A Bologna il prossimo 9 novembre Promoverde organizza un convegno sui nuovi ruoli dell’Agricoltura, un’agricoltura multifunzionale con un ruolo da protagonista nella gestione del territorio.
Ospitiamo volentieri un contributo di Gianluca Cristoni, Presidente nazionale di PromoVerde
Epocale, rapido e irripetibile è il cambiamento che ha caratterizzato il mondo globalizzato nell’ultimo decennio, ha incoraggiato la digitalizzazione di massa e inciso nei processi produttivi, in quelli di conoscenza fino a quelli di socializzazione.
Il periodo storico che stiamo attraversando ci sottopone a sfide impegnative, non ultima l’emergenza ambientale, abbiamo un’occasione irripetibile e concreta per iniziare un processo di mutazione, ridefinendo bisogni, abitudini, attività in base a nuove condizioni.
Le questioni da affrontare sono evidenti, spaziano da necessità personali alimentari, di sussistenza economica ed energetica del singolo a problematiche via via di più ampio respiro quali quelle legate al paesaggio piuttosto che alla gestione dei rifiuti o alla scarsa sostenibilità degli attuali modelli di consumo, alle emergenze sociali.
Una delle soluzioni risiede nella capacità di collegare attori antichi con esigenze sociali, produttive e culturali nuove che possono dare valore aggiunto al mondo agricolo, che deve dare una risposta alle nuove esigenze di sostenibilità ambientale della gestione delle risorse del pianeta.
Il futuro del nostro Paese non può prescindere dalla valorizzazione del territorio in tutte le sue componenti; l’attuale sottrazione di superfici alle coltivazioni, dovuta alla cementificazione (oltre 100 ettari al giorno secondo i dati I.S.T.A.T.), da un lato abbatte la produzione agricola dall’altro aumenta esponenzialmente il rischio idrogeologico, che ogni anno costa, in danni, miliardi di Euro oltre che vite umane, come evidenziato recentemente dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
Serve un grande piano di manutenzione per il territorio, bisogna sollecitare la progettazione e la costruzione di un nuovo habitat, ponendo l’impresa agricola al centro dello sviluppo e fissando intorno a essa i meccanismi della costruzione del paesaggio.
Queste valutazioni impongono una riflessione sul significato attuale del mondo agricolo e della sua percezione non solo a livello economico ma anche sociale: la gestione del paesaggio, il mantenimento dell’equilibrio ambientale e idrogeologico, la conservazione del suolo sono così diventati ruoli attribuibili legalmente e formalmente , sia pur in in assenza di un riconoscimento formale, anche all’impresa agricola, che più di altre può operare per ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente.
La nuova agricoltura non si limita alla semplice produzione di materie prime a scopo alimentare, ma punta a integrare in un più ampio quadro d’insieme una serie di funzioni e servizi aggiuntivi a beneficio dell’intera società: questo è, in sintesi, il senso dell’idea di agricoltura multifunzionale, che da qualche anno si sta affermando come uno dei principali orizzonti di riferimento per l’evoluzione futura del mondo agricolo.
Il settore dell’agricoltura, infatti, assicura in Italia la gestione di circa 17 milioni di ettari di terreni e il presidio degli aspetti ambientali, paesaggistici e culturali: oltre il 60% del nostro territorio è occupato dalle coltivazioni agricole.
Sono gli agricoltori che si prendono cura del territorio con il loro lavoro quotidiano, prevenendo anche disastri ambientali spesso riconducibili a situazioni di degrado, a interventi poco rispettosi dell’ambiente e in misura sempre maggiore a fenomeni di abbandono e di incuria.
Si stima che negli ultimi quarant’anni tali fenomeni abbiano determinato una riduzione del 30% della sua capacità di ritenzione e di regimazione delle acque, accrescendo significativamente da un lato le situazioni di rischio idrogeologico e dall’altro le aree a rischio desertificazione, con la scomparsa pressoché totale del suolo (inteso come terreno coltivabile), come hanno tristemente ricordato le recenti alluvioni in Veneto, Liguria, Sicilia, Calabria, Campania e Toscana.
I dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente indicano che circa il 10% del territorio nazionale sia a rischio idrogeologico, di cui il 4,1% vulnerabile da alluvioni, e che circa 6.663 comuni presentino aree ad elevata criticità idrogeologica.
In questo modo, l’azienda agricola multifunzionale assume il ruolo di gestore del territorio, con ricadute sull’ampliamento delle sue opportunità lavorative e di business; si realizza così una vera e propria ridistribuzione delle responsabilità di gestione del territorio che vede coinvolto il mondo agricolo.
Le imprese agricole che operano nel settore dell’agriturismo, in quello dei servizi ambientali, di tutela del territorio, del paesaggio e di servizio alle persone e alle comunità, quando coinvolte nella gestione del territorio vedono valorizzate le capacità imprenditoriali e possono trovare grandi opportunità in questi ambiti, riprogettando il proprio ruolo nel futuro, valutando opzioni diverse da quelle fino a ora praticate e utilizzate
Siamo di fronte a una nuova cultura, a una nuova visione, a un up-grade tutto naturale che sollecitano imprenditori, aziende, amministrazioni pubbliche, progettisti verso nuove forme di riorganizzazione del territorio e fanno considerare la natura, l’agricoltura e i processi di produzione alimentare quali elementi connessi ai centri urbani, indispensabili per il mantenimento di una sussistenza equilibrata.
A cura di Gianluca Cristoni, Presidente nazionale di PromoVerde
Questi temi verranno affrontati nel Convegno “Territori rurali a rischio: proposte per un governo integrato degli ambiti fragili” del 9 novembre 2012 a Bologna.
Scarica la locandina del convegno (formato pdf, 700 kb) >
concordo in linea generale con quando viene detto su quello che dovrebbe essere il ruolo degli agricoltori, ma ahimè viene sempre meno, proprio sul versante idrogeologico: troppi fossi importanti, che superficialmente portano l’acqua negli scoli di bonifica, vengono tombati (chiusi)con la posa in opera dei dreni. Le norme e regole in materia andrebbero fatte rispettare da parte dei Comuni. Troppo spesso vengono meno i diritti di servitù…..
Sono contenta che sia finalmente riconosciuto il valore dell’agricoltura e dei suoi operatori per salvare il territorio dal dissesto idrogeologico.