L’avvocatura del Consiglio di Stato accoglie i ricorsi contro la realizzazione dell’impianto eolico del Monte Mindino: confermata la posizione contraria espressa in conferenza di servizi nel 2010 e dal consiglio dei ministri nel 2011, dichiarando pertanto non realizzabile il progetto.
È una sentenza storica quella del Monte Mindino, non soltano per il suo carattere “locale” ma, soprattutto, per le conseguenze che avrà nei confronti di attuali e futuri progetti che insistono sulle dorsali alpine e appenniniche.
Si è trattato a tutti gli effetti di una vicenda molto complessa, nella quale gli interessi economici dell’iniziativa privata si intrecciavano alla necessità regionale e nazionale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili all’interno di una delicata situazione ambientale ed ecologica, tra i Comuni montani di Garessio, Viola e Pamparato. L’impianto eolico del Mindino, se fosse stato autorizzato, avrebbe rappresentato il primo grande impianto ad alta quota delle Alpi. La lunga storia si chiude in questi giorni, Gennaio 2013 con la sentenza del Consiglio di Stato che accoglie i ricorsi del Ministero e della Regione Piemonte, e boccia definitivamente il progetto, confermando che sono tuttora validi alcuni principi di diritto e alcuni vincoli specifici di tutela che avevano tentato di essere messi in discussione nella precedente sentenza del TAR Piemonte; primo fra tutti il “vincolo di inedificabilità sui crinali alpini” del Piano paesaggistico regionale (art. 13, Aree di montagna, comma 9).
Una sentenza che porta giustizia e chiarezza a livello locale ma, speriamo, possa servire come riferimento per preservare il futuro dei crinali alpini e prealpini del basso Piemonte e confinali con la Liguria, dal Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo fino ai rilievi alpini delle Alpi Marittime e Liguri. Tutti questi territori alpini ed appenninici sono oggi “minacciati” da progetti che rischiano di trasformarli in una successione di torri eoliche, da una moltitudine di proposte ubicate a quote elevate, dove gli impatti sono generalmente alti e il rapporto costi/benefici sfavorevole.
Siamo certi che gli amministratori ed i funzionari locali, provinciali e regionali dovranno riferirsi a questa sentenza e promuovere urgentemente delle linee guida per i nuovi impianti eolici e per la localizzazione dei siti adatti ad ospitarli; è ormai chiaro che le conseguenze possono essere diverse da un luogo all’altro e che l’impatto di questi progetti sui crinali è massimo quando sommato ad altri effetti negativi (si pensi a quelli sull’avifauna) e dunque l’aspetto visivo, per quanto possa essere importante, non è l’unico da considerare.
Leggi la sentenza ufficiale dell’Avvocatura dello Stato >
Purtroppo non riesco a gioire come molti altri per questa notizia. Non riesco affatto a capire come le pale eoliche, che rappresentano tra le più efficienti ed economicamente valide forme di energie rinnovabili, possano essere avversate da un movimento come questo. Non possiamo continuare a raccontarci la favola che solo aggiungendo dell’isolante alle pareti delle nostre case (quanto sono poi i condomini in cui si riesce effettivamente a farlo) e mangiando frutta biologica a chilometro zero riusciremo a risolvere i problemi energetici italiani. Le quantità in gioco sono molto diverse e chi non ne tiene conto ha una visione distorta della realtà.
Le pale eoliche hanno certamente un impatto visivo, ma anch’io preferisco questo oggetto snello e dinamico, che svetta su un crinale di una montagna, rispetto agli enormi serbatoi di gasolio appoggiati alle pendici di molte colline italiane. Tanto più che una pala eolica può essere smontata e rimossa riportando l’area praticamente al suo stato primigenio, cosa che può avvenire con poche altre strutture. Dobbiamo scegliere e non possiamo fare a meno di entrambe.
La nostalgia dell’età dell’oro è un bellissimo topos letterario, di cui si scriveva già un paio di millenni fa, ma ricordiamoci che quell’epoca non è mai esistita. L’ottimo è il nemico del buono, e mi sembra che in Italia, sforzandoci alacremente per ottenere il primo, finiamo spesso per non raggiungere neanche il secondo.
Ottimo datemi una mano stiamo costruendo un comitato ambientalista e presto aderiremo anche a salviamo il paesaggio, vorrermmo batterci contro il parco eolico propgettato sull’appennino tirrenico in provincia di cosenza, nei comuni di San Marco A. e Mongrassano. I comuni sono in intrepida attesa per le royalty
che ammonterebbero a 70.00 euro l’anno per 10 anni. Il “parco” sarebbe composto da dodici pale da 150m. fuori tutto.
