Una lettera dall’Aquila dopo i disastri del terremoto e della ricostruzione


Un appello accorato che chiede rispetto per l’Aquila, per il suo territorio e per il suo paesaggio. Una voce che chiede rispetto soprattutto a quella parte di classe politica che al disastro del terremoto del 2009, ha aggiunto il disastro della post-ricostruzione, i cui “risultati” sono visibili ancora oggi.

 

Dalle pagine de “Il Centro”, una lettera di Antonello Ciccozzi del 19/04/2013

Stimato consigliere provinciale Pietrucci, caro Pierpaolo, siccome ci conosciamo ti do del tu; ti scrivo amichevolmente per la tua lettera su “Il Centro” dove parli del rilancio del territorio aquilano mettendo l’accento sulle “straordinarie attrattive paesaggistiche del comprensorio aquilano” sottolineando che “costituiscono un patrimonio da valorizzare e tutelare”, in “una prospettiva che deve riguardare, unitamente al paesaggio e alla montagna, anche i bellissimi borghi che punteggiano il territorio. Arte e natura, in definitiva, devono andare a braccetto, in un percorso volto alla promozione del territorio, allo sviluppo del turismo sostenibile”.

Alla lettura di queste tue parole sono trasalito: sono tanto condivisibili quanto lontane dalla prassi politica reale adottata da anni dal centrosinistra aquilano. Una prassi ­– sostanzialmente identica a quella del centro destra, sia chiaro – di predazione paesaggistica.

Prima di tutto: al Pd avevate in mente la visione che hai scritto qui quando il sindaco Cialente ha preteso di localizzare il progetto Case lontano dalla città, distruggendo boschi e campi coltivati, a Camarda, Assergi e via dicendo?

Ti prego, non dire che l’alternativa era solo la new town, perché le case per gli aquilani si sarebbero potute costruire massimizzando la prossimità all’Aquila, intorno alla città, senza necessariamente fare L’Aquila2 (che comunque, di questo scempio delle 19 doppie frazioni, sarebbe stata meglio).
Pensa: i servizi sarebbero stati quelli pre-esistenti nella periferia aquilana.

Invece ora, da quei micro-aggregati spalmati su un asse largo come il raccordo anulare di Roma, quindicimila persone sono costrette a ore di spostamenti quotidiani. Sempre in macchina chi ce l’ha; in esilio vecchi e bambini.

Pensa, tanto per dirne una: con la gente vicina alla città il mercato si sarebbe potuto seguitare a tenere in piazza Duomo. Quello sì che sarebbe stato un presidio identitario; che non c’è niente di più identitario – e di removibile – di un mercato.

A chi ha giovato fare quest’embrione di città diffusa, se non ai proprietari dei terreni intorno alla città, risparmiati così dagli espropri, e che ora si riempiono di cemento? Capisci che la scelta di mettere in campagna le case per i terremotati della città ha espanso nel contado il canone dell’orrenda periferia aquilana, portando alla deflagrazione un processo di urbanistica contrattata che abbrutisce da trent’anni il paesaggio? Te ne sei accorto?

Può essere che, mentre avete in mente le belle parole che scrivi, sotto la vostra amministrazione, la campagna aquilana (i “bellissimi borghi”) si sta riempiendo di ciarpame insediativo?

Ti sei accorto che ovunque sorgono capannoni? Che si pensa più consumare suolo che a ricostruire?

Cioè, le tue parole le condivido e te lo dico con simpatia: ma li vedi i fatti? Lo vedi che “il nostro territorio” (uso questa formula, con il pronome possessivo, tanto cara ai politici) sta diventando una discarica urbanistica? Lo sai che le discariche urbanistiche dopo un po’ diventano discariche sociali?

Te lo dico perché questi anni per motivi di ricerca ho visto dei posti molto brutti in Sud Italia. O meglio, quei posti erano bellissimi ma sono stati massacrati da scempi paesaggistici attuati da politici che, mentre bombardavano il territorio di cemento, parlavano di “rilancio”, “sviluppo turistico” e via dicendo. Con parole come le tue coprivano il rumore delle ruspe e delle betoniere. Ci hai fatto caso? non si è mai sentito un politico che dice: “vogliamo martoriare il territorio!”.

Sarà che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni” (lo diceva uno di sinistra, uno molto noto, direi che vale anche per le politiche paesaggistiche). Certo, tu sei in ballo da pochi anni, ma ti rispondo proprio per questo, nella speranza che in futuro ti comporterai diversamente dai colleghi che ti hanno preceduto, che hanno acconsentito al massacro di questo posto mentre a chiacchiere lo tutelavano.

Antonello Ciccozzi
Antropologo culturale, Università degli Studi dell’Aquila

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Il link al blog di Ciccozzi: La città nascosta

Il link dell’articolo: Ambiente e coerenza politica

Un commento

  1. Bella lettera! Questi politici italiani sempre falsi nei confronti dei cittadini sono la vergona nazionale, e sarebbe ora che venissero “rottamati”. La Nazione ne gioverebbe.

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