Pubblichiamo una lettera aperta consegnata a numerose autorità lombarde su alcuni temi che affliggono la regione: consumo di suolo, inquinamento, perdita di terreni fertili, sfruttamento eccessivo dei corsi d’acqua, ecc…
1 – CONSUMO SUOLO per urbanizzazioni, per nuove infrastrutture e per mancato recupero dell’esistente aree dismesse
Il tema dell’ecologia nel nostro territorio “nella nostra casa”, si confronta oggi con crescenti fenomeni di degrado e di consumo di suolo libero, con la repentina compromissione dell’ecosistema in nome di un non ben definito “progresso” senza regole e senza limiti, anche con interventi di edificazione nelle aree a più alto valore ambientale (e a più alto rischio anche idrogeologico), nella disarmante assenza di chi ha il dovere di coordinare, vigilare e controllare.
In un territorio antropizzato come il nostro, è difficile immaginare che sia concesso continuare ad edificare, consumando le ultime, residue aree libere.
Il territorio è un “bene comune” finito, non infinito. Non sarebbe accettabile neppure se fosse indispensabile, figuriamoci in una situazione che vede disastri drammatici causati dal dissesto idrogeologico, dall’abusivismo edilizio, dalla occupazione stupida e suicida degli alvei dei corsi d’acqua.
La Legge Regionale 28 dicembre 2011, n. 25, “Testo Unico delle Leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale”, all’art . 4 quater “Tutela del suolo agricolo”, richiede che il fenomeno del consumo di suolo agricolo sia sottoposto ad un monitoraggio sistematico.
Negli ultimi cinque anni, il consumo del suolo è stato pari a otto metri quadrati al secondo, il che implica un consumo giornaliero pari a circa 70 ettari.
Altro aspetto di non secondaria importanza, la scelta di alcuni amministratori di “svalutare” le aree agricole, inventandosi una distinzione tra aree agricole strategiche ed aree agricole non strategiche, come se in un paese che importa oltre il 60% del proprio fabbisogno alimentare potessero esistere aree agricole che non siano strategiche.
Una di queste situazioni si verifica, per esempio, in Provincia di Bergamo dove il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) prevede la possibilità di cambiare la destinazione di aree agricole comprese in una fascia di 150 m. oltre gli edifici esistenti azzerando le attuali condizioni di salvaguardia e, cosa ben più grave, delegando alle amministrazioni locali (le più deboli a fronte delle pressioni lobbistiche) ogni scelta in merito.
Probabilmente in altre aree d’Italia, potrebbe anche essere un valore poco significativo, ma nelle nostre zone significa eliminare ogni residua possibilità di creare e mantenere i corridoi ecologici previsti dalla RER e, non di meno, demotivando le aziende agricole che operano in ambito periurbano ora preziose perché svolgono un ruolo di cura, di presidio del territorio e produzioni alimentari a km 0 che, sia nel caso si tratti di proprietari che di affittuari, saranno precariamente in attesa di probabili operazioni di speculazione edilizia.
Solo di passaggio, un breve accenno alle migliaia di abitazioni e di immobili per uso commerciale e/o industriale vuoti, sfitti o invenduti, esistenti oggi in Lombardia, per il cui riutilizzo si fa praticamente nulla.
2 – Controlli sul territorio, in particolare dello sfruttamento eccessivo dei corsi d’acqua.
La Lombardia è una regione che, grazie alle montagne che ne costituiscono la fascia nord, è attraversata da molti corsi d’acqua, dalle piccole rogge ai grandi fiumi. Fin quasi dalle sorgenti c’é una serie di sbarramenti realizzati per la produzione di energia elettrica. Il risultato è che sempre più spesso si verificano dei periodi di secca che lasciano solo alcune pozze d’acqua nelle quali i pesci si trovano ad essere letteralmente lessati dal sole estivo. La legge stabilisce dei flussi minimi d’acqua che troppo spesso non vengono osservati. Si dovrebbe poter contare sul Corpo Forestale dello Stato per un servizio più preciso e puntuale di sorveglianza che potrebbe coprire i diversi aspetti che riguardano i corsi d’acqua, sversamenti e prelievi abusivi compresi.
3 – Utilizzo dei fondi comunitari e multe
Sembra un racconto dell’orrore. L’Italia si ritrova fin troppo frequentemente nella condizione di subire forti penalizzazioni economiche per infrazioni alle direttive comunitarie o, quantomeno, per ritardi nell’implementazione delle stesse. Contemporaneamente, l’Italia è anche il paese che meno di ogni altro riesce a spendere le risorse che la comunità ci mette a disposizione. E’, a dir poco, deprimente.
Un esempio su tutti: le nostre amministrazioni locali sono incredibilmente, quanto fermamente, contrarie all’apposizione di vari gradi di tutela su particolari aree appartenenti ai loro territori. Probabilmente è per il timore di perdere potere decisionale su quelle aree e non trovarsi costretti a subire decisioni che possano, in qualche modo, confliggere con quelle che farebbero gli amministratori stessi. In questo modo si rinuncia a proteggere delle aree di grande valore naturalistico e, contemporaneamente, si perdono occasioni di ottenere anche finanziamenti specifici.
