Di Giulio Todescan
Borgo Berga è il quartiere di Vicenza che anticamente ospitava il porto fluviale della città, a pochi metri dai capolavori rinascimentali di Andrea Palladio (villa Capra “la Rotonda”, l’arco delle Scalette di Monte Berico) e dagli affreschi del Tiepolo ospitati dalla villa Valmarana “ai Nani”, sul cucuzzolo della vicina collina.
Oggi Borgo Berga è un quartiere violentato da dissennate operazioni urbanistiche ottenute dalla demolizione del Cotorossi, la fabbrica che da fine ‘800 occupava una vasta penisola fra i fiumi Retrone e Bacchiglione, e il cui ingresso era proprio nel Borgo.
Una doppia violenza, anzi tripla: prima la demolizione completa (salvo il ridicolo mantenimento di una ciminiera e di un pezzo di palazzina uffici) della fabbrica, che era la più grande della città e un pezzo della storia dell’industria tessile vicentina; poi dal 2004 la costruzione del nuovo tribunale della città, con un’operazione affaristica con cui l’amministrazione Hüllweck (Forza Italia) scambiò i terreni migliori con la Finvi, finanziaria legata a Silvio Berlusconi, e sfruttò la legge Castelli per i nuovi tribunali; infine tutto il quartiere circostante al tribunale, che sorge sulle ceneri del Cotorossi e la cui costruzione è tuttora in corso.
Cubature eccessive, quasi scandalose, un quartiere soffocato dal traffico, lo sguardo che un tempo dalla Riviera Berica spaziava su fino all’Altipiano di Asiago irrimediabilmente castrato, ingombrato da scatoloni di cemento.
Un accordo pubblico-privato modificato ma poi votato (senzaun metro cubo in meno) dall’attuale giunta Variati, di “centro-sinistra”.
I nomi dietro al “mostro” sono principalmente Maltauro e Codelfa: la prima leader incontrastata dei progetti edilizi degli ultimi 40 anni a Vicenza (e non solo, ricordiamo le numerose commesse civili e militari – Usa – per grandi opere su e giù per lo stivale e oltre) e con trascorsi poco limpidi in Tangentopoli, la seconda con sede a Tortona e coinvolta nell’inchiesta Penati in Lombardia.
Questi articoli non sarebbero forse usciti senza la nascita, nel frattempo, del “Comitato di iniziativaculturale Borgo Berga – S. Caterinella al Porto” (www.comitatoborgoberga.blogspot.it) formato dagli abitanti che hanno raccolto firme partendo dalla richiesta minima di un semaforo pedonale a chiamata, allargando poi lo sguardo alla problematica di “quale città vogliamo”.
Il comitato è nato tardi, si dice, quando ormai non c’erano più le armi per fermare la speculazione – che d’altra parte è perfettamente legale, essendo una “svendita di territorio” in tutto e per tutto sottoscritta dal Comune – ma pensare questo secondo me è sbagliato. Perché quando i cittadini si attivano e fanno inchiesta, collegano i fatti, chiedono conto alle istituzioni e ai privati, non è mai troppo tardi.
Perché uno scandalo di queste proporzioni in una città che si vanta di essere protetta dall’Unesco per le architetture del Rinascimento non può passare sotto silenzio.
E perché una nuova concezione di “Diritto alla Città” (come lo definì Henri Lefebvre), che vada oltre la contrattazione pubblico-privato, l’ossessione per guard rail e rotatorie e la desertificazione della socialità è quanto mai urgente. E forse ha senso che questo percorso inizi proprio da quei luoghi che dalla violenza del cemento vengono feriti fino a sanguinare.
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Quattro articoli utili per sviscerare la storia
Riportiamo i link per il dossier che raccoglie quattro articoli scritti da Giulio Todescan per il giornale on line “La Nuova Vicenza” fra gennaio e settembre 2012.
Borgo Berga, come ti smonto il quartiere
http://www.nuovavicenza.it/2012/02/borgo-berga-come-ti-smonto-il-quartiere/
L’occasione persa di Borgo Berga
http://www.nuovavicenza.it/2012/07/loccasione-persa-di-borgo-berga/
Cotorossi, Borgo Berga e la memoria al macero
http://www.nuovavicenza.it/2012/08/cotorossi-borgo-berga-e-la-memoria-al-macero/
A Borgo Berga fa affati Pigato (Aci), all’ex Ftv Ingui alla finestra
http://www.nuovavicenza.it/2012/09/a-borgo-berga-fa-affari-pigato-aci-allex-ftv-ingui-alla-finestra/
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Ulteriori informazioni
Sito web: www.comitatoborgoberga.blogspot.it
Email: borgobergasantacaterinella@gmail.com
Pagina Facebook: www.facebook.com/comitato.borgoberga
Questo delitto colpisce al cuore Vicenza, il Veneto e l’Italia e il mondo intero. I responsabili a cominciare da Berlusconi, Hullweck e Castelli e Maltauro meritano la galera e la confisca dei beni, altro che risarcimenti.
Come pena accessoria proporrei il domicilio coatto in qualcuno dei luoghi che hanno contribuito a deturpare.
