Roma: il centro storico al collasso, rischia di morire per “eccesso di funzioni”

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Vittorio Emiliani riflette sulle scelte e sui provvedimenti in materia di traffico adottati per il centro di Roma. Uno spazio complesso in cui si scontrano turismo di massa, funzioni pubbliche e residenti.

Le grandi mete del “turisdotto”, cioè Venezia, Firenze e Roma, vengono oggi sempre più trasformate da città complesse (residenziali, direzionali, commerciali, turistiche, ecc.) in vere e proprie “infrastrutture per il turismo”.

Fin qui l’invasione di alcuni centri storici – provocata anche dalla grassa rendita di posizione dei tour operators – veniva subita dalle Amministrazioni comunali. Ora siamo, almeno a Roma, alla scelta consapevole di “sfruttare” i quartieri storici essenzialmente quali “giacimenti turistici” diurni e “divertimentifici”, luna-park notturni.

A Venezia sta avvenendo sempre più sotto l’abnorme spinta delle maxi-navi.

A Roma il nuovo  (PGTU) fa regredire la città, non soltanto rispetto alla normativa vigente, italiana ed europea, ma, in generale, rispetto alla cultura maturata, nel nostro Paese, in mezzo secolo di studi, convegni e concrete realizzazioni riguardanti i centri storici e il loro rapporto con la restante area urbana. Mentre fanno progredire una nuova “filosofia” di sfruttamento intensivo (turistico e ludico) delle città d’arte.

I dati sull’incremento turistico a Roma parlano chiaro e altrettanto chiaramente parla il collasso quasi quotidiano delle strutture centrali e semi-centrali di una metropoli il cui centro storico rischia di morire per “eccesso di funzioni” (city politica e parlamentare, uffici pubblici e privati, doppie ambasciate, banche, atelier, shopping, ecc.) che attraggono un traffico privato insostenibile.

Coi residenti – 80-85.000 nell’area storica – considerati sempre più un elemento accessorio, privilegiato “in sé”, e quindi da limitare nei diritti fondamentali. Roma insomma viene ripensata, essenzialmente, come una “infrastruttura turistico-commerciale”.

Basta vedere come essa venga lasciata occupare – dai Lungotevere a Villa Borghese, da Colle Oppio a Villa Celimontana – da flotte intere di bus turistici, totalmente incontrollati. Con papa Francesco – al quale vanno stima e simpatia – siamo ormai ad una sorta di Giubileo “permanente”, senza che viga la pianificazione dei parcheggi di bus efficacemente varata da Rutelli nel 2000. O che almeno si ventili l’idea di regolamentare e quindi limitare l’ingresso di mezzi pesanti. Dai mille e mille bus ai camion, ai furgoni, ai furgoncini che, senza più nessun orario, invadono e intasano strade, vie e vicoli, al servizio di una rete sempre più fitta (e spesso dubbia, come confermano gli ultimi pesanti sequestri a danno del racket) di locali e localetti .

L’assessore Guido Improta ha fornito una notizia interessante: le richieste di permessi per la ZTL da parte dei residenti sono calate di un 10%. Attribuendole – bontà sua – non all’ulteriore spopolamento e/o invecchiamento anagrafico del centro storico, ma al fatto che i residenti si stanno adattando a non usare l’auto, bensì la bicicletta e altri mezzi alternativi. Ogni residente nei rioni storici può testimoniare di usare pochissimo, da anni, l’auto (se ce l’ha), di muoversi a piedi, in motorino, in autobus o in taxi. Mentre l’uso della bici è ostacolato (lo dico da vecchio e sperimentato ciclista) dallo stato spesso disastroso delle strade, dall’assenza di percorsi ciclopedonali e dallo stato spesso deplorevole delle ciclabili esistenti, dall’età avanzata (gli anziani, da soli, costituiscono circa ¼ dei residenti). Senza contare le forti pendenze collinari. Ma poi, sugli oltre 2 milioni di auto circolanti a Roma (978 ogni mille abitanti contro le 415 di Parigi), quale potrà mai essere l’incidenza delle vetture degli 80-85.000 residenti di ogni età (infanti, vegliardi, disabili gravi inclusi)? Fra il 3 e il 4 % del totale?

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Evidentemente si fa strada – anche col costo dei permessi per la ZTL portato oltre i mille euro – l’idea di liberare altre zone centrali dagli abitanti veri.

Il nuovo PGTU prevede isole semi-pedonali con la eliminazione di marciapiedi, di fasce esclusivamente pedonali, riducendo le carreggiate a 2,5 metri di larghezza e sacrificando ulteriormente il diritto a spazi fisici protetti spettante a famiglie con bambini, a disabili e anziani, ai pedoni in generale. Un vero attentato alla vivibilità complessiva, alla sopravvivenza della città rispetto alla oggettiva dirompenza del turismo di massa e del “divertimentificio”. Tali provvedimenti non potranno che favorire l’ulteriore dilagare delle Osp (Occupazioni di suolo pubblico) in ogni tipo di strada o piazza, sacrificando anche le aree di sosta tariffata o a vantaggio dei residenti. Oltre tutto il caro-permessi si risolve – come ha notato il consigliere del I Municipio, Nathalie Naim – in una beffa: si paga una cifra spropositata per veder entrare poi chiunque, grazie alla oggettiva inflazione di permessi fasulli, ad orari di chiusura dei varchi, specie di quelli serali, che non proteggono niente e nessuno dal parcheggio selvaggio, dall’inquinamento atmosferico e acustico, ecc. A questo proposito, mentre i comitati dei residenti chiedono che la vendita di alcolici, coi relativi assembramenti, venga sospesa alle 22, l’amministrazione – senza consultazioni di sorta – opta per le 24 di notte. Come dire di no ai “bottegari” e ai ragazzi che chiedono “libertà di sbronza” (dichiarazioni testuali)?

Siamo ad una politica che porta alla “movida” continua fino a notte fonda, al “divertimentificio” senza limiti, affaristico, equivoco, inquinato e inquinante, lasciando che le periferie rimangano un buio deserto per murati vivi e sfruttando come merce un patrimonio culturalmente e storicamente unico e irripetibile. E l’identità culturale, sociale, antropologica delle città storico? Ma che discorso antiquato, via.

Vittorio Emiliani

Un commento

  1. …provare tristezza e sconcerto di fronte ad una tale mortificante mercificazione del nostro irripetibile ed unico patrimonio storico ed artistico e’ cosa naturale per chi della difesa della vera bellezza italiana ne ha fatto una ragione di vita! Che Roma sia una citta’particolarmente preziosa, un bene dell’umanita’ da preservare a tutti i costi,possibilmente anche senza altre metropolitane,e’ una realta’ per noi incontestabile Ma il nostro “antiquato” sistema di valori non puo’ essere accettato da un REGIME che distrugge tutto, anche le vite e le menti delle persone, in nome di una concezione di sviluppo basata solo sull’accumulo oligarchico di denaro e di potere!L’Italia continua purtroppo ad essere “un paradiso abitato da diavoli”

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