Esiste un paradosso nella concezione di molti cittadini italiani rispetto alle istituzioni comunitarie. Da un lato si dice “Troppa Europa!” e dall’altro “Non abbastanza Europa!”.
Da una parte si critica Bruxelles e le sue assurde burocrazie che impongono cambiamenti sostanziali in quelli che sono comportamenti assodati e consolidati. Dall’altra si accusa Bruxelles di tutte le carenze che inducono a non profittare pienamente dell’essere membri dell’Unione Europea.
Si accusa Bruxelles di produrre troppe direttive, di creare legislazioni farraginose e complicate, di essere un insieme di istituzioni chiuse quasi impermeabili, di limitare le iniziative nazionali … Si critica l’insufficienza e la superficialità della presenza dell’UE, l’assenza di iniziative sociali, la scarsità di progetti europei, la carenza di competenze nell’occuparsi dei vari problemi, la mancanza di visione politica a lungo termine, …
E’ difficile smascherare la falsità dei messaggi manipolati.
Bruxelles non è una entità astratta, bensí un insieme di istituzioni create al fine di fare convivere i 500 milioni di persone dei 28 Stati Membri, nel rispetto delle loro diverse culture, lingue e identità. Col passare degli anni ci si è scordati da quale contesto usciva l’Europa alla fine della seconda guerra mondiale e quale futuro fosco c’era all’orizzonte.
Grazie ai politici visionari di allora, si son potute gettare le basi della convivenza civile. Quasi tre generazioni hanno goduto di questa oasi di pace in cui per 60 anni tutti i conflitti sono stati risolti con negoziati e programmi di apertura invece che con la guerra.
Oggi, la cosiddetta crisi ha portato a rimettere in discussione molti dei valori fondanti dell’Unione: persino il concetto fondamentale di «pace» viene incluso tra i possibili valori opinabili. Stiamo correndo un rischio troppo grosso per lasciarlo cadere nel silenzio. L’ambiente – e in esso il suolo – assieme all’individuo e alla società devono tornare ad essere il fulcro dell’attività costitutiva dell’Unione Europea.
Ogni cittadino europeo deve riappropriarsi del diritto di partecipazione responsabile.
Bruxelles non esiste in quanto istituzione unica e centralizzata di potere. Esistono le istituzioni comunitarie che hanno compiti e obblighi dettati dagli Stati Membri, istituzioni che non hanno cioè una reale autonomia, poichè tutto viene discusso negoziato deciso dai rappresentanti dei 28 Stati Membri. Vale per il Parlamento, il Consiglio, la Commissione, il Comitato Economico e Sociale, il Comitato delle Regioni, solo per nominare alcuni degli organismi più rappresentativi.
Il problema è che la “famiglia” è cresciuta, ma le regole di convivenza sono rimaste quasi invariate. Ora, con 28 figli diversi non si può più sperare nell’unanimità. Eppure, il sistema europeo è guardato con simpatia da tutto il mondo. Altri Paesi continuano a chiedere di entrare a far parte della “famiglia” europea. Ancora un paradosso?
Noi cittadini dell’Europa, abbiamo il dovere di riappropriarci del diritto alla partecipazione consapevole. Da dove cominciare? Da una informazione non manipolata e utilizzando dati e documenti ottenibili direttamente alla “sorgente”, impiegando i canali informativi già esistenti nelle varie istituzioni comunitarie.
In quanto cittadini italiani interessati in particolare al suolo e al territorio, dobbiamo sapere chi sono i rappresentanti italiani nel Comitato del Comitato Economico e Sociale, nel Parlamento Europeo, nel Comitato delle Regioni, nel Consiglio. L’informazione è pubblica, disponibile nei siti web di ogni singola istituzione, e assieme a nome e cognome si ottengono numero di telefono e indirizzo email.
I rappresentanti sono il legame tra noi cittadini e l’istituzione di cui siamo membri. Hanno il compito di informarci su cosa viene discusso e di ricevere i nostri pareri, suggerimenti, consigli. Vi è mai venuto in mente di scrivere a uno dei nostri rappresentanti in una delle istituzioni europee?
Non intendiamo sollecitare una ulteriore forma di campanilismo. L’approccio al rappresentante italiano è solo una scorciatoia di comodo. I nominativi dei rappresentanti di tutti e 28 gli Stati Membri sono pubblici: sta a noi di scegliere il nostro interlocutore.
Se non ci si fida dei rappresentanti nazionali nominati o eletti nelle varie istituzioni, ci si puó rivolgere direttamente agli appositi servizi di comunicazione preposti a fornire le informazioni desiderate.
