Campo fotovoltaico di 30 ettari minaccia uno degli ultimi tratti incontaminati di costa laziale

Un campo fotovoltaico di 30 ettari potrebbe essere realizzato su uno degli ultimi tratti incontaminati di costa laziale. Minacciata una vasta area d’alto valore paesaggistico, naturale e storico tra l’antico sito archeologico etrusco di Pyrgi , il castello dell’XI secolo di S. Severa e la Riserva Naturale Regionale Macchiatonda.

Proprio lì. Con tutti i luoghi degradati che ci sono in giro, le aree industriali dismesse da riconvertire e riqualificare, i tetti delle migliaia di capannoni o dei palazzoni orridi e vuoti che vengono realizzati nonostante non ci sia mercato, i parcheggi e le stesse aree urbanizzate, un gigantesco campo fotovoltaico potrebbe essere realizzato proprio seppellendo definitivamente una delle poche aree selvagge del Lazio, “che presenta gli ultimi caratteri delle piane salmastre della maremma tosco laziale”, come sottolineato da Francesco Mantero, geologo e naturalista impegnato da anni per la difesa dei residui ambienti naturali del litorale romano.

“La zona interessata”, puntualizza Mantero, “risulterebbe essere il tratto costiero a sud del castello di S.Severa, nei pressi di S.Marinella e dell’adiacente area archeologica di Pyrgi. Si tratta di un vasto ambiente che potremmo definire naturale, nel senso che non è stato trasformato da interventi edilizi o agricoli”. Il luogo esatto su cui potrebbe essere realizzato il progetto, è un’area attualmente adibita a “Centro Esperienze Esercito”, un poligono delle Forze Armate, ed è circondato da siti d’altissimo valore storico, paesaggistico e naturalistico.

“Da nord, in rosso nella foto (vedi a fianco), il comprensorio del castello di S. Severa e dell’area archeologica, d’origine etrusca, di Pyrgi; poi, in giallo, l’area del poligono su cui dovrebbe essere realizzato il campo fotovoltaico e, in viola, la Riserva naturale regionale di Macchiatonda; infine, in verde chiaro, l’ex aeroporto di Furbara”.

Quattro zone che compongono un meraviglioso mosaico di identità, cultura e natura, meritevole di ospitare una grande area protetta, da tramandare alle future generazioni. Un progetto, quello di un campo fotovoltaico così esteso che potrebbe essere altamente impattante e invasivo per il territorio. “La realizzazione di campi fotovoltaici estesi”, prosegue il geologo, “costituisce un vero e proprio intervento edilizio con spianamenti, stradelli di servizio, canalizzazioni per reti e una manutenzione continua spesso a base di diserbanti. In sostanza la fine per quell’ unico, ultimo habitat studiato da molti ricercatori ed in particolare da insigni botanici del Dipartimento di biologia Vegetale de La Sapienza che più volte ne ha segnalata l’ importanza”. Le aree dei poligoni militari, pensiamo solo, nel Lazio, al comprensorio di Torre Astura e a quello di Monteromano, costituiscono ambienti non trasformati dal cemento e dall’ agricoltura intensiva, proprio per il loro regime di “servitù” cui sono sottoposti. La loro ventilata “dismissione” rischia di svegliare i soliti “appetiti”.

Un tesoro, quello rappresentato dall’area in questione, già inserito nel 1992 come proposta area protetta nel piano parchi adottato dalla Regione, purtroppo non ratificato dal Consiglio ma comunque costituente uno strumento di indirizzo, da salvare, quindi, da ogni appetito speculativo, “per la grandissima valenza naturalistica, fauna migratoria soprattutto, culturale, come esempio unico di centro etrusco-punico e colonia romana, paesaggistico, essendo l’ultima piana costiera ai piedi dei monti della Tolfa non urbanizzata e ludico-educativo, per la possibilità di escursioni, educazione ambientale, sport, balneazione, gite a cavallo, e molto altro”. “L’energia solare”, conclude Mantero, “è benedetta, ma ciò non significa che dobbiamo riempire di pannelli le ultime aree agricole o gli ultimi habitat naturali. Usiamo parcheggi, aree industriali, i tetti dei capannoni, dei palazzi, o le stesse aree urbanizzate nei poligoni militari, come in Germania, dove utilizzano le piste degli ex aeroporti militari, ma non i prati salmastri rifugio di migratori”.

