Nessun vincolo per aree agricole con previsione di edificazione al momento non attuata; tre anni per adeguarsi alle disposizioni senza restrizioni; eliminazione dei limiti volumetrici, ridotti a semplici criteri. Con queste discutibili novità si avvicina in Lombardia l’approvazione di una legge che però non ferma il consumo del suolo.
Avanza verso l’approvazione in Consiglio Regionale, programmata a novembre, quella che doveva essere la legge sul consumo di suolo della Regione Lombardia. Una norma che avrebbe dovuto risolvere l’emergenza in una terra ormai prossima all’esaurimento del territorio libero.
Ma i faticosi accordi politici, su cui ha lavorato la maggioranza di centro destra con la motivazione di evitare i ricorsi, hanno portato ad un accordo che ha pesantemente ridimensionato le aspettative sul provvedimento.
Le modifiche, emerse nei giorni scorsi al momento della ripresa delle discussioni della Commissione Territorio, preoccupano le associazioni ed accontentano i costruttori. Per questi ultimi è prevista addirittura una dilazione di pagamento degli importi dovuti per la monetizzazione di cessioni di aree. Come dice chiaramente l’articolo 5 “a titolo d’incentivazione a favore dei piani attuativi tempestivamente attivati”: questo non è certo un freno al consumo del territorio.
Le inattese novità
Sono in particolare tre le tanto discusse concessioni ai costruttori:
-
Le aree su cui la destinazione edificatoria è già prevista non saranno risparmiate: nessun vincolo retroattivo. Saranno impedite solo le nuove varianti per cambiare la destinazione d’uso dei terreni attualmente agricoli. È già qualcosa ma così facendo l’emergenza sarebbe tamponata solo dopo un’ulteriore e gravissima perdita di suolo libero. Anche perché sono esclusi da tale regola gli ampliamenti di attività economiche già esistenti e gli Accordi di Programma a valenza regionale.
-
I costruttori hanno tempo 3 anni per presentare istanza di costruzione, un tempo più che sufficiente per dare il via alla corsa al consumo, senza remore sugli effetti sia del realizzato che dell’eventuale incompiuto.
-
Spariscono le compensazioni ecologiche e i limiti volumetrici: il consumo di suolo sarà definito “di volta in volta”. Un principio chiave che quindi appare evidentemente debole.
Le associazioni esprimono preoccupazione
Legambiente Lombardia sostiene che, dopo tanta attesa e speranze, si è persa “l’opportunità di darsi una legge per tutelare le aree agricole”. C’erano contenuti innovativi nella versione che lo stesso presidente Maroni aveva firmato meno di un anno fa (febbraio) che però sono andati persi. Ora invece ci sarà “una spinta a realizzare in fretta le previsioni inattuate dai piani urbanistici “gonfiati” dei comuni lombardi: stiamo parlando di circa 90.000 ettari“.
“Il testo non prevede alcun limite a nuovi consumi di suolo per i prossimi tre anni e introduce addirittura incentivi per le nuove edificazioni” – dice l’Associazione Segrate Nostra in un comunicato che riporta anche un interessante spunto. In un parere legale degli uffici regionali sulla ri-conversione di un terreno da edificabile ad agricolo si riconosce che vi è sempre la possibilità che una variante al PGT modifichi i diritti edificatori o anche li estingua.
Si può ancora rimediare
I Comuni dovranno adeguarsi alle nuove regole della legge senza dover riapprovare i loro Piani di Governo del territorio (PGT). Lo faranno solo in occasione della prima scadenza degli stessi.
Ma quanto detto sull’estinzione dei diritti edificatori ricorda che c’è ancora la possibilità di rimediare. I comuni hanno la facoltà di conservare le aree libere e riportarle a destinazione agricola o verde. Non sarebbe una decisione in contrasto con la gerarchia della pianificazione sovra comunale, ma una scelta efficace per cercare di riavvicinarsi ai propositi iniziali che avevano spinto la classe politica ad impegnarsi per fermare il consumo di suolo.
Luca D’Achille
Ci resta solo la speranza che la crisi colpisca ancora più duramente, specie il settore dei mangiatori di terra (costruttori) in modo che i folli e deliranti progetti edificatori restino sulla carta.
Brutto pensiero, lo so, ma che altro ci resta? Viviamo in un mondo di pazzi!
che dovremmo fare un appello firmato da tutti.Forse chiedendo aiuto a Libera