Da Zero Branco ci arriva la segnalazione dell’ennesima controversia tra chi vuole conservare il proprio posto di lavoro e chi lotta perché il territorio dove risiede non sia oggetto di attività industriali pericolose sia per la salute sia per l’ambiente.
A scioperare sono i 120 dipendenti della Mestrinaro srl, azienda locale che ha tra le sue attività estrazione e movimentazione terra e riutilizzo inerti e sottoprodotti industriali, che vorrebbe inglobare tra le sue occupazioni il trattamento di rifiuti speciali e la realizzazione di un laboratorio per la trasformazione del cromo esavalente in trivalente. Ad appoggiare i lavoratori anche alcuni esponenti dei sindacati locali secondo cui ” i posti di lavoro sono a rischio; i lavoratori sono preoccupati perché se il progetto non dovesse andare in porto, l’esposizione infrastrutturale alla quale l’azienda si è esposta, potrebbe portare alla perdita di tutti i posti di lavoro”.
L’azienda peraltro aveva già ricevuto un doppio stop dal consiglio di stato, come riportava il quotidiano ” La vita del Popolo” dello scorso 12 gennaio:
Stare uniti e impegnarsi insieme per difendere il bene comune è la strada vincente. Ne sanno qualcosa i cittadini di S. Alberto di Zero Branco che, sotto l’albero dello scorso Natale, hanno trovato un regalo quasi insperato che ha ridato loro la fiducia nelle istituzioni e nella giustizia: il Consiglio di Stato ha, infatti, bocciato per la seconda volta l’ampliamento dell’impianto di trattamento rifiuti speciali della ditta Mestrinaro a Zero Branco, annullando così anche la delibera della giunta regionale del 26 gennaio 2010 che lo autorizzava…Due volte (nel 2009 e nel 2011) davanti al Consiglio di Stato e due volte bocciato.Su un’area di circa sei ettari adiacente alla sede in Bertoneria, la ditta prevedeva di erigere tre capannoni, oltre ad un deposito temporaneo di rifiuti ed a impianti per il trattamento dei materiali. Ma nel piano regolatore, le aree in questione si trovano in zona agricola. Non bastasse. Il Consiglio di Stato ha accolto anche la contestazione del Comune nei confronti della Regione, “per non aver consentito – dice la sentenza – la partecipazione di un rappresentante dell’Amministrazione al gruppo di lavoro istituito per l’istruttoria del riesame del progetto” che, per le sue conoscenze locali, avrebbe potuto contribuire a far rilevare le peculiarità urbanistiche dell’area, una delle poche dove si produca il Radicchio Rosso Igp e vanto del nostro Paese.
In prima linea per contrastare i progetti della Mestrinaro, c’è anche il Primo Cittadino di Zero Branco, Mirco Feston, che sul quaotidiano ” La Tribuna” del 6 dicembre così si esprime:
“I lavoratori della Mestrinaro sono strumentalizzati…ai sindacati dico di informarsi meglio, lo Stato ha ritenuto i capannoni costruiti incompatibili con il piano regolatore e quindi illegittimi, non hanno alcun titolo autorizzativo. Se c’è una regola che prevede che prima di costruire servano i titoli questo principio va rispettato. In pendenza del ricorso al Consiglio di Stato la Mestrinaro non ha mica aspettato a costruire, forti dell’amicizia con il potere hanno deciso di costruire comunque i loro 70 mila metri cubi…l’attività attuale della Mestrinaro nessuno intende metterla in discussione, mi ritengo però contrario all’ipotesi di realizzare nell’area, nel bel mezzo dell’abitato un’impianto per la lavorazione e la riconversione di rifiuti pericolosi”.
Critica anche la posizione del Partito Democratico locale secondo cui “la stessa Mestrinaro dichiara che le sostanze che andrebbero trattate hanno azione tossica, cancerogena e sono fonte di mutazione genetiche.”
La zona dove sorge la Mestrinaro è anche rinomata per la sua produzione di radicchio rosso Igp e l’apertura di un impianto così strutturato comporterebbe lo svilimento dell’attività agricola, importante per l’economia locale, e il deprezzamento dei terreni adiacenti. Inoltre vi è anche una criticità idrica con pericoli di sversamento nel vicino fiume Dosson (affluente del Sile) e il pericolo di inquinare i pozzi degli abitanti di Zero Branco, compromettendo il rifornimento idrico dato che essi sono tutti privi di acquedotto.
Inoltre l’attività provocherebbe l’aumento del traffico pesante su piccole arterie stradali di campagna che comporterebbe la diffusione di polveri e rumori.
Insomma pur manifestando la piena solidarietà ai lavoratori dell’azienda zerotina, ci sono forti perplessità sulla questione. Salute e ambiente contro la conservazione dei posti di lavoro: usando una esagerazione potremmo definire la Mestrinaro, una “piccola Ilva”.
Sempre il quotidiano locale “La Tribuna” così conclude: “L’iter autorizzativo per l’ampliamento della Mestrinaro con un impianto di recupero inerti è ripartito l’anno scorso: stando a quanto dichiara il presidente della commissione V Silvano Vernizzi dovrebbe concludersi entro natale o ai primi di gennaio 2013.”