TAR e grandi impianti eolici: recenti sentenze a favore della tutela del paesaggio

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Un articolo di Vitantonio Iacoviello sulle recenti sentenze del TAR in materia di tutela del paesaggio, in particolare sulla questione dei grandi impianti eolici.

“Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Così recita il secondo comma dell’articolo 9 della Costituzione italiana.

Parole semplici ma lapidarie, parole che non lasciano margini di interpretazione. Eppure, in qualche caso per ignoranza, molto più spesso per cinica e sfrenata ingordigia di guadagno, l’attentato a questo illuminato articolo della Costituzione è quello che più viene praticato, con la costruzione di piccole e grandi opere che sfregiano il meraviglioso paesaggio italiano.

Negli ultimi decenni poi questo vilipendio viene addirittura ammantato di filantropia: è il caso dei grandi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, i cui proponenti dicono di agire per il pubblico interesse e di portare ricchezza alle genti che vivono in territori i cui paesaggi non sono pregiati e/ sono compromessi .Dicono.

Salvo poi a riscontrare il contrario puntualmente quando si paragonano le descrizioni progettuali con la realtà dei luoghi. E, in ogni caso, anche qualora il paesaggio fosse compromesso da intervento umano, non è certo consentito loro di continuare a comprometterlo con opere impattanti.

Questo emerge chiaramente anche dalla recente sentenza del Consiglio di Stato n° 05273/2013 che dà ragione alla Soprintendenza per i Beni paesaggistici per le province di Lecce, Brindisi e Taranto che avevano formulato parere negativo sulla costruzione di serre sostenendo che “le opere di progetto consistenti nella realizzazione di serre, locali tecnici,recinzione, per tipologia costruttiva, materiale, estensione, altererebbero il contesto paesaggistico, prevedendo l’inserimento di manufatti estranei all’ambito interessato, caratterizzato da zona agricola, vegetazione autoctona e manufatti rurali…”.

In precedenza, la Soprintendenza era stata soccombente davanti al TAR di Lecce per lo stesso parere, impugnato dalla ditta interessata all’opera, ritenendo il TAR che rientrando la categoria di opera proposta nelle previsioni della regolamentazione urbanistica, la Soprintendenza praticamente nulla potesse eccepire. Non solo, ma il TAR accoglieva le lagnanze del proponente che asseriva la compatibilità dell’opera dato che,affermava, la zona era già compromessa, che ricadeva in un’area in stato di abbandono ed era completamente incolta, che non c’erano presenze autoctone da preservare ma solo ulivi di recente impianto.

Nella sentenza ultima del Consiglio di Stato si legge che “… le valutazioni di carattere paesaggistico sono indipendenti, e comunque prevalenti rispetto a quelle di carattere urbanistico”. In merito alla sentenza TAR che lasciava intendere che,in ragione del degrado della zona,l’autorizzazione non poteva essere negata. Il CdS aggiungeva: “Ma nemmeno tale affermazione può essere condivisa. E’ infatti recepito e costante in giurisprudenza che la compromissione della bellezza naturale ad opera di preesistenti realizzazioni,anziché impedire,maggiormente richiede che nuove costruzioni non comportino ulteriore deturpazione dell’ambito protetto”.

In un altro giudizio e con sentenza 08318/2013 il TAR del Lazio , e questa volta trattasi di eolico, dà ragione alla Direzione regionale dei Beni culturali, che aveva dato parere sfavorevole ad un progetto, nonostante che lo stesso nel corso dell’istruttoria fosse stato ridotto da 28 a 14 pale. La Direzione aveva qualificato l’impianto “come un sistema estraneo e fuori scala rispetto al contesto”,” ancora così fortemente ed estensivamente caratterizzato dalla sua vocazione agricola” ed aveva ravvisato l’inadeguatezza delle “misure di mitigazione” “anche nella riconfigurazione dell’impianto” e, in ultimo, riteneva “impossibile garantire il rispetto dell’obbiettivo di miglioramento della qualità del contesto rurale”.

