Ecco un estratto della lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Monti, ai ministri Ornaghi, Clini e Passera, all’AD di Enel, ai Sindaci, contenente la richiesta di REVOCA in AUTOTUTELA delle autorizzazioni rilasciate per la collocazione del rigassificatore nella Valle dei Templi.
Molto interessante sarebbe capire come questa vera e propria alienazione a favore di Nuove Energie – Enel (a zero costo) di un bene pubblico di primaria importanza qual è il porto di Porto Empedocle per un vastissimo territorio che comprende anche la provincia di Caltanissetta sia stata accettata (..subita?), dal sistema politico e dai cosìdetti organi di controllo, dall’etica pubblica di un Paese che considera normale sottrarre al vero sviluppo una infrastruttura strategica nel Mediterraneo (anche per l’area di libero scambio tanto declamata) per “regalarla” ad una società che fa finanza e, conseguentemente, riservare uno “sgarro” di proporzioni gigantesche alle popolazioni siciliane.
La Provincia Regionale alla quale sono demandati per legge i programmi industriali di area avrebbe dovuto e dovrebbe dotarsi di una piano industriale di sviluppo che, sicuramente, non potrà comprendere politiche connesse agli idrocarburi in un territorio che ha posto al centro dei programmi di sviluppo l’ospitalità, l’agricoltura biologica e di qualità, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici.
Anche in questo caso, uno Stato può decidere di ignorare la volontà popolare e decidere che la solidarietà di una Regione verso il resto d’Italia non è mai sufficiente o può decidere la misura e la tipologia dei costi di compensazione (scuole, strade, politiche di sviluppo, servizi, di cui nessun agrigentino ha mai sentito parlare come forma di parziale contropartita per l’impatto ambientale da sopportare). I cittadini possono però rispondere a queste scelte politiche con un altrettanto legittima scelta politica: il Comune di Agrigento, il consiglio Provinciale sono sempre stati uniti contro il rigassificatore (e contro le centinaia di posti di lavoro, secondo la retorica dominante) e sono stati premiati dalle urne.
Evidentemente gli agrigentini, che di certo non navigano nell’oro, hanno preferito puntare su un’altra idea di sviluppo economico della loro area.
Il modello economico di sviluppo dell’ agrigentino ha smesso da tempo di puntare sull’industria (visti i risultati e i guasti che fanno bella mostra di se nell’area ex Montedison a dentro il porto) a favore del terziario avanzato. Gli istituti di ricerche economiche e sociali, confermano che entro il 2020 l’incidenza del turismo potrebbe essere in assoluto superiore a quello di tutti gli altri settori.
Decidere di piazzare un rigassificatore sulla costa agrigentina vuol dire imporre, giocoforza, un modello di sviluppo alternativo, di cui la popolazione ha mostrato di non avere bisogno per produrre lavoro.
Prima di imporre un rigassificatore su un territorio, bisognerebbe spiegare: il rapporto tra costi e benefici di quell’opera, se quel territorio è l’unico possibile (o se è il migliore e perché) , che i costi sociali della bilancia occupazionale siano insostenibili in termini di morti o di malattie da inquinamento.
Altrimenti il rischio è che si faccia una guerra di propaganda, con i risultati (nulli) che questo genere di dialettica ha generato in Italia in merito alle grandi opere e ai grandi investimenti internazionali.
Pertanto lo scrivente richiede la revoca in autotutela delle autorizzazione rilasciate dai Ministeri (Beni Culturali ed Ambientali, Sviluppo Economico) competenti come già avvenuto per la revoca a collocare una discarica nei pressi di Villa Adriana (un bene importantissimo e anch’esso Patrimonio dell’Umanità come lo è la Valle dei Templi).
Lo strumento della “Revoca” rappresenta per il Governo una significativa occasione di riscatto politico e di affermazione dei principi di trasparenza e di giustizia che il Presidente Monti richiama quali ispiratori della sua azione politica. E, soprattutto, di affermazione della democrazia in risposta alla consultazione popolare e alle deliberazioni delle assisi: provinciale e comunale.
La revoca in autotutela oltre che doverosa risulta una formidabile opportunità per eliminare gli equivoci insorti e porre fine alle continue polemiche alimentate dai comportamenti adottati dalla Soprintendenza, dai Ministeri (a tale proposito suggerirei una verifica sulle procedure di rilascio della VIA o della VAS? e sulla militarizzazione dei processi che non hanno tenuto in alcun conto il PRG del porto), della Regione Siciliana (che ha concesso terreni demaniali nella disponibilità dell’ASI ma, certamente, non di sua proprietà) , dal presidente e dalla giunta provinciale che, come noto, hanno agito in evidente contrasto con le ripetute deliberazioni del consiglio provinciale unico e legittimo portatore delle prerogative assegnategli dalla legge istitutiva.
Alessio Lattuca
Presidente Confimpresa Euromed
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vi prego, non mollate con le vostre iniziative, per una nuova Italia, attenta al suo territorio e più onesta..