Intervista ad Anna Marson, docente universitario in tecnica e pianificazione urbanistica e Assessore all’Urbanistica, Pianificazione del Territorio e del Paesaggio della Regione Toscana: “Se non ora quando? Il dissesto idrogeologico, e la crisi dell’edilizia, rappresentano due elementi di contesto che impongono di riflettere sul fatto che andare avanti come s’è fatto finora significa cacciarsi in un vicolo cieco anche dal punto di vista economico”.
1) La Giunta della Regione Toscana, presieduta da Enrico Rossi, ha adottato, dopo 2 anni di studi e confronti fra Regione e Ministero competente, un piano generale per la tutela del 60% del territorio regionale. Quali sono le linee fondamentali di questo nuovo piano per il paesaggio toscano?
Il nuovo piano paesaggistico della Regione Toscana (nel 2009 vi era stata l’adozione di una prima integrazione paesaggistica al Piano di indirizzo territoriale) tratta in realtà dell’intero territorio regionale, approfondendo la conoscenza e l’interpretazione dei sui diversi paesaggi, e definendo per ognuno di essi specifici obiettivi di qualità.
Condotto con il supporto scientifico dei diversi atenei toscani, rappresentati dal Cist (Centro interateneo di scienze del territorio), il lavoro di redazione del piano si è basato sulla lettura strutturale di quattro invarianti di lunga durata (caratteri idrogeomorfologici, ecosistemici, del sistema insediativo policentrico, dei paesaggi rurali), oltre che degli elementi iconografici, visuali e percettivi. Oltre agli elaborati di livello regionale, con i relativi abachi che trattano i diversi morfotipi di ciascuna invariante, per ognuno dei venti ambiti di paesaggio è stata predisposta una specifica scheda che approfondisce le quattro invarianti, nonché la sintesi che ne deriva, a una scala di maggior dettaglio.
Questa lettura e interpretazione dell’intero territorio regionale, articolato nei suoi diversi sistemi di relazioni “invarianti” che ne strutturano i paesaggi, ha fornito un supporto anche alla cosiddetta “vestizione” dei vincoli paesaggistici.
Ognuno dei più di trecento vincoli apposti per decreto, che nel loro insieme interessano circa il 17% del territorio regionale, e il cui unico riferimento finora era rappresentato dalla descrizione testuale delle motivazioni di apposizione del decreto statale, è stato descritto e normato in modo specifico e puntuale.
Ciascuna categoria di beni oggetto dei vincoli paesaggistici ex lege (i 300 metri dalla costa, i boschi, le fasce lungo fiumi, torrenti, corsi d’acqua e laghi, gli usi civici, i circhi glaciali, le montagne sopra i 1200 metri ecc.) è stata anch’essa rappresentata e normata in modo specifico. Nel loro insieme i territori interessati dall’una e/o dall’altra tipologia di vincolo riguardano circa il 60% del territorio regionale.
Se in generale l’obiettivo perseguito nella redazione del piano è stato quello di aumentare la consapevolezza dei contesti paesaggistici di riferimento a fronte delle diverse trasformazioni che vi intervengono, nel caso delle aree interessate da vincoli abbiamo cercato di fare chiarezza nelle regole di riferimento che dovranno costituire il riferimento condiviso fra i diversi soggetti pubblici chiamati a esprimere pareri sui progetti presentati.
2) Quali sono gli ostacoli sul cammino dell’approvazione per il piano elaborato con il Ministero dei Beni Culturali?
La proposta di piano paesaggistico è stata approvata dalla giunta lo scorso 17 gennaio, ed è ora all’attenzione della competente commissione consiliare. spetta infatti al Consiglio regionale, in base allo Statuto della Regione Toscana, sia l’adozione che l’approvazione del piano.
Con l’adozione scatteranno una serie di salvaguardie. Poi ci sarà la fase delle osservazioni al piano, la controdeduzione delle osservazioni pervenute, il parere del Consiglio superiore dei beni culturali e del paesaggio e infine, auspicabilmente, potrà aver luogo l’approvazione. Dopo l’approvazione vi sarà la fase di adeguamento dei piani locali al piano regionale.
L’iter stesso è di per se sufficientemente complesso. Servirebbero incentivi maggiori, da parte della legislazione e delle politiche statali, per promuovere l’approvazione dei piani paesaggistici. A oggi il fatto che una Regione sia o meno dotata di un piano paesaggistico approvato non comporta invece nessuna priorità, ad esempio nell’assegnazione di finanziamenti sui diversi capitoli che riguardano i trasferimenti dallo Stato alle Regioni.
3) Il paesaggio è cultura, identità, ma anche prosaicamente, economia come dimostra l’attenzione dei compratori stranieri per i prodotti enogastronomici italiani in merito a provenienza e modalità di produzione nel rispetto dell’ambiente. Tutela del territorio significa perciò anche sguardo al futuro delle aziende italiane?