Ogni regola del buon progettare, a livello urbanistico, paesaggistico,architettonico, idrologico, trasportistico è stata violata. E’ una vergogna anche per tutti i tecnici che si sono prestati: dovrebbero essere espulsi dai rispettivi ordini, se gli ordini hanno ancora una funzione.
Tutto questo deve accadere proprio nel Veneto, dove si sono storicamente generati,con largo anticipo rispetto al resto del mondo, il concetto stesso di architettura del paesaggio, di pittura paesaggistica e, infine, a partire dalla metà degli anni ’20 del secolo scorso, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico. Tra le prime battaglie in tal senso si ricorda quella condotta, tra gli altri, dalla veneziana Margherita Sarfatti, nei primi anni ’30 per preservare la palladiana loggia del Capitaniato in piazza dei Signori a Vicenza. Queste battaglie preludono alle leggi Bottai sul patrimonio culturale del ’39 e a quella urbanistica del ’42.
Il nuovo sindaco è un ipocrita. Lui e il suo partito in questi anni hanno avvallato, anche nelle regioni “rosse”, leggi urbanistiche che, in nome dell’ideologia del liberismo, ultimo dei totalitarismi ancora in circolazione, rendono legale la devastazione sistematica del territorio: gli ecomostri per i quali una volta era almeno necessario subire il fastidio di stare dalla parte dei malavitosi.
Il sindaco potrebbe e dovrebbe fare ben altro oppure dimettersi. Perché questa non è una bruttura come tante, non è una cosa cui un vicentino che ama la propria città potrà facilmente abituarsi. Il sindaco potrebbe ad esempio appoggiarsi ai pareri contrari della Forestale e cercare di rivedere il tutto ma non lo farà, perché è panglossianamente (beotamente) convinto che l’edilizia e le infrastrutture creino automaticamente benessere. Non è vero, qualunque economista non ideologizzato e non prezzolato, senza scomodare Amartya Sen, lo può dire: le costruzioni e tutte le modifiche al territorio migliorano il benessere della gente se rispondono a bisogni veri e se sono fatte bene: bene a partire dalla scelta localizzativa e dall’inserimento nel paesaggio fino all’ultimo bullone. Altrimenti, esaurito il fuoco di paglia occupazionale del cantiere, danneggiano nel medio e lungo termine l’economia, gravandola con costi superiori ai benefici. L’ideologia del “fare” tanto per fare qualcosa è un altro residuato ideologico del ‘900 da mettere in soffitta se vogliamo risollevarci dalla crisi.
Se il Sindaco non può farci niente per il timore di risarcimenti o altro il suo amico Letta può proporre al parlamento una legge speciale. La competenza sul patrimonio storico e il paesaggio è dello Stato e prevale ancora su quella urbanistica, improvvidamente devoluta alle regioni e ai comuni che non sono chiaramente in grado di gestire il proprio territorio. Se si possono fare leggi e cavilli per togliere retroattivamente soldi ai pensionati e agli invalidi si possono fare anche leggi per rimettere in discussione i diritti volumetrici acquisiti ove maturati da accordi i cui contenuti siano in contrasto con norme vigenti o che siano manifestamente contrari all’interesse pubblico.
Naturalmente bisognerebbe che i politici e anche molti elettori, avessero ben chiaro dove risiede l’interesse pubblico. Se nel farsi fare “gratis” un tribunale mal costruito in un luogo inadatto sotto tutti i profili oppure nel tutelare un patrimonio culturale unico al mondo. Con l’edilizia si arricchiscono in pochi e sempre i soliti. Il patrimonio culturale, se ben gestito e valorizzato è una miniera d’oro da vendere sul mercato globale.
Quando passavo col treno inizialmente vedevo demolire la zona e, in fondo, pensavo che la visione del paesaggio era ‘arieggiata’. Poi ho visto riempire questi spazi e l’acqua che passa sotto era sempre più ingombrata di materiale. Non ho mai capito perchè non si lottasse per questo scempio di quello scorcio così importante della città visibilissimo da tutti coloro che transitano sulla linea ferroviaria.
Mi unisco al coro di coloro che si chiedono come è stato possibile autorizzare un tale scempio ed una tale violenza ad una città come Vicenza. Borgo Berga assume sempre più l’aspetto di un quartiere di periferia degno (anzi, comunque indegno) di una metropoli, non di una provincia come la nostra. Ancor prima di essere concluso, il complesso appare già destinato al degrado. E’ un insulto alla città, ai suoi cittadini, al paesaggio. E’ un orrore destinato probabilmente ad essere abitato solo da uffici pubblici. Quale privato andrebbe a vivere con la propria famiglia in un posto del genere. Qualche norma è per forza stata violata. Non possano rimanere impuniti coloro che hanno autorizzato cotanti lavori d’orrenda costruzione. Tanti soldi e favori devono essere stati elargiti, solo così si spiega una simil faccenda.
Ogni volta che passo di fianco, sotto, sopra, dietro, davanti a quell’orrore ancora incompiuto mi si stringe lo stomaco.