L’INU (Istituto Nazionale Urbanistica) di Basilicata scrive una lettera aperta al Consiglio Regionale.
POTENZA – La Giunta Regionale di Basilicata, nella seduta del 24 maggio 2013, ha autorizzato la realizzazione di una serie di “parchi eolici” che, sommati a quelli già costruiti, ed a quelli in lista d’attesa, configurano un quadro sconvolgente per il futuro del paesaggio regionale.
E se questo stravolgimento paesaggistico dovesse indurre l’UNESCO a declassificare Materada “Bene del Patrimonio Mondiale” a “Bene in Pericolo”, chi ne pagherebbe le conseguenze?
Ora, quello che sta avvenendo nel paesaggio lucano non è frutto né di un destino “cinico e baro”, nè di un’imposizione esterna del potere statale (burden sharing richiesto di energia da fonti rinnovabili = 1438 MW), ma di una gestione “politica” del territorio che non ha mai voluto darsi regole valutative (obiettive, trasparenti, valide in tutti i casi) delle trasformazioni territoriali, affossando da subito la Carta Regionale dei Suoli, prevista dalla LUR dal lontano 1999. Ciò ha permesso, tra le altre cose, l’approvazione di un PIEAR (Piano Energetico Regionale) che non tutela sufficientemente il territorio regionale ed il suo paesaggio, anche rispetto a quanto previsto dalla “Linee Guida” nazionali in materia (D.M.10/09/2010), cui non si è mai adeguato; e che, rinviando l’individuazione dei crinali di valore elevato (non idonei all’installazione di parchi eolici) ad un ipotetico Piano Paesistico Regionale (chi l’ha visto?), sta dando comunque via libera all’indiscriminata occupazione di paesaggio di cui oggi siamo testimoni.
Applicando questo PIEAR, si sta semplicemente consentendo la distruzione del paesaggio lucano, sulla base di convenienze imprenditoriali, senza il riscontro di un ragionato progetto” pubblico” di tutela paesaggistica e naturalistico-ambientale.
Pertanto, vista la gravità della situazione che si sta determinando, l’INU/Basilicata fa appello al Consiglio Regionale di Basilicata, perché, prima del suo previsto scioglimento, esamini in seduta straordinaria la problematica in oggetto, sulla scorta di una semplice cartina geografica che, rappresentando i parchi eolici esistenti e/o previsti, faccia prendere coscienza ai Consiglieri del possibile scenario prossimo futuro del paesaggio lucano, che essi stanno “regalando” ai propri amministrati; dopodiché, auspichiamo, dando un segnale di grande senso di responsabilità, deliberi un’aggiornamento del PIEAR che contenga: l’adeguamento alle “Linee Guida” nazionali, dei criteri per la determinazione dei “siti non idonei” all’installazione dei parchi eolici ; l’individuazione di massima delle aree di crinale strutturanti il paesaggio regionale (par.1.2.1.1 del PIEAR), e delle aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità, e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, elaborate direttamente dal Dipartimento Ambiente e Territorio, nelle more della loro più puntuale definizione nel Piano Paesaggistico Regionale (ormai da anni in perenne itinere). una conseguente riduzione della quota di energia da fonti rinnovabili assegnata all’eolico (allo stato i 2/3 del burden sharing!), trasferendola per quanto possibile al fotovoltaico, integrato nelle architetture e/o collocato nelle sterminate aree industriali dismesse della regione.
Quindi non una generica moratoria, facilmente censurabile (vedi sentenza della Corte Costituzionale su prospezioni petrolifere), ma un adeguato, severo ed illuminato aggiornamento dei criteri di gestione del territorio lucano ai fini della produzione di energia da fonti rinnovabili.
L’INU/Basilicata fa appello inoltre a tutte le Associazioni Culturali (ambientaliste e non) della Regione, perché si organizzi un’azione comune di sensibilizzazione della comunità regionale su di una problematica di fondamentale importanza per il futuro dell’identità geografica e culturale della nostra Regione.
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Condivido la speranza di Federico e appoggio la questione sollevata da Romegas. Il danno alla salute provocato dal rumore delle pale eoliche ha ormai un nome (Sindrome da pala eolica) e invito gli scettici a leggere in merito. Non credo, a prescindere dalle questioni personali di gusto, che si possa parlare di bruttezza o bellezza: non si può non notare l’impatto di una pala eolica, come non si può non notare l’impatto dei tralicci dell’alta tensione. D’altra parte in alcuni territori si è riusciti ad ottenere l’interramento dei cavi al fine di preservare la salute dei paesaggi e delle popolazioni. Mi sembra che il problema sia sempre tristemente lo stesso: una cattiva valutazione dei costi e dei benefici. I dati oggettivi sul ricavo energetico di una pala eolica fanno pensare…..
Che pale di 150 metri, sempre in movimento, color bianco sanitario siano più belle dei tralicci dell’alta tensione, comunque più bassi, più sottili, grigi o verdi, ovvero più mimetici é una questione di giudizio personale e dipende dalle proprie capacità di valutazione.
Favorevole all’eolico, si tratta di decidere cosa è meno peggio tra centrali a carbone, a petrolio o fonti alternative come eolico e fotovoltaico. La perfezione e l’impatto zero si ottengono solo tornando alla preistoria
Ma il ministero per i beni e le attività culturali in merito alla valutaziobe di impatto ambientale non dice nulla?
E’ uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo, l’energia da qualche fonte deve arrivare e l’eolico ha un ottimo EROEI, sono brutti da vedere? Sono sicuramente più belli dei tralicci dell’alta tensione, eppure nessuno ha mai detto niente di niente quando l’Italia è stata attraversata dai fili della rete “tradizionale”. Io sono con voi al 100% quando si parla di consumo del territorio, vi scrivo dal sud milano che è uno schifo ricoperto dagli scatoloni di cemento vuoti delle logistiche, e dalle mille casettine invendute, costruite forse per far fare cassa ai comuni e, magari anche investire i soldi in eccesso della mafia? Chissà.
Però sulla guerra all’eolico non vi seguo, le pale non sono affatto brutte e di sicuro salvano i ns polmoni dal bruciare idrocarburi per darci luce e calore.
No Martino, le pale sono un bluff in quanto non eterne e orrende da vedere, per non parlare dei danni che fanno alla fauna e alle persone con il rumore, diventato una patologia. Vai tu a vivere sotto le pale, e poi voglio vedere cosa dici.
Spero vivamente che alla fine trionfi il semplice buon senso: perché, in fin dei conti, di questo si tratta; l’impressione è che i principali organi di gestione del territorio regionale non sappiano quel che fanno, mancando loro la percezione razionale delle conseguenze dei propri atti. . .