Per esempio, volendo sapere a che punto è l’approvazione o se esiste già una specifica disposizione o normativa, è possibile telefonare al numero gratuito in tutta l’Unione Europea 00 800 6 7 8 9 10 11 cui rispondono in tutte le lingue, italiano incluso. Oppure, si puó scrivere – anche nella propria lingua – e ottenere una risposta entro tre giorni nell’apposito sito web:
http://europa.eu/europedirect/write_to_us/index_it.htm
Se serve conoscere qualcosa di una particolare direttiva sui suoli da parte di un’istituzione responsabile e non si sa a chi rivolgersi, basta scrivere una email o una lettera al Presidente dell’istituzione stessa (Commissione, o Consiglio, o Parlamento, o …) ponendo la questione. Il messaggio sarà trasferito ai funzionari competenti. Il codice deontologico vigente nelle istituzioni impone di dare risposta, possibilmente nella lingua richiesta dallo scrivente, entro due settimane.
E’ quindi assolutamente da sfatare il preconcetto dell’inaccessibilità delle istituzioni.
Quanto sopra dimostra che, in quanto cittadini europei, possiamo e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità.
Nell’immediato – maggio 2014 – l’occasione dell’elezione dei nuovi membri del Parlamento Europeo sarà un momento importante e delicato di partecipazione. Non possiamo sottostimare la nostra scelta.
Siamo doverosamente tenuti ad informarci sui candidati e sulla loro capacità di difendere quei principi di identità e dignità per le generazioni future di cui la protezione del suolo e del territorio fa parte.
Ecco allora alcuni possibili argomenti in merito a suolo e territorio da sottoporre all’attenzione e/o discutere con i potenziali candidati:
a) strategia per la protezione del suolo proposta dalla Commissione già nel 2006;
b) proposta dell’Unione Europea per combattere l’impermeabilizzazione dei suoli;
c) ruolo presente e soprattutto futuro dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA);
d) commissione del Parlamento Europeo per l’ “Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare”: separazione e creazione di una commissione solo per l’ambiente?
e) rafforzamento del ruolo del Comitato delle Regioni per mantenere a livello delle autorità locali e regionali il controllo e l’applicazione delle legislazioni europee per la salvaguardia dei suoli?
f) suolo e criminalità organizzata (mafie) in Europa;
g) introdurre nelle legislazioni europee la relazione tra suolo/territorio con la cultura e l’educazione;
h) azioni in tutta l’Unione Europea per la conservazione del suolo e il controllo dei movimenti di massa (frane, inondazioni, …) nonché per restauro di suolo e cambiamenti di destinazione di “ambienti agricoli”.
Questi sono solo degli spunti… A ognuno di noi grava l’incarico di approfondire, senza fidarsi dei consueti filtri, ma direttamente ponendo i propri dubbi e verificando le risposte a Bruxelles … che è molto più vicina di quanto non la si voglia far apparire.
ABBIAMO SCRITTO UN ESPOSTO ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER BLOCCARE LE TRIVELLAZIONI DELLE BIODIVERSITA’DELLA RETE NATURA 2000 IN BASILICATA. LA RISPOSTA, PILATESCA, LASCIA UN PO’A DESIDERARE!…..RITENTERO’ LA FORTUNA!E POI …..NON VENITE A RACCONTARCI NEGLI SPOT PUBBLICITARI CHE TUTTI I CITTADINI EUROPEI SI POSSONO CANDIDARE LIBERAMENTE NELLE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO EUROPEO.NON E’ AFFATTO VERO! PURTROPPO!
NON ESISTE COLORE POLITICO DIFRONTE ALLA EMERGENZA-SUOLO.
LA TERRA SVENTRATA, PER I SOLITI INTERESSI PARTICOLARI O PER SUPERFICIALITà NEL DARE APPROVAZIONI, CI MOSTRA TROPPO SPESSO GLI EFFETTI DEVASTANTI DI QUESTE SCELTE SCELLERATE.
CREDO CHE LA VERA EMERGENZA, è QUESTA, PER LA SALVEZZA DI QUESTA MAGNIFICA E TERRIBILE NATURA CHE CI CIRCONDA E DELLA QUALE FACCIAMO PARTE INTEGRALMENTE.
Elisa, Anna Maria,
Sperare, auspicare non basta.
La responsabilità ricade su ognuno di noi, soprattutto nei confronti delle future generazioni … almeno sette a partire dalla attuale!
Cosa proporre di concreto e di immediato?
Fase 1: Cominciare col parlare del problema suolo in Europa (comune a tutti i Paesi membri dell’UE!) con i conoscenti e con loro scegliere il candidato alle prossime elezioni europee che più si impegna su questa tematica.
Fase 2: come gruppo o individualmente, comunicare regolarmente col candidato una volta eletto, accompagnandolo nel suo lavoro e indurlo a fare il massimo per il rispetto degli impegni presi su suolo, territorio e paesaggio.
Il paesaggio italiano è forse il più bello di tutta Europa, difendiamolo non costruiamo case su case cemento su cemento,poi quando piove per giorni vediamo i risultati di questa edilizia selvaggia. Ci vuole un piano regolatore adeguato per ogni realtà territoriale perchè la nostra Italia presenta caratteristiche diverse da località a località che vanno tutelate e preservate.
L’Europa deve rimanere la nostra speranza. Bisogna trovare il modo di incidere durante il semestre di presidenza europea-se non prima- perché le guidelnes su limitare, mitigare o compensare il consumo di suolo diventi direttiva e sia applicata in ITALIA