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A metà novembre 2013 il Comune di Gazzola ha chiesto al Demanio l’attribuzione dell’ex polveriera di Rio Gandore, un bosco incuneato nelle prime colline fra la val Trebbia e la Val Luretta, non per attuarne la vocazione a parco o ad oasi naturale, ma come “bene da valorizzare in ottica di mercato”; richiesta accompagnata dalla previsione di “interventi volti a cambiarne la destinazione urbanistica”. Peggio di così non poteva andare.
A nulla sono valse la raccolta di ben 7.000 firme promossa dal FAI circa dodici anni fa, gli incontri pubblici per sondare le intenzioni degli amministratori comunali e provinciali, una pubblicazione scientifica da parte dell’Università Cattolica di Piacenza che ne suggeriva la trasformazione in un “osservatorio permanente per studi e osservazioni strettamente scientifiche vegetazionali”, il riconoscimento dell’area come “nodo ecologico” nel PTCP, escursioni e sopralluoghi per farne conoscere i caratteri naturalistici, le ricerche scolastiche, la proposta di Legambiente e FAI per istituirvi un nuovo SIC (Sito di Importanza Comunitaria); tutto cancellato con un semplice tratto di penna su uno scarno modulo burocratico.
Una decisione che lascia allibiti. Il Comune, volontariamente, mette a rischio una parte prezioso del suo territorio, che avrebbe potuto acquisire a titolo gratuito, aprendo di fatto le porte all’acquisto da parte di privati, e lo fa accampando la scusa di non poter sostenere le spese per la manutenzione dell’area.
E’ così che l’Amministrazione di Gazzola decide di trasformare uno straordinario polmone verde, a soli 15 km dal capoluogo,in un suolo da valorizzare “in ottica di mercato”.
Come se già non bastassero i milioni di metri quadrati cementificati negli scorsi anni di bolla edilizia, e gli oltre 20 milioni di m² urbanizzabili previsti dai nuovi Piani Comunali (PSC) nella Provincia di Piacenza. Come se l’aria che respiriamo nella pianura padana, fra le più inquinate del mondo, non richiedesse drastici interventi di risanamento, di creazione o almeno di mantenimento delle aree boscate e naturali ancora esistenti.
A questa politica miope, a questo furto di futuro verso le prossime generazioni, noi diciamo un NO secco e invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, le organizzazioni religiose impegnate nella salvaguardia del creato, la società civile piacentina in tutte le sue articolazioni, a unirsi in un’azione decisa ed efficace per indurre l’Amministrazione Comunale a mutare i propri propositi e a chiedere invece l’attribuzione dell’ex polveriera a titolo NON ONEROSO per destinarlo a “finalità pubblico-sociali ad uso diretto della collettività”, ai sensi del D.L. 69 del 21 giugno 2013.
Chiediamo che l’Amministrazione Comunale riveda la decisione e richieda ad uso gratuito l’area al Demanio, per finalità pubblico sociali e a salvaguardia dell’area naturale.
Chiediamo inoltre che Provincia di Piacenza e Regione ER contribuiscano fattivamente alla realizzazione di un progetto di fruizione dell’area e chiedano l’istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria .
FAI (delegazione di Piacenza)
Legambiente Piacenza (Circolo Emilio Politi)
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Approfondimenti:
Scarica l’interrogazione della consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo (formato pdf, 82 Kb) >>
Vorrei sapere chi ha eletto questo sindaco, che da quello che leggo dovrebbe fare un altro lavoro, e non l’amministratore pubblico, visto i risultati. A casa con vergogna!