In Valpolicella, alla vigilia del voto, il comune di Negrar sanziona uno scrittore che protesta contro le speculazioni edilizie. Ma in sua difesa insorgono le nobili famiglie proprietarie delle più belle dimore storiche tra i vigneti dell’Amarone.
Anche le ville venete insorgono contro il cemento. Succede in Valpolicella, tra Verona e il Lago di Garda, in una zona doc che è famosa nel mondo per la qualità dei suoi vini, come l’Amarone e il Recioto. E per la bellezza del paesaggio, con distese di vigneti e ciliegi contornate da antichi muri in pietra, chiese romaniche, paesini storici e splendide ville nobiliari.
A partire dagli anni Sessanta, purtroppo, anche questa provincia veneta, come troppe parti d’Italia, è stata stravolta da un’ondata di nuove costruzioni speculative, con schiere di lottizzazioni-conigliere, orridi capannoni e mostruosi ipermercati, che hanno arricchito pochi affaristi danneggiando un territorio che è la vera ricchezza di tutti. Uno dei maggiori comuni della Valpolicella, Negrar, è diventato addirittura un luogo-simbolo di questi decenni di cementificazione insensata. Eppure proprio qui la giunta di centrodestra, ora sconfitta nelle ultime elezioni, ha varato un nuovo “piano di assetto del territorio” che minaccia di consegnare agli speculatori anche le ultime aree verdi, perfino nella frazione-gioiello di Arbizzano, tanto che le opposizioni lo hanno ribattezzato “piano d’assalto del territorio”.
Per cercare di salvare ciò che resta dell’ambiente e del paesaggio, da mesi si stanno mobilitando dozzine di associazioni civiche e comitati locali. Tra i cittadini più informati e sensibili c’è un ricercatore, Gabriele Fedrigo, autore di un libro-inchiesta che documenta decenni di orrori urbanistici, con un titolo eloquente: «Negrarizzazione: speculazione edilizia, agonia delle colline e fuga dalla bellezza». Nell’agosto scorso, di fronte ai nuovi progetti speculativi della giunta di destra, aggravati dalla scoperta di gravi casi di inquinamento industriale delle falde, Fedrigo ha affisso alle finestre della propria abitazione, a Negrar, due striscioni con queste scritte di protesta: «Basta cemento» e «Acqua e aria sane».
A fine aprile, l’amministrazione comunale ha reagito: il ricercatore si è visto notificare un avviso di apertura di un procedimento sanzionatorio, che gli contesta una pretesa violazione del regolamento comunale sul «decoro urbano delle aree scoperte». Come se a rovinare il paesaggio di Negrar fossero gli striscioni di protesta, anziché le colate di cemento o gli avvelenatori delle acque. Il singolare provvedimento, emesso a ridosso delle elezioni comunali del 25 maggio, si chiude con una diffida a rimuovere le scritte di protesta, sotto minaccia di multe salate. Alla rituale richiesta di presentare una difesa scritta, Fedrigo ha risposto comunicando che «la mia memoria difensiva è la Costituzione italiana, che tutela il paesaggio e la libertà di pensiero»: «Gli striscioni sono stati esposti come forma di manifestazione del mio pensiero, per esprimere la mia protesta e indignazione contro una politica di gestione del territorio palazzinara e devastante».
Il tentativo politico di zittire il ricercatore scomodo, proprio in coincidenza con la fase finale di una campagna elettorale che è diventata una specie di referendum pro o contro il cemento, ha scandalizzato molti cittadini. E tra i tanti indignati sono comparse, a sorpresa, alcune delle più nobili famiglie veronesi, proprietarie delle più famose ville storiche della Valpolicella. In breve, sulle splendide facciate di queste dimore secolari, sono comparse le stesse scritte di protesta, in aperta solidarietà con Fedrigo: «Basta cemento».
Io stesso in qualità di architetto, avevo firmato, ed espresso per scritto, il mio dissenso verso la dissennata pianificazione urbanistica che implimenterebbe la spalmatura di cemento, alterando irreversibilmente i coni visivi di numerose ville. La mail che portava il mio pensiero di libero cittadino italiano, era indirizzata anche al Sindaco di Negrer, il cui indirizzo compariva nell’articolo comparso sul Forum di Salviamo il Paesaggio. Il giorno dopo fui raggiunto subito da una risposta del Sindaco, che metteva in primo piano la assoluta “innocenza” della Variante. Ricordo benissimo il tono della mail di risposta, tono quasi intimidatorio! Capisco benissimo Gabriele Fedrigo !!! Tutte le persone sensibili, esprimano il loro dissenso, anche se, come me, non risiedono in qwuei territori. Il paesaggio è di TUTTI!!!
Continuate nella vostra battaglia, farò da cassa di risonanza affinchè non vengano perpetrati ulteriori scempi al paesaggio delle Ville Venete!
siamo una massa di collusi e/o a vista corta . vanno cambiati i regolamenti comunali e obbligare la partecipazione popolare con referendum su spese superiori ai 100.000€ . Tanto altro ancora affinchè gli eletti ,una volta ottenuto il voto , non chiudano il ponte levatoio che accoglie i cittadini , e facciono i loro …zi !!!?