Torniamo a parlare di cemento ma questa volta in termini piuttosto insoliti: cemento fantasma. Non è un ossimoro ma realtà. Moltissime sono le costruzioni – spettro, quelle che non finiscono mai e che rimangono in stato di abbandono durante la fase di costruzione fino a sembrare vere e proprie città fantasma.
Come è già stato detto precedentemente, in Campania sono numerose non solo le città-spettro come quelle dell’omonimo articolo su Baronissi, ma esistono anche numerosi palazzi fantasma ovvero scheletri di edifici, di qualsiasi forma e grandezza, che appesantiscono e imbruttiscono il paesaggio infinitamente.
Sono presenti in tutta la regione, dal comune più grande al più piccolo, lungo le autostrade o le strade di periferia. Spesso, sono difficili da fotografare perché non ci sono posti in cui portesi fermare con l’automobile oppure sono difficilmente raggiungibili a piedi. Alcuni complessi sembrano quasi ultimati altri sono un vero e proprio scheletro di ferro arrugginito e, ovviamente, cemento.
In alcuni casi i palazzi in fase di costruzione vengono venduti prima di essere ultimati, altri hanno già un fine prestabilito ad esempio case di riposo per anziani, hotel eppure questi edifici infiniti sono soliti abbandonare misteriosamente il loro fine ultimo per diventare veri e propri parassiti del paesaggio.
Hanno vita lunga, lunghissima, molti abusano del nostro suolo da più di dieci anni ma gli amministratori, invece di prendere seri ed adeguati provvedimenti per demolirli, preferiscono abbandonarli agli agenti atmosferici e al deterioramento graduale.
Inoltre, piuttosto che utilizzare fondi per abbattere questi scheletri di cemento e riqualificare la zona in cui si trovano, si preferisce porre l’attenzione su nuovi progetti di costruzione ambigui poiché non si sa mai se verranno portati a termine oppure no.
Nella migliore delle ipotesi, cioè l’ultimazione dei nuovi progetti di costruzione, avremmo come risultato il raddoppio dei complessi edilizi in un periodo di crisi e di forte emigrazione, per cui non è sicuro che questi locali vengano venduti e/o tenuti in condizioni adeguate. Nella peggiore delle ipotesi, invece, avremmo solo imbruttito il nostro territorio. In entrambi i casi, avremmo appesantito il suolo dimenticandoci che la natura ha un’incredibile potenza. Frane e allagamenti sono una normale, ovvia, conseguenza della costruzione selvaggia. Bisognerebbe evitare l’edificazione di nuovi complessi laddove ce ne sono molti altri da demolire, sarebbe necessario bilanciare intelligentemente il piano regolatore creando un’adeguata proporzione tra natura e cemento prima che esso diventi quello che in parte è già da considerare un piano sregolatore, portatore di pericolosi rischi ambientali.
I 50 km (ovvero il Paese Sordo)
Qualcuno mi dica cosa ci sia di “furbo” nel costruire queste opere e rimanere poi bloccati per anni e anni, sotto il governo della “zona grigia”.