Le energie rinnovabili, comprese le centrali a biogas che iniziano a prosperare un po’ ovunque anche dove la materia prima per alimentarle non c’è, devono essere utilizzate nell’interesse collettivo, salvaguardando il bene comune, la qualità della vita di tutti e preservando territori, ormai, quasi del tutto esauriti e urbanizzati. Altrimenti è sempre la stessa storia.

Marco Bombagi
Salviamo il Paesaggio – Coordinamento Romano

7 commenti

  1. Qui nel Veneto avevamo la stessa situazione ma attraverso delle associazioni di categoria,Coldiretti,Latterie Venete,Consorzio Asiago ,Legambiente ed altri abbiamo presentato una proposta in Regione, che è stata poi approvata ,la quale vieta ,per gli impianti fotovoltaici,l’uso del terreno agricolo e comunque essi non potranno più essere posizionati a terra.

  2. Sono d’accordo con l’articolo e con ciò che dice Maurizio Cannavò due post sopra sull’agricoltura da rilanciare. L’agricoltura rende poco perchè compriamo cibo spazzatura, che costa troppo poco, dove spesso i lavoratori sono schiavi;ci vuole un piano nazionale e leggi apposta.

  3. i finanziamenti e gli incentivi devono essere bloccati per le centrali fotovoltaiche ed eoliche, come debbono essere subito eliminati quelli che finanziano le energie elettriche assimilate prodotte da inceneritori, raffinerie, etc, e ora Clini vuole aggiungere i cementifici.
    Questi incentivi vengono finanziati dalla nostra bolletta elettrica (voce A3 oneri di sistema o come diavolo si chiamano visto che è impossibile rintracciare la relativa voce sulla bolletta)
    In effetti nel decennio 2000/2009 il GSE ha versato ai produttori di assimilate oltre 33 miliardi di euro e alle rinnovabili circa 12 miliardi di euro. Attualmente il rapporto è 1/5 alle rinnovabili e 4/5 alle assimilate.
    Non ho letto di iniziative di associazioni dei consumatori in materia e mi sembra assurdo e beffardo finanziare con la mia bolletta gli inquinatori, gli speculatori e le mafie.
    E poi, come una ciliegina, sugli inceneritori, sulle raffinerie che producono elettricità con scarti di lavorazione, sulle discariche, vige il segreto di stato che impedisce anche i controlli delle ASL e dei vigili del fuoco.

  4. La prima emergenza ambientale con imponenti ricadute socio-economiche a breve medio termine è il consumo irreversibile di TERRITORIO a fini speculativi di edificazione selvaggia abitativa, di servizi e finte soluzioni energetiche.

    Il Bel Paese si va tristemente degradando a sozza, violenta, oscena periferia urbana omologata dove il territorio viene inteso come landa da conquistare per speculazioni cemento/asfaltatorie e adesso l’assalto ai rari terreni fertili con i finti ecologisti di terrifficanti distese di pannelli a terra: viscide sirene incantatorie del prendi i soldi e scappa contro un’ agricoltura sempre più difficile e a scarso reddito , MA INSOSTITUIBILE .

    L’agricoltura va protetta e sostenuta alla faccia del liberismo demenziale: se lasciata sul mercato ci ritroveremmo il bel paese definitivamente massacrato svilito in totale e capillare dissesto idrogeologico. La bellezza e il paesaggio sono il frutto millenario del lavoro agricolo, bastano pochi anni di abbandono per distruggere il cesello e la fatica del lavoro e della speranza di milioni dei nostri antichi e vecchi avi. Dopo forti piogge , subito grandi frane, senza il controllo costante e minuto del territorio.

