Regione Lombardia sta facendo ora.
Il coordinamento di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE dal 2007, prima in solitudine, e poi con sempre maggiore interesse e cercando di coinvolgere il maggior numero di forze sociali e politiche attente ed attive, si è misurato con parole e fatti (convegni, incontri, osservazioni, azioni legali, manifestazioni, carovane informative, assemblee pubbliche, comunicati stampa, ecc.) contro quest’opera occupandosi nel merito dei gravissimi rischi che essa porta con sé. In uno dei maggiori periodi di crisi economica del nostro Paese, in un’Italia completamente cambiata rispetto agli anni del boom economico in cui l’opera è stata concepita, questo progetto non risolverà i problemi legati alla mobilità, mentre sicuramente devasterà ulteriormente il nord Milano consumando ulteriore preziosissimo suolo – fra autostrada, opere viarie complementari e connesse e nuovi edifici in massima parte inutili e figli di logiche speculative spesso opache – dove invece la tendenza dovrebbe essere quella opposta.
Aderiamo quindi alla manifestazione del 30 settembre con principi concreti che hanno caratterizzato le nostre proposte e il nostro costante lavoro sul territorio e perché vogliamo continuare con maggiore forza le nostre battaglie che hanno contribuito a rendere l’opera meno impattante di quanto non sarebbe stata, senza il nostro impegno continuo ed attento:
1. Vogliamo che si ripensi al sistema generale della mobilità lombarda perché non sarà un’autostrada a pagamento a risolvere i problemi di viabilità che affliggono la Brianza, ma solo un miglioramento ed un efficientamento delle viabilità ordinaria e del trasporto pubblico ed in particolare per quello su ferro, realizzando inoltre sistemi accessori di viabilità lenta (piste ciclopedonali). Questo però richiede la responsabilità per nuove scelte politiche da parte della classe dirigente di questo Paese, a cui facciamo appello, ma che al momento però non vediamo.
2. Vogliamo che Regione Lombardia realizzi un Piano d’Area per Autostrada Pedemontana con un unico articolo: “nessuna nuova costruzione dovrà essere costruita lungo l’asse di Pedemontana”. Inoltre che le compensazioni ambientali che abbiamo difeso, seppure assolutamente insufficienti, devono essere non solo realizzate ma ampliate ancora ed ancora, perché GIA’ ORA – anche senza questa autostrada – sono necessarie, visto l’alto grado di urbanizzazione dell’area pedemontana
3. Vogliamo che questo nuovo rinascimento ambientale parta proprio dal coinvolgimento dei territori e degli attori sociali che, come i gruppi del nostro coordinamento, si impegnano per ed in esso in un ottica di rete sovralocale, che aspirano a guidare e a suggerire nuove forme sostenibili di governo del territorio basati su pochi ma chiari capisaldi:
– no al consumo di suolo, si alla fruizione degli spazi aperti anche con nuove forme di imprenditoria agricola che vedano insieme fra loro produttori e consumatori locali;
–no alla distruzione selvaggia del paesaggio urbano antico residuo, si all’efficienza energetica e al recupero delle aree dismesse anche agevolando nuove politiche dell’abitare nonché la loro restituzione per un uso a verde pubblico;
–no alla riduzione degli spazi aperti, si alla creazione di nuovi parchi regionali nella Brianza Centrale, nel Vimercatese e nella Brughiera Briantea e all’estensione dei parchi regionali esistenti (Groane, Valle del Lambro e Adda Nord) che porti ad una federazione dei parchi regionali e dei PLIS lombardi che realizzi concretamente e non solo sulla carta, la rete ecologica regionale in un ottica di un nuovo patto sociale e di nuova fruizione consapevole e corresponsabile da parte delle comunità locali.
4. Vogliamo tutelare gli ultimi boschi pedemontani come il Bosco della Moronera, i boschi di Arcore ed, in particolare, salvare definitivamente il Bosco delle Querce di Seveso – monumento e sacrario mondiale della tragedia sociale ed ambientale legata alla diossina fuoriuscita dall’ICMESA nel 1976 – dallo sbancamento che provocherà la costruzione di Pedemontana, in barba alle prescrizioni del CIPE. Perché se il nostro impegno, anche tramite un legale, ha avuto come effetto la forte riduzione degli ettari sbancati dall’opera, non lo ha certo definitivamente scongiurato, e questo è un grave scandalo per l’Italia. Dopo aver infatti speso milioni di euro (e prima di lire) nella sua bonifica, ora svende (grazie all’ennesima legge regionale deroga) questo monumento vegetale, che era inedificabile, perché d’inciampo al “progresso”.
