Ambiente in svendita? Dispiace dirlo, ma sono proprio le amministrazioni pubbliche a dare questo indirizzo. Il Comune di Appiano ad esempio, proprio in questi giorni ha chiesto di poter dissodare 22,6 ettari di bosco comunale per farne terreni agricoli. E’ una quantità clamorosa.
Fino a 15 anni fa una superficie simile avrebbe rappresentato il totale dei dissodamenti concessi dalla Forestale in un anno. Ma i tempi sono cambiati, molto. Dal 2010 un’altra amministrazione pubblica, la Ripartizione Foreste della Provincia, consente ogni anno di dissodare quantità superiori ai 100 ettari di bosco. Poi, lo scorso anno, il salto di qualità o quantità che dir si voglia.
Resa totale di fronte alle richieste del mondo agricolo; la Forestale autorizza il dissodamento di 232 ettari di bosco. Per un’amministrazione che ha nei suoi principi fondanti il compito di “ … conservare nel medio e lungo periodo, l’estensione delle superfici forestali, tutelandone, conservandone ed incrementandone … la distribuzione…” come cita il nuovo Piano Forestale Provinciale, il raddoppio in un anno delle autorizzazioni per sostituire il bosco con altro appare a dir poco contraddittorio.
Soprattutto considerando il fatto che il bosco è universalmente riconosciuto come l’ecosistema che più di tutti gli altri stabilizza il suolo. I tempi però dicevo sono cambiati, ed anche in una terra ricca come la nostra, la sicurezza deve fare i conti con la monetizzazione di ogni valore, ideale o, come in questo caso, sensata scelta tecnica. Perché va detto che i boschi che si interpongono fra colture o abitazioni ed i terreni più ripidi, sono definiti “boschi di protezione” , dove è regola che i tagli debbano essere prudenti e su piccole superfici ed è inutile che ne spieghi il motivo.
Per il Comune di Appiano dovrebbe essere da monito quanto avvenuto per la nuova sede della cantina di Gries a S.Maurizio/Bolzano. Lì un ente ecclesiastico, quindi non un’amministrazione pubblica ma comunque qualcuno che dovrebbe avere più a cuore i beni del Signore (lo sfruttamento dei beni naturali è stato anche stigmatizzato da Papa Francesco), dopo aver messo a disposizione propri terreni occupati da boschi per la sede della cantina, ha dovuto tagliare ancora più a monte per far spazio a valli paramassi inizialmente non previsti.
Se questa è la strada indicata da tecnici e amministratori pubblici, cioè la vendita della sicurezza e dell’ambiente naturale, che sono beni appartenenti a tutti, possiamo solo sperare in amministratori più illuminati.
Per quanto invece riguarda i boschi di proprietà privata, che sono la maggioranza nella nostra terra, è certo che se non verrà introdotta una normativa più disincentivante, i boschi intorno a noi sono destinati ad arretrare pericolosamente, cancellando anche tante nicchie ricche di quella biodiversità che popola proprio i margini dei boschi accanto a città e colture agricole.
Paolo Giacomoni, giugno 2013