Il paesaggio della Val d’Elsa è di nuovo sotto attacco: dopo anni di lotte civiche contro le speculazioni edilizie che hanno portato alla demolizione di costruzioni abusive e al rinvio a giudizio di amministratori e costruttori, ora è la volta della geotermia.
Il Piano Energetico della Provincia di Siena afferma chiaramente che non è necessario produrre altra energia geotermoelettrica, e l’analisi è confermata dall’Assessore Bramerini che pochi giorni fa ha spiegato come il principale obiettivo energetico sia quello di produrre calore.
L’indirizzo provinciale si scontra però con le concessioni per le prospezioni geotermiche che la Regione Toscana ha rilasciato – nella zona di Casole d’Elsa, Colle Val d’Elsa, San Gimignano, Radicondoli e Castelnuovo Val di Cecina – ad una società canadese che intende realizzare centrali geotermiche per produrre tra 50 e 100 MW di elettricità.
Gli abitanti della zona considerano questa inizitativa imprenditoriale una iniziativa puramente speculativa, dal momento che altra energia geotermeoelettrica non serve; inoltre, nelle zone rimaste intatte di quei comuni, i residenti hanno sviluppato un’economia legata al turismo e all’agricoltura che ha prodotto reddito, posti di lavoro, qualità della vita e prodotti enogastronomici di altissima qualità. Questo micro-circuito economico virtuoso – grazie alla riqualificazione dei poderi – ha inoltre, , innalzato enormemente il valore economico degli immobili, creando una ricchezza che viene reinvestita in economia del paesaggio.
Sul territorio sono presenti anche eccellenze turistiche, quali ad esempio il borgo di Castello di Casole, la Suvera e altre strutture che richiamano turisti da tutte le parti del mondo.
Ora, questo patrimonio rischia di andare parzialmente in fumo!
Se ne è parlato il 6 Novembre in un seminario a Firenze, un incontro in cui è stato mostrato uno studio che indica come l’attrattiva – dunque la consistenza economica stessa – di un’impresa e/o di un bene il cui valore sia inscindibilmente collegato all’integrità del paesaggio di cui fa parte, possa andare perduta in ragione di elementi di perturbazione paesaggistica e come, sulla base dei modelli considerati, nessuna forma di mercato sia effettivamente in grado di ripristinarne i valori originari.
Nel convegno è stato suggerito di studiare la possibilità di produrre una quantità equivalente di energia, sotto forma di calore (come richiesto dalla Regione) per mezzo di una rete di piccoli impianti domestici in luogo delle grandi centrali proposte dalla multinazionale canadese.
La consapevolezza dei rischi derivati da due economie in contrapposizione – una ben radicata nel territorio e rispettosa del paesaggio e l’altra di natura speculativa e portatrice di elementi di inquinamento paesaggistico – ha indotto i cittadini della zona, i numerosi clienti degli agriturismi, a raccogliere firme per chiedere l’apposizione di vincoli paesaggistici per un’area da considerarsi tra le più belle e meglio conservate di tutta la Toscana. Tanto più che il territorio di Casole d’Elsa è l’unico, tra tutti quelli interessati dalle iniziative geotermiche, a non possedere altri vincoli se non quello relativo al centro storico e ad una piccola parte della Montagnola Senese, in assenza di alcuna area naturale protetta.
Al fine di poter condurre uno studio paesaggistico che documenti e argomenti inoppugnabilmente la richiesta dei vincoli, i cittadini di Casole d’Elsa e dintorni si sono autotassati per commissionare un’analisi completa del paesaggio locale: il risultato dello studio, liberamente consultabile sul sito casolenostra.org, è stato presentato in un convegno a Casole d’Elsa il 26 maggio 2012, a cui gli Amministratori Comunali non si sono fatti vedere.
A dispetto dell’ostilità dei politici, in tre settimane sono state raccolte più di 1000 firme, ma l’obiettivo del Comitato per la Difesa della Toscana e della sua economia è quello di raggiungere 2000 firme entro Natale: il comitato invita quindi tutti i cittadini interessati a difendere il paesaggio, la sua storia, la sua cultura e l’economia ad esso legata, a firmare la petizione in italiano o in inglese.
Che cosa dobbiamo ancora aspettare per tutelare il nostro territorio, il nostro paesaggio? Non bastano i disastri di questi giorni, per non parlare di tutti gli altri?
E’ veramente insopportabile ormai il costo di dolori, perdite di case, affetti, vite,e in denaro sonante che la ingordigia e l’incuria provocano alle nostre regioni, a paesi che con la loro bellezza potrebbero regalare tesori e non solo “spirituali”