4 – Coerenza con la costituzione e con le Leggi vigenti
Ci conforta la consapevolezza che la Costituzione Italiana, le leggi vigenti, le direttive europee le norme regionali e, se non bastasse, la convenzione europea del paesaggio, impongono un chiaro impegno a favore della tutela dell’Ambiente e del territorio, indicando le opportune modalità di intervento con le dovute priorità, con il fattivo interesse e collaborazione di tutti partendo da chi ha responsabilità amministrativa.
Al Ministro dell’Agricoltura vorremmo quindi chiedere, ed in questo essere confortati, che le Leggi vigenti in materia di tutela dell’Ambiente vengano applicate, e che gli attuali progetti di Legge “per fermare il consumo di suolo ” possano presto diventare una realtà ed un chiaro impegno, nella consapevolezza di ciò che oggi abbiamo che presto potremo perdere, per riconoscere che “Dare valore anche economico all’ecosistema” non è un tema astratto ma un obbiettivo concreto con l’impegno e la disponibilità di tutti.
La conclusione è che deve cessare ogni forma di deroga alle leggi che, per decenni, hanno protetto il territorio, anche se in modo non sempre sufficiente, eliminando quelle scorciatoie (di dubbia coerenza costituzionale), che con la scusa di ridurre o eliminare la lentezza burocratica nel dare risposte agli imprenditori, hanno in realtà eliminato ogni vincolo, morale e legale.
Gli enti preposti vanno posti nelle condizioni di esprimere rapidamente i loro pareri senza eludere almeno le principali norme di tutela di quel bene comune che è il territorio.
Tutto quanto richiamato in questa lettera, è ovviamente riferito all’intero territorio lombardo, con le ovvie diversità tra aree montane, collinari e di pianura.
Intendiamo, in particolare, attirare l’attenzione su quella porzione di Provincia di Bergamo sita tra il fiume Brembo (ad Est), il fiume Adda (ad Ovest) e le colline e poi le montagne a Nord, meglio nota come Isola Bergamasca. Lo si vede molto bene dalla foto di testa, la prima, da cui si può già trarre un’idea del grado di antropizzazione raggiunto dal nostro territorio.
La Convenzione Europea del Paesaggio è un documento adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente del Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000, ufficialmente sottoscritto nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze il 20 ottobre 2000.
Oltre a dare una definizione univoca e condivisa di paesaggio, la convenzione dispone i provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela, che gli stati membri si impegnano ad applicare. Vengono definite le politiche, gli obiettivi, la salvaguardia e la gestione relativi al patrimonio paesaggistico, riconosciuta la sua importanza culturale, ambientale, sociale, storica quale componente del patrimonio europeo ed elemento fondamentale a garantire la qualità della vita delle popolazioni.
Emerge la sua natura antropica, ovvero l’importanza ricoperta dal ruolo dell’azione umana. Il paesaggio è descritto come l’aspetto formale, estetico e percettivo dell’ambiente e del territorio.
Firmano a nome di tutti i rappresentanti dei Comitati Civici di Ponte San Pietro:
“Gruppo Amici dell’isolotto” – Paolo Assolari – cascinaisolotto@interfree.it
“Altra Ponte” – Carlo Sangalli – comitatocivico.altraponte@gmail.com
Comitati e associazioni firmatarie:
Comitato “Orizzonte Roncola” (Treviolo)
Comitato “Curno per il Parco del Brembo” (Curno)
Comitato “Per la tutela dell’ambiente e della salute” (Bonate Sopra – Presezzo)
Comitato “Monte Canto e Bedesco” (Mapello-Ambivere-Sotto il Monte)
Comitato “ViviAmo il Brembo” (Bonate Sotto)
Comitato PAE (Bergamo-Stezzano)
Comitato “Cittadini di Longuelo” (Bergamo)
(allegato alla lettera una proposta di Variante al PTCP della Prov. Di Bergamo)
non si può più sopportare una simile devastazione. Il lago Maggiore è sotto costante attacco di una speculazione edilizia senza ritegno. Terreni agricoli sono divenuti edificabili con aumento di tassazione per favorire la vendita da parte dei proprietari. Alberi di pregio rasi al suolo, boschi massacrati. E’ una situazione insopportabile e gravissima. Per questo sono necessaria azioni forti e coinvolgimento da parte del Governo centrale, visto che quello locale è un Governo di rettiliani senza coscienza.
MI VIENE DA PIANGERE
Giù duri senza ritegno. Questi pensano di uscire dalla crisi sitemica in cui siamo finiti con il vecchio modo di fare. Cementificare Il motore deve essere sempre e comunque l edilizia. Non hanno capito un mazza!,,,distruggono il territorio e si tengono le case perché nessuno più le compra. Basta vedere il crollo dei prezzi. La crescita demografica e sotto lo,zero, se la crisi continua anche i tanto aborriti extra e intera comunitari lasceranno il paese e noi pianteremo i pomodori sui tetti delle case visto che di terreno non ce ne è più. Questi imprenditori sono gli stessi che hanno delocalizzato per abbassare i costi con il risultato che hanno impoverito il paese di origine dove prima facevano lavorare la gente che comprava i loro prodotti e ora sono in crisi perché il paese dove fabbricano e talmente povero che non compra il loroprodotto e quello di provenienza , cioè il nostro, si è talmente impoverito che non compra nemmeno lui grazie alla delocalizzazione. Sono i grandi lungimiranti imprenditori italiani. Piccoli squali,senza cervello che quando va bene si mordono la coda , quando va peggio si mangiano i figli. Mola mia!’