A Rivalta di Torino l’Amministrazione chiede ai cittadini di tornare agli usi agricoli dei loro terreni.
Complice la crisi economica e l’aumento delle tasse sulle proprietà immobiliari si sta sviluppando in Italia, il paese della cementificazione selvaggia e dell’inalienabile “diritto di costruire”, un fenomeno del tutto inaspettato. I proprietari di aree non edificate di piccoli comuni chiedono alle loro amministrazioni di eliminare i diritti edificatori previsti dai piani regolatori faraonici degli anni scorsi e di ridestinare le loro proprietà alle attività agricole.
Molte amministrazioni sono in crisi davanti a questo scenario paventando la possibilità di una riduzione cospicua di quegli introiti dalla cementificazione che ormai da anni sono quasi gli unici che permettono il funzionamento dei servizi e delle macchine ammnistrative. In controtendenza il Comune di Rivalta di Torino, guidato dal sindaco Mauro Marinari di “Rivalta Sostenibile”, che ha fatto della riduzione del consumo di suolo uno dei punti centrali del proprio programma di mandato, ha bandito un avviso pubblico chiedendo ai proprietari di aree di esprimere la volontà di rinunciare appunto ai diritti edificatori. Nel Comune, situato alle porte di Torino e popolato da quasi 20.000 abitanti, una decina di proprietari ha espresso la volontà di tornare alla destinazione agricola, per un totale circa 30.000 metri quadri di terreno che genererebbero più di 6000 mq di superficie utile: il corrispettivo di circa 60 alloggi di media grandezza.
Non si tratta per ora di grandi quantità, sottolinea l’assessore all’urbanistica Guido Montanari, ma costituisce un segnale indicativo che l’Amministrazione può cogliere per avviare la revisione di un Piano regolatore che, pur approvato recentemente, prevede nuove edificazioni per circa 300.000 metri quadri e l’insediamento di più di 7.000 abitanti. Previsioni assolutamente non giustificate né dell’andamento dell’economia, né dalla situazione demografica del Comune.
Certamente questo percorso porta ad una riduzione dei già scarsi introiti per l’Amministrazione comunale i cui bilanci sono soffocati dai tagli dei trasferimenti del governo centrale e dal “patto di stabilità”, tuttavia un’oculata gestione dei servizi improntata al risparmio energetico e alla rideterminazione delle quote delle tariffe in proporzione al reddito, permette di riequilibrare i sacrifici richiesti alla popolazione nell’immediato. Nel futuro va tenuto presente che le nuove edificazioni su terreni vergini e sparse sul territorio, come previste dal Piano, implicano un aumento esponenziale dei costi di impianto e di gestione dei servizi (fognature, strade, trasporti, illuminazione, ecc.) che invece possono esser eliminati e destinati ad opere più utili per la collettività come il riuso di edifici pubblici abbandonati, la riqualificazione del centro storico o l’incentivo alla riprese della attività agricole.
Su questa strada è impegnata l’Amministrazione di Rivalta, ma tutto sarebbe più facile se i segnali positivi che vengono dai contesti locali venissero ripresi e sostenuti da provvedimenti nazionali del nuovo governo centrale.
Guido Montanari
MERAVIGLIOSA INIZIATIVA!DOVREBBE AVERE UNA VALENZA NAZIONALE CONSIDERARANDO CHE CI SONO MOLTISSIMI COMUNI CHE CONTINUANO A FAR COSTRUIRE IN MANIERA SCRITERIATA!E NON SOLO PER GLI ONERI DI URBANIZZAZIONE MA PER QUEL COLLAUDATO GIRO MAFIOSO -CLIENTELARE-POLITICO CHE CONNOTA PURTROPPO LA MATERIA DELLE CONCESSIONI EDILIZIE E DI CUI MOLTI SINDACI ,”GENETICAMENTE” DIVERSI DAL LORO COLLEGA DI RIVALTA,SONO I TRISTI PROTAGONISTI.
Dopo la scelta scellerata di un piano regolatore che su circa 20.000 abitanti attuali prevede un aumento di ben altri 7.000, l’amministrazione chiede ai privati di rinunciare al diritto edificatorio? Forse non andava fatto quel Piano, al di là della crisi. Spero solo che non sia la stessa Amministrazione, altrimenti suonerebbe come una beffa.
La crisi e l’imu di monti hanno fatto più che tutte le lotte ambientaliste. Si Propone un giusto ordine di priorità, per dirla barbara, “prima l’agricolo”. Conosco tanta gente disperata com migliaia di metri quadri di capannni vuoti su cui pagare le tasse. Pietro
e che dire dei sindaci virtuosi che, pur in presenza di ampi fabbricati dismessi o in via di dismissione ampliano le aree edificabili pur di incassare tasse?
paola