A parecchi mesi dall’approvazione della Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, sono ancora molte le lacune sull’applicazione delle disposizioni per la salvaguardia degli alberi monumentali.
E intanto, specialmente al sud, vengono depredati veri e propri “tesori” del paesaggio: ulivi secolari, querce, muretti a secco, trulli, scogli di granito, terra rossa. Le regioni più colpite sono Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia, Campania.
I ladri di Paesaggio
di Paolo Abbate
L’art. 7 della Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, riguarda esplicitamente le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”.
Per «albero monumentale», si dichiara nella legge, s’intende “l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali”.
Ebbene, nel Cilento esistono nei paesi e nei boschi numerosi alberi monumentali che aspettano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, di essere censiti dai comuni e inseriti in un elenco. Dell’avvenuto inserimento di un albero nell’elenco è data pubblicità mediante l’albo pretorio, con la specificazione della località nella quale esso sorge, affinché chiunque vi abbia interesse possa ricorrere avverso l’inserimento. L’elenco degli alberi monumentali d’Italia è aggiornato periodicamente ed e’ messo a disposizione, tramite sito internet, delle amministrazioni pubbliche e della collettività.
Alla gestione provvede naturalmente il Corpo forestale dello Stato. Per l’abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 5.000 a euro 100.000.
Ho fatto questa lunga premessa perché necessaria dopo aver letto un articolo allarmato di Carlo Petrini, fondatore del Slow Food, in cui si denunciava il furto sempre più accentuato di alberi secolari e addirittura di scogli di granito per abbellire un giardino di una villa per lo più di professionisti, ricchi ma “parvenu ignoranti”, mettendo così fuori del proprio contesto territoriale quei tesori naturali.
E’ un business allarmante e in continuo aumento. Si pensi che i paesaggi depredati sono essenzialmente del sud: Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia, Campania, I tesori depredati sono ulivi secolari, querce, muretti a secco, trulli, scogli di granito, terra rossa.
A Roccagloriosa ad esempio esistono ulivi che a detta dei paesani hanno più di 500 anni. Uno enorme è dedicato alla Madonna del Rosario, la cui congregazione fu eretta per celebrare la vittoria della cristianità sui Turchi con la battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571. Pochi anni prima i pirati saraceni avevano posto “tutta la Terra in lacrimevole soqquadro”. Anche Roccagloriosa fu saccheggiata e molti paesani o furono uccisi o portati via come schiavi. Non è un caso che la preparazione della raccolta delle olive viene effettuata la prima domenica di ottobre.
Ma sempre a Rocca vi sono ulivi talmente grandi da avere sicuramente più di 1000 anni. Sono rimaste soltanto le circonferenze della base, perché le piante furono distrutte da incendi. Le piantine di ulivo , si dice, furono portate dai Greci. Siamo infatti in Magna Grecia, ma non furono certo i contemporanei di Archimede a portarli o innestarli sugli olivastri selvatici. Molto probabilmente invece furono portati e piantati dai monaci italo greci, venuti nel Basso Cilento a partire dall’ VIII secolo, terrorizzati dall’espansione araba che partiva dalla Sicilia. Questi santi monaci che abitavano nelle grotte e nei Cenobi furono molto probabilmente i responsabili dello sviluppo di quel reticolo di paesi arroccati sulle alture: cioè di quel paesaggio umano che ancora sussiste, fatto di paesini e di ulivi secolari.
Intorno al paese di Celle di Bulgheria esistono molte querce più che centenarie mentre sulle colline del Golfo di Policastro esistono boschi vetusti di sughere dove la regione, per la loro bellezza, voleva realizzarvi un parco naturale. Mi è capitato di incrociare tempo fa un camion con rimorchio pieno di querce da sughero con tanto di radici e zolla che prendeva l’autostrada verso non ignote destinazioni.
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Leggi l’articolo di Carlo Petrini:
Dagli ulivi agli scogli l’ultimo business dei ladri di paesaggio >
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chi distrugge gli alberi secolari dovrebbe essere condannato a vita a piantarne di nuovi, naturalmente con la catena ai piedi per non fuggire
Non capisco perché non vengono presi provvedimenti per quelle ditte o aziende che con i loro lavori permettono questi scempi. Chi esegue lavori senza essersi documentato sulla leicità degli stessi dovrebbe essere sottoposta a sequestro con confisca dei beni e mezzi. Finchè si colpiranno solo i proprietari, si farà ben poco.