Se volete siamo a disposizione per pubblicare un articolo! redazione@salviamoilpaesaggio.it
70 mila euro? una miseria per 12 macchine da almeno 3 megawatt, produzione attesa circa 70 milioni di kWh/anno, ricavo circa 8 milioni di euro/ anno, anche solo con il contributo al 3% fanno 240 mila euro/anno
L’energia è un business che fa circolare enormi capitali che coinvolgono molteplici soggetti, società, banche, amministratori. Per altro verso dobbiamo essere consapevoli che l’energia è la “spina dorsale” della nostra struttura sociale. Dobbiamo decrescere e risparmiare ma senza energia è impensabile mantenere una qualità della vita dignitosa. Per questi motivi la politica, a partire dal livello nazionale, non è in grado di prendere nessuna decisione… dovrebbe decidere e spostare dei soldi e dei privilegi! Dovrebbe incentivare il risparmio e poi decidere quanta energia ci serve comunque e decidere come produrla con l’obiettivo a medio termine dell’indipendenza energetica! I paesi nord europei hanno già questi programmi! Senza tutto questo è tutto discutibile! Piantare pale eoliche sulla dorsale alpina è criminale? Certamente all’interno di parchi ed aree protette, ma attenzione a sbarrare ogni opportunità. Guardiamoci in faccia, cosa facciamo poi realmente per affrontare il problema? E intanto dobbiamo mandare i militari in Mali e in Iraq per mantenere una credibilità ai tavoli internazionali dove si giocano le partite energetiche! Lasciamo da parte l’ipocrisia e apriamo la discussione, non basta dire NO. Gradisco ogni contributo.
Ci sono molte aree montane che dovrebbero essere protette e non lo sono. Ma questa non è una valida ragione per devastare queste aree. Piantare pale eoliche sulle dorsali alpine e appenniniche è certamente criminale, perchè sono a disposizione altre aree in cui gli impatti sono infinitamente minori, per esempio le aree industriali dismesse.
La strada da seguire è in primis la massima incentivazione del risparmio energetico e degli interventi di efficientamento dei trasporti, delle abitazioni, delle aziende e delle industrie.
Poi si potrà pensare alla ulteriore produzione di energia, se necessario. Perch`bisogna rendersi conto che in Italia siamo in presenza di una forte sovrabbondanza di impianti per la produzione di energia eletrica. Quindi non c’è nessun bisogno di incentivare l’eolico industriale speculativo che sta devastando intere regioni e zone naturali (protette o non protette che siano), come non c’è nessun bisognio di incentivare il fotovoltaico sui campi e sulle aree verdi:
L’incentivazione deve essere riservata esclusivamente agli impianti per l’autoproduzione di energia, in modo tale da porre fine allo scempio speculativo mascherato da green economy.
Pale eoliche sulle aree industriali dismesse? Bello, se ci fosse il vento. Il motivo per cui vengono fatte sulle dorsali non è una perversione di rovinare paesaggi intatti, ma il fatto di avere una resa energetica sufficiente a pagare l’impianto, altrimenti ben vlentieri lo farebbero sulle aree industriali, tanti problemi logistici in meno! Ma siamo certi che non nascerebbe un comitato contrario anche in quel caso?
La sovrabbondanza di impianti di produzione di energia elettrica in Italia è nota (oltre il doppio della potenza di punta richiesta) ma è data da decine di centrali a turbogas che sono state follemente autorizzate dalla legge Marzano negli ultimi 10 anni, e ora non riescono a funzionare a regime perchè le rinnovabili gli hanno tolto la polpa.
E se devo scegliere preferisco vedere all’orizzonte una fila di torri eoliche che la ciminiera di una termoelettrica, anche solo per la salute…
Riprendiamoci le Alpi e monitoriamoli costantemente questi nostri”inconsapevoli” Amministratori!Del doman non v’è certezza!
Grandi. nelle Marche sono stati bocciati gli impianti del monte La Rocca (Fabriano) e Mezzano (Sassoferrato) grazie alla pubbliche petizioni ed all’impegno di comitati e cittadini.Questa è la vera democrazia diretta che abbatte le grandi inutili opere che finanziano mafie, consumano territorio vivo, pieno di microattività basate sull’ecoturismo, produzioni agricole biologiche, piccole attività recettive e rinascita di antichi borghi.
ciao Gildo, potresti mandarci ulteriori informazioni sugli impianti bloccati a Fabriano e Sassoferrato? (anche solo link ad articoli pubblicati)
Grazie! la mail è redazione@salviamoilpaesaggio.it