L’immagine del paesaggio toscano è stata usata e abusata nelle pubblicità di prodotti che a volte hanno a che fare poco o nulla con il territorio toscano. Con la sempre maggiore tracciabilità dei prodotti, innovazione necessaria se vogliamo tutelare le produzioni eticamente e ambientalmente consapevoli, lo stato di cura del territorio e del paesaggio sul quale si producono le merci collocate sul mercato può diventare un valore aggiunto importante.
4) Salvare il suolo per promuovere l’agricoltura oltreché salvare storia e paesaggio. Quanto è stato compromessa la produzione enogastronomica italiana in questi ultimi decenni di sacco del territorio?
E’ noto il fatto che in gran parte dei casi sono stati i territori più fertili a essere “consumati” dalle nuove urbanizzazioni, perché collocati nei fondovalle o ai piedi delle colline. Più in generale lo straordinario boom dell’economia del mattone (o meglio della valorizzazione fondiaria che ha portato con se anche un consistente sviluppo dell’edilizia, non sempre attenta alla qualità) ha portato a trascurare l’importanza di promuovere le diverse forme di economia agrosilvopastorale, con la conseguenza che l’estensione delle aree marginali, prevalentemente altocollinari e montane, abbandonate e via via invase dalle boscaglie è stata in molti contesti addirittura superiore a quella delle aree destinate a nuove urbanizzazioni.
5) Da Ambrogio Lorenzetti a Emilio Sereni fino a Benozzo Gozzoli, il paesaggio toscano è simbolo dell’Italia minacciata dal cemento e cancellata dalla speculazione. Cosa può cambiare con questa proposta di legge in merito alla cultura del territorio?
In realtà il famosissimo affresco di Ambrogio Lorenzetti è stato da più parti interpretato come un manifesto culturale che illustra gli effetti del buon governo sulla città e sulla campagna, attraverso la visualizzazione di figure che simboleggiano le virtù, ma anche di pratiche di corretta costruzione della città e di conduzione della campagna.
La nostra proposta di legge, da questo punto di vista, è attenta a migliorare le procedure ma lancia anche un messaggio culturale. Data l’attenzione di cui la Toscana è solitamente oggetto, speriamo che questo messaggio possa aprire la discussione anche in altri contesti.
6) La Toscana come l’Italia: questa proposta di legge regionale potrebbe costituire una spinta affinché si possa giungere anche a livello nazionale a una tutela più adeguata per il nostro territorio?
La drammaticità conseguente alle recenti dinamiche di territorio consumato, e alle ricadute economiche e sociali delle nuove forme insediative, è in altri contesti del nostro paese senza dubbio più evidente e socialmente percepita di quanto lo sia in Toscana. In Toscana si sono tuttavia date, in questa legislatura regionale, le condizioni politiche per poter affrontare in modo significativo il problema. Speriamo che l’approvazione della legge in tempi ragionevoli e senza eccessive modifiche dimostri anche la possibilità di dare effettivamente una svolta allo stato delle cose.
7) Otto metri quadrati al secondo di consumo di suolo in Italia (dati Ispra).Quali sono i margini oggi per un mutamento di rotta in materia di tutela del suolo nel nostro Paese?
Se non ora quando? Il dissesto idrogeologico, e la crisi dell’edilizia, rappresentano due elementi di contesto che impongono di riflettere sul fatto che andare avanti come s’è fatto finora significa cacciarsi in un vicolo cieco anche dal punto di vista economico.
Riuscire a far comprendere tutto ciò non è facile, e richiede un lavoro innanzitutto culturale, ma una serie di segnali positivi in questa direzione ci sono, anche nel mondo di chi dall’edilizia trae il proprio reddito. Dobbiamo cercare di allargare l’alleanza, e dare prove tangibili dei benefici anche economici che un mutamento di rotta può comportare per la collettività nel suo insieme.
La Toscana, quindi, prova a proiettare nella realtà le parole dell’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ebbene, se il nuovo piano per il paesaggio portato avanti dalla Giunta di cui anche Anna Marson fa parte dovesse giungere in porto senza limature o smussamenti, compromessi al ribasso caldeggiati da qualche lobby, una delle regioni più importanti del Paese si farebbe promotrice di una rivoluzione, quella promessa tanto tempo fa dai padri costituenti e mai compiuta nei decenni successivi. Dalla Toscana all’Italia, per salvare ciò che di più prezioso abbiamo.
Marco Bombagi
Salviamo il Paesaggio Roma e provincia
www.salviamoilpaesaggio.roma.it
Sarebbe l’ora di dare alla realtà del territorio il valore che merita e il valore che ha effettivamente rispetto al suo consumo e soprattutto al suo degrado. Il territorio non DEVE ESSERE CONSUMATO E NON DEVE ESSERE DEGRADATO ! pertanto ogni progetto deve avere i crismi per garantirlo. Per fare questo Occorrono i controlli veri e effettivi… non i controlli mafiosi o simili. la qualità del progetto, la verifica di impatto e la sua integrazione al territorio sono aspetti primari di una cultura che mette al centro l’ambiente e la sua qualità e le sue peculiarità che devono essere curati, nel loro specifico essere, nella loro specifica realtà.