5. Vogliamo che la tratta B2, colpita nel 1976 dalla nube tossica dell’ICMESA, non venga nuovamente sconvolta con scavi all’interno delle ex aree A e B che, come testimoniato dai prelievi Certificati da ARPA eseguiti nell’aprile/giugno 2008, mostrano ancora una consistente presenza di diossina. Evidenziamo quindi la nostra preoccupazione derivante dal fatto che l’attuale progetto definitivo, ancora non ottempera alle vincolanti prescrizioni del CIPE e sul fatto che ci paiono sottovalutati i pericoli che possono derivare dalla movimentazione di terreno ancora CONTAMINATO da TCDD (diossina), nonché di altri terreni su cui il tracciato insiste dove nel tempo si sono evidenziate la presenza di discariche di rifiuti (talune delle quali abusive) che non ci capisce come si vogliano affrontare in un’ottica di trasparente tutela della salute pubblica.
Quali saranno le prossime mosse del comitato?
Premesso che INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE, pur partecipando alla manifestazione del 30 non ha ancora aderito al Comitato per i Beni Comuni di MB, auspica, per non dissipare l’energia positiva che questa manifestazione sta generando e che sta riavvicinando tutti noi, si facciano immediatamente dopo gli Stati Generali fra tutte le componenti sociali che stanno dando vita alla manifestazione del 30 e che, dopo un confronto paritario fra tutti i partecipanti, possano far nascere delle parole d’ordine condivise, chiare, concrete e con progetti alternativi reali all’attuale modello di sviluppo che partano dal dato di realtà, dall’uomo e dall’ambiente che egli abita.
Speriamo inoltre che la Politica (quella vera), che può e deve avere un ruolo diverso da quello del Comitato, si faccia finalmente attrice di tale nuovo modello che viene proposto, perché Pedemontana, se è un problema, non è che la punta dell’iceberg di una difficoltà che riveste il suolo ed il suo scriteriato consumo. Questa nuova energia, in ogni caso, ci troverà ancora maggiormente impegnati nel diffondere e nel difendere le idee e le battaglie nelle quali crediamo ed in cui siamo stati e saremo impegnati, fra le persone comuni che come noi, sempre più numerose, sono impegnate nella difesa attiva del proprio ambiente di vita.
E questo lo faremo tanto dal punto di vista legale, se sarà necessario, oltre che culturale e politico. Noi tutti saremo infatti chiamati sempre di più ad interrogarci su quale stile di vita adottare per contribuire a tale rinascimento.
Luca D’Achille
Ma le foto sono quelle dei piloni del ponte brebemi o sbaglio? si vede anche un camion di Locatelli..non c’é niente in programma per far sentire la nostra voce su brebemi e tutte le tangenzialine connesse che stanno devastando la bassa bresciana? Io sto cercando da tre anni di mostrare la devastazione e il saccheggio di enormi quantità di ghiaia con foto dall’ultraleggero ma nessuno sembra sentirci..
CONDIVIDO.Anzi sappiamo bene come, vista la cronaca,che il Consiglio del Pirellone e non solo lui, sia il più indagato. Politica, senza distinzioni e affarismo hanno operato a favore di pochi e convissuto da anni in un buissens personale.Non votare può essere inteso come un segnale debole o fuori luogo eppure personalmente credo possa essere vero l’incontrario. basta con la casta.
Sul tema Pedemontana vorrei informare che il suo casello in territorio bergamasco, precisamente nel comune di Osio Sotto è stato voluto (ciò è stato ribadito nei vari consigli comunali)dall’ex sindaco (PD) in carico sino al 2009 (dott. M. Bocchi. questo casello è a ridossso del fiume Brembo e del Parco Bosco Itala,all’interno del PLIS del Brembo(che è silente)di cui in 20 anni una associazione di volontari si è preso l’incarico di salvaguardare e curare. Piantumato con le scuole oltre 15000 piante.E ora grazie a questo sindaco, tutto ciò è seriamente compromesso. speriamo manchino veramente i soldi per la realizzazione,nostra magra speranza.