L’Assessore Anna Marson ha presentato l’integrazione al Piano di indirizzo territoriale. Una piattaforma per l’innovazione, la qualità e la conservazione del panorama toscano.
La Riforma della Legge 1/2005, riunificata con il maxi emendamento per l’edilizia portato in commissione Ambiente lo scorso 13 febbraio, il Piano paesaggistico regionale che costituirà integrazione al Pit (Piano di indirizzo territoriale) e la messa a sistema di azioni per la rigenerazione urbana, costituiscono il processo riformatore messo in campo dall’esecutivo toscano che guarda al territorio come bene comune e che intende operare una inversione di tendenza nella formazione e gestione degli strumenti di pianificazione regionali.
Contrastare il consumo del suolo promuovendo il ruolo multifunzionale del territorio rurale: questo uno dei principali obiettivi della proposta di riforma della legge 1/2005 sul Governo del territorio, approvata dalla Giunta della Regione Toscana nell’ultima seduta ed inviata all’esame del Consiglio Regionale. La proposta punta a valorizzare il patrimonio territoriale e paesaggistico per uno sviluppo regionale sostenibile e durevole, oltre a cercare di sviluppare la partecipazione come componente ordinaria delle procedure di formazione dei piani. L’intenzione è anche quella di migliorare l’efficacia della governance interistituzionale in base ai principi della sussidiarietà e rendere più chiare e rapide le procedure, graduando la complessità degli adempimenti in relazione alla rilevanza delle trasformazioni.
La riforma introduce novità importanti quali il vincolo di inedificabilità totale sui terreni agricoli, la promozione del riuso e del recupero edilizio, lo snellimento delle procedure di pianificazione urbanistica.
Entrando nel merito delle principali innovazioni introdotte, per contrastare e ridurre al minimo strettamente necessario il consumo di suolo ciò che nel testo vigente è soltanto un enunciato di principio viene tradotto in una serie di dispositivi operativi concreti:
- si definisce in modo puntuale il territorio urbanizzato, differenziando le procedure per intervenire all’interno dello stesso da quelle per la trasformazione in aree esterne, con particolare riferimento alla salvaguardia del territorio rurale e al fine di promuovere il riuso e la riqualificazione delle aree urbane degradate o dismesse;
- in aree esterne al territorio urbanizzato non sono consentite nuove edificazioni residenziali. Limitati impegni di suolo per destinazioni diverse da quella residenziale sono in ogni caso assoggettati al parere obbligatorio della conferenza di copianificazione d’area vasta, chiamata a verificare puntualmente, oltre alla conformità al PIT, che non sussistano alternative di riutilizzazione o riorganizzazione di insediamenti e infrastrutture esistenti;
- nel territorio urbanizzato, per promuoverne il riuso e la riqualificazione, ferme restando una serie di condizioni generali sono introdotte alcune semplificazioni.
Un’altra novità è costituita dall’introduzione del concetto di patrimonio territoriale, quale bene comune costitutivo dell’identità collettiva regionale,che costituisce un riferimento per contestualizzare le “invarianti strutturali” nello Statuto del territorio, e promuovere una più efficace relazione tra statuto e strategia dei piani. Analogamente a quanto avvenuto con il passaggio dal riconoscimento di singoli edifici di valore al riconoscimento dei centri storici quali organismi complessi, caratterizzati dalle relazioni tra edilizia monumentale ed edilizia minore, e tra edifici e abitanti, compiuto tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, con il concetto di patrimonio territoriale esteso all’intero territorio regionale si realizza un avanzamento culturale, che sottolinea il passaggio, per la Toscana, da una concezione vincolistica per aree specifiche alla messa in valore progettuale del territorio e del paesaggio nel suo insieme.
E’ stato poi introdotto e valorizzato il piano strutturale intercomunale, che insieme alla conferenza di copianificazione diventa riferimento qualificante per garantire una progettazione unitaria e multisettoriale delle trasformazioni a livello d’area vasta.
Sul fronte della qualità del territorio rurale, questo è tuttora considerato, in troppi casi, come un territorio privo di valore, che richiede di essere ‘sviluppato’ attraverso previsioni di nuova urbanizzazione. Va invece emergendo con sempre maggior evidenza come il mantenimento del territorio rurale e delle sue multifunzionalità sia fondamentale per uno sviluppo sostenibile e durevole, garantendo la qualità alimentare e dell’ambiente, la riproduzione del paesaggio, l’equilibrio idrogeologico, il benessere anche economico della regione. La riforma riconosce l’attività agricola come attività economico-produttiva, nel rispetto della valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, cui la stessa attività agricola può contribuire attraverso il suo ruolo multifunzionale, segnando con ciò una importante svolta culturale. Tale riconoscimento porta a individuare innanzitutto il principio di limitare il più possibile la frammentazione del territorio agricolo a opera di interventi non agricoli. Nel territorio rurale si prevede che gli strumenti della pianificazione individuino i “nuclei rurali”, le cui trasformazioni devono garantire la coerenza con i caratteri propri degli insediamenti, gli “ambiti di pertinenza di centri e nuclei storici” di cui tutelare la valenza paesaggistica, e gli “ambiti periurbani” in cui promuovere forme di agricoltura utilmente integrabili con gli insediamenti urbani e che ne contribuiscano al miglioramento. Per quanto attiene le trasformazioni richieste dall’imprenditore agricolo, vengono semplificate le procedure per una serie di interventi temporanei o di minore entità, specificate le trasformazioni aziendali che comportano la necessità di un piano attuativo, e rafforzati i vincoli e le sanzioni in caso di perdita della destinazione d’uso agricola.
Per la tutela paesaggistica, infine, sono stati perfezionati i riferimenti alla normativa nazionale vigente in materia di tutela del paesaggio, specificando le valenze del Pit come piano paesaggistico ai sensi del Codice per i Beni culturali e il paesaggio. La redazione del Piano paesaggistico è attualmente in corso di completamento, e prevede azioni non solo di tutela ma anche di valorizzazione e riqualificazione dei paesaggi regionali. Sono stati inoltre specificati i compiti dell’Osservatorio regionale del paesaggio, che avrà il ruolo, tra l’altro, di promuovere, in attuazione della Convenzione europea sul paesaggio, la partecipazione delle popolazioni alla tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico regionale.
e la questione dell’aeroporto di Peretola? Pare che si profili l’ennesimo scempio ambientale nella piana
ottoma cosa, facciamoci coraggio, lavoro da fare ne abbiamo molto se vogliamo salvaguardarci da frane e smotamenti
era ora che si iniziasse a scala sovra comunale,a ripensare al Territorio come Bene Comune.
Ciò richiede una attenzione non solo per la indiscussa qualità di bene paesaggistico, ma anche quale motore di servizi ecosistemici.
Ancora uno sforzo è necessario: la Rete Ecologica, che si identifica almeno parzialmente con il paesaggio nella sua accezione naturalistica, deve integrare la previsione della pianificazione urbanistica. Un po’ alla volta ce la faremo.
SONO ENTUSIASTA SOPRATUTTO SULLA TOTALE INEDIFICABILITA’ DEI TERRENI AGRICOLO….E TUTTO CONSEGUE DA CIO’….