A Milano, città degli affari e del terziario, impressiona il numero degli uffici sfitti ed inutilizzati. Nonostante questo si continua a costruire. Meglio sarebbe censire e recuperare gli spazi esistenti, utilizzandoli per quello che serve di più: residenze a basso costo.
Una recente indagine sul patrimonio costruito destinato ad uffici nel territorio Milanese, ha diffuso dati sconcertanti. Stupisce il valore numerico, 1,5 milioni di mq di uffici inutilizzati tra Milano e hinterland, e ancor di più il simbolico quanto efficace paragone: stiamo parlando di 50 Pirelloni completamente vuoti!
Grandi numeri e grandi spazi: se al privato si aggiunge il patrimonio pubblico abbandonato costituito da ex aree industriali da recuperare, vecchi scali ferroviari ed anche cascine, si arriva a milioni di metri cubi.
Nella città dei tanti grattacieli progettati, ma ormai sempre più spesso obbligatoriamente ridimensionati, gli spazi vuoti hanno registrato un continuo aumento: circa 880 mila, più 75 % negli ultimi 5 anni (fonte BNP Paribas Real Estate). Al momento non c’è alcuna indicazione di inversioni di tendenza: il numero è destinato quindi a salire anche nel 2013.
La crisi economica ha ovviamente contribuito creando un indiscutibile calo di vendite e affitti. Nonostante la saturazione del mercato però i prezzi non si abbassano.
Ma la risposta alla situazione è di incredibile incoerenza: si mettono ancora in vendita nuove strutture (150.000 mq nel 2012) consumando inutilmente prezioso territorio.
Fortunatamente qualche proposta valida c’è: Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco del Comune di Milano, propone, in un intervento al TG3 regionale dello scorso 20 maggio, di riconvertire questo patrimonio inutilizzato. <<Perché il vero bisogno è quello di abitazioni a medio-basso costo>> sostiene.
Un analogo stallo delle vendite riguarda infatti anche le case di lusso. E’ fondamentale quindi non consumare nuovo suolo, dalla periferia cittadina ai comuni dell’hinterland: se c’è richiesta di abitazione, va soddisfatta con il patrimonio esistente favorendone l’occupazione. Ma gli opportuni strumenti economici e normativi per farlo in questo momento non ci sono ancora.
Come individuare questi spazi? Con il censimento del cemento, che è rivolto a unità immobiliari di qualsivoglia destinazione, destinate quindi anche a commercio e terziario.
Se le amministrazioni locali non si muovono, le associazioni posso attivarsi con auto censimenti. Un’interessante esperienza di questo si è svolta a Mantova dove i più eclatanti casi di spazio inutilizzato e di edifici abbandonati o incompleti sono stati mappati e segnalati con appositi cartelli.
Un’azione importante per constatare quanto spreco c’è vicino a noi e nelle nostre città. Uno spreco che aumenta sempre più, mentre il territorio libero continua inesorabilmente a diminuire.
Luca D’Achille
[…] alte torri nascondono alle spalle le gru dell’area EXPO: a parte una torre diventata hotel, tanti spazi risultano da tempo vuoti. Così come sono in affitto altri uffici in un edificio di più recente realizzazione sul lato […]
Buona idea quella di censire gli immobili vuoti: ci sono indicazioni?
Un gruppo di persone in ogni quartiere potrebbe realizzarlo.