Ancora riguardo all’eolico, la sentenza TAR Salerno n°2213 dell’11 novembre 2013 ribadisce perentoriamente che (il parere favorevole ndr) “non è assentibile sulla sola base delle (presunte ndr) utilità dalla tipologia del nuovo utilizzo” (produzione di energia da fonti rinnovabili ndr). Di più, recita la sentenza, in presenza di opere che si manifestano nella loro imponenza e per questo sono immediatamente percepibili e riconoscibili quali corpi estranei – e, di certo, un impianto eolico che consta di ben nove aerogeneratori presenta simili caratteristiche – il giudizio di incidenza paesaggistica non può limitarsi alla circostanza che tali opere non coinvolgono aree direttamente soggette a vincolo”. “In altri termini”, prosegue la sentenza, ”se le opere predette sono in grado di mutare la percezione visiva del paesaggio, il rischio di compromissione dell’effettività del vincolo,quantunque riguardante beni ed aree diverse da quelle interessate dal progetto, finisce per essere molto alto.

Leggendo le sentenze riportate, mi viene spontaneo pensare alla Teknosolar ed al progettato mega- impianto solare-termodinamico di Banzi (PZ), che, fra le altre considerazioni tutte pesantissime, altera l’intera struttura paesaggistica ben frubile dai comuni limitrofi, ed alla Winderg che intende realizzare un impianto eolico che farebbe da barriera fra un territorio agricolo ricco di Beni vincolati e il centro storico di Lavello, uccidendo una vista mozzafiato sul vulcano spento del Vulture. In entrambi i casi tentando di passare sulla testa dei cittadini e stravolgendo la loro vita da ogni punto di vista.

Un appello alle Soprintendenze, alla Direzione regionale dei Beni culturali, alle organizzazioni agricole, ai Sindaci, ai tecnici che esaminano i progetti (ma li esaminate con scrupolo e puntiglio?…), alle Giunte regionali: abbiamo ragioni da vendere ad opporci, non è solo un fatto di dignità del popolo lucano da difendere.

No, ci sono ragioni oggettive, si tratta della nostra storia, del nostro paesaggio agrario, di quello che i nostri avi ci hanno lasciato in prestito per i nostri figli. Non si tratta di Nymbi. Insieme, con determinazione, mettiamo alla porta questa gente e denunciamone eventuali “imprecise descrizioni”.

Vitantonio Iacoviello
Italia Nostra

2 commenti

  1. Sono d’accordissimo su quanto espresso nell’articolo suddetto. E’ ora che si faccia chiarezza su queste speculazioni e deturpazioni ambientali e paesaggistiche che sono state perpetrate nella completa ignoranza del problema da parte della maggior parte dei cittadini che sono stati convinti che si agisse per fini di pubblica utilità e per migliorare l’ambiente in cui viviamo, invece è stato rovinato quel poco o tanto di buono che abbiamo e purtroppo si sta continuando su questa strada con l’avvallo di persone che ora hanno fondato un movimento “green italia” per chiedere ancora soldi allo stato e quindi a tutti i cittadini, perchè gli incentivi sono caricate sulle bollette elettriche di tutti i cittadini e delle imprese che chiudono a centinaia ogni anno proprio a causa degli alti costi dell’energia. Milioni di posti di lavoro si stanno perdendo ed è troppo facile dire che le energie rinnovabili hanno permesso la nascita di 100 mila posti di lavoro perchè sono posti di lavoro sovvenzionati dallo stato e non sono nulla in confronto ai milioni di posti di lavoro che si sono persi e alle centinaia di imprese che chiudono ogni giorno.

  2. moltissime volte, dietro il paravento della frase “il nostro futuro sta nelle energie rinnovabili” si deturpano e rovinano irrimediabilmente zone di interesse naturalistico o di importanza agricola. il vantaggio che ne deriva è riservato alle tasche di pochi, che sicuramente non hanno a cuore il futuro delle giovani generazioni nè la salvaguardia dell’ambiente naturale.

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