    L’armonia e gli ampi panorami delle campagne, dei colli, dei prati, dei
    terrazzamenti delle fattorie , dei borghi, delle città d’arte, verrebbe
    spazzata via dall’orrore di strade, cemento, sterrati riarsi e luridi, plastica, ORRENDE DISTESE DI PANNELLI FOTOVOLTAICI e relativi accessori permanenti e deprimenti per km gli antichi paesaggi italiani,
    antenne, recinzioni, auto gonfie di telelobotomizzati tronfi della loro
    ignoranza, fanatismo spocchioso di ignorantoni, squallore delinquentogeno (già realizzata in gran parte in quella che era una delle meraviglie storiche: la Campagna Romana di Goethe e dei Romantici, ora misero susseguirsi di pacchiani agglomerati suburbani non solamente e genericamente brutti, ma globalizzati, spersonalizzati, omologati verso l’infimo, incattiviti dalla famelica voglia rapinosa dell’apparire e soprattutto senza storia e dignità).

    L’agricoltura è importante non solo per le sue produzioni ma anche per il complesso, silenzioso e non retribuito lavoro di controllo e gestione del territorio, dalla regimazione delle acque, alla conservazione delle aree verdi di pregio, immenso patrimonio ambientale, culturale e storico del Paese. Un calcolo del valore di questa multifunzionalità porta a cifre astronomiche che nessuno sarebbe in grado di sostenere, in un processo difficilmente reversibile (adattato da Franco Scaramuzzi -254° anno Accademia dei Georgofili)

    L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio. Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata seppellita sotto il cemento.
    La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.

    PANNELLI FOTOVOLTAICI SOLO SUI TANTI TROPPI ORRIDI TETTI DI CAPANNONI CHE HANNO UCCISO LA VOGLIA DI ALLUNGARE LO SGUARDO VERSO L’ORIZZONTE

    BASTA FINANZIAMENTI PUBBLICI PER LA DEFINITIVA DISTRUZIONE DEL BEL PAESE IN NOME DELL’AFFARISMO ENERGETICO PSEUDO-VERDE

    Avidi e insaziabili, si sta DEVASTANDO DEFINITIVAMENTE E IRREVERSIBILMENTE il territorio di tutti, soprattutto dei nostri discendenti. IN NESSUN PAESE AL MONDO , tantomeno in Germania, si ANTEPONGONO interessi di pochi contro la catastrofe per tutti.

    Nessuna (finta) emergenza energetica giustifica che le più belle CAMPAGNE siano annullate da una colata di vomito nero….

    Ma il dramma più grande in questo disgraziato Paese è l’affossamento dell’agricoltura, e la demenza garrula di tutti ‘sti deficienti ignoranti arricchiti di considerare i preziosi terreni agricoli come spazio vuoto da “valorizzare” con tonnellate di vomito di cemento-asfalto

    ” L’agricoltura è importante ovunque ma in particolarissimo modo in Italia
    “non solo per le sue produzioni ma anche per il complesso, silenzioso e non
    retribuito lavoro di controllo e gestione del territorio, dalla regimazione
    delle acque, alla conservazione delle aree verdi di pregio, immenso patrimonio
    ambientale, culturale e storico del Paese. Un calcolo del valore di questa
    multifunzionalità porta a cifre astronomiche che nessuno sarebbe in grado di
    sostenere, in un processo difficilmente reversibile” (da Franco Scaramuzzi,
    Accademia dei Georgofili)

    1. L’agricoltura deve essere rilanciata e bisogna trovare i modi perchè essa torni ad essere praticata come attività. Essa è l’unico possibile rimedio all’abuso contro il territorio che sta distruggendo tutte le regioni.
      Il territorio agricolo già scarso nel nostro paese viene devastato da una continua e spesso inutilizzata cementificazione con una leggerezza che tocca la follia considerando che una volta posto in essere il cemento diventa un male che non si toglie più facilmente ma rispetto al quale ci vuole una bonifica estremamente costosa e difficile.(da Maurizio Cannavò, Salviamo il Paesaggio Genova)

  5. l’agricoltura certamente non rende molto ma perdere aree pianeggianti e fertili e tenersi zono scoscese,pietroseesenza irrigazione non fa che peggiorare la situazione.

  6. Penso a quanti capannoni potrebbero essere utilizzati; coperture di parcheggi, pergolati, strade ed altre infrastrutture. Perchè deturpare il territorio e renderlo inutilizzabile per almeno 20 anni?

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