Gli erbicidi – utilizzati in modo massiccio ovunque – sono sostanze tossiche nocive, causa di patologie gravissime per gli esseri umani (specialmente i bambini) e per gli animali. Eppure, l’alternativa esiste: la gestione non chimica delle “erbacce” è economicamente sostenibile e molto efficace, come dimostrano i risultati ottenuti in più di venti anni dal gruppo di ricerca dell’università di Pisa.
Articolo di Andrea Peruzzi, Professore Ordinario di Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola (Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali – Università di Pisa)
Per informazioni: andrea.peruzzi@unipi.it
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Un adeguato controllo della flora spontanea risulta necessario, sia in agricoltura, sia in aree verdi e ricreative e su superfici dure situate in contesti urbani e periurbani, sia su tappeti erbosi funzionali destinati all’esercizio di attività sportive (calcio, golf, etc.).
Occorre precisare che le piante spontanee non sono per forza “infestanti”, ma che assumono questo ruolo negativo quando crescono dove non devono, ossia in contesti agricoli e non, dove la loro presenza determina l’insorgere di problemi.
A tale riguardo, nel caso dell’agricoltura, le piante spontanee che competono con quelle coltivate sono responsabili di significative ripercussioni negative sulla quantità e sulla qualità delle produzioni, e quindi possono essere a pieno titolo denominate infestanti. Per gli agricoltori il loro controllo è necessario, specialmente nel caso di colture poco competitive come gli ortaggi (carota, finocchio, aglio, etc.).
Non a caso gli erbicidi, utilizzati in modo diffuso e spesso eccessivo nella gestione “industriale” delle attività agricole, rappresentano il 70% dei prodotti fitosanitari complessivamente impiegati.
Un massiccio e molto spesso inefficace utilizzo dei diserbanti, interessa anche i contesti urbani e periurbani (marciapiedi, superfici inghiaiate, murature, piste ciclabili, parchi giochi, etc.) nei quali il controllo delle malerbe si rende necessario per molte ragioni, tra cui è possibile ricordare il senso di degrado e le limitazioni alla fruizione delle superfici “infestate”, il deterioramento di materiali e manufatti provocato dalle radici, l’occlusione delle reti di scolo, l’emissione di pollini molto dannosi per soggetti allergici e asmatici.
Grandi quantità di erbicidi vengono infine distribuite anche sui tappeti erbosi destinati all’esercizio di attività sportive, sia per non alterarne la funzionalità, sia per ovvi motivi estetici e di “immagine”.
Questo rilevante utilizzo di erbicidi, spesso non risolve il problema del controllo delle malerbe, in primo luogo perché la loro distribuzione è frequentemente attuata con macchine inefficienti e obsolete responsabili di gravi contaminazioni ambientali, dovute principalmente alla deriva causata dal vento e alla percolazione e lisciviazione.
Nel primo caso, gocce di diametro molto piccolo, sono trasportate molto lontano dal bersaglio (fino a svariati km!) e spesso si trasformano in “nano-polveri”. Nel secondo, gocce di grandi dimensioni si infiltrano nel terreno o scorrono su superfici dure, andando a inquinare le falde e i corsi d’acqua. È ovvio come una distribuzione inefficiente, per essere efficace, debba prevedere l’impiego di dosi molto più elevate di quelle necessarie.
Inoltre, gli interessi economici connessi con la produzione e la vendita di questi prodotti sono molto alti e questo ha determinato una forte spinta all’effettuazione di un numero eccessivo di trattamenti e una scarsa considerazione per le tecnologie innovative che consentono di ridurre le dosi di diserbante utilizzando sistemi appropriati di distribuzione mirata.
Ora, sicuramente è necessario gestire la flora infestante, ma dovremmo chiederci se è sempre necessario utilizzare gli erbicidi, ossia sostanze chimiche di sintesi tossiche e nocive, che magari riescono a controllare le malerbe, ma che d’altro canto sono causa di intossicazioni e patologie gravissime per gli esseri umani e per gli animali, tra le quali il cancro, la cui formazione inizia con maggiore frequenza nelle fasi di accrescimento dell’organismo, ossia nei bambini.
Su questo credo che occorra riflettere attentamente. L’utilizzo degli erbicidi è legato a contaminazioni che sono in grado di condizionare negativamente le condizioni di salute e di sviluppo dei bambini e quindi di pregiudicarne il futuro. I modi sono molteplici, in quanto questi prodotti esercitano la loro azione tossica e nociva per contatto, per inalazione e per ingestione. Pertanto, basta consumare cibo che ne contiene residui, passeggiare in campagna, frequentare impianti sportivi e aree ricreative, piazze cittadine e parchi gioco. I bambini sono i soggetti più sensibili, ma anche quelli che più facilmente entrano in contatto con i residui specialmente in aree urbane, o nei parchi e nei campi da gioco, dove toccano e “assaggiano” tutto ciò che li incuriosisce.
È evidente quanto sia ottuso e oserei dire criminale, mettere a rischio il futuro dei propri figli per motivi prettamente economici. Si, perché in realtà i diserbanti sono una necessità solo per chi li vende e esistono validissime alternative al loro impiego.
In particolare, è possibile e vantaggioso da un punto di vista tecnico ed economico ricorrere a strategie e a macchine appositamente realizzate per poter gestire le malerbe con mezzi fisici, ossia con sistemi meccanici e termici.
A tale riguardo, il gruppo di ricerca che coordino presso l’Università di Pisa svolge da molti anni un intenso lavoro di ricerca su queste tematiche che si è concretizzato nella realizzazione di una serie di macchine semplici e poco costose, che attuano azioni di tipo meccanico (mediante lame, denti, spazzole, etc.) e termico (mediante fiamma libera, vapore, etc.) in grado di controllare le infestanti.
La gestione non chimica delle “erbacce” è economicamente sostenibile e molto efficace, come dimostrano i risultati ottenuti in più di venti anni. La diffusione di questi sistemi dovrebbe essere quindi molto vasta, visti i benefici, ma purtroppo, invece, sono in gioco interessi economici e finanziari tali da negarne l’esistenza e l’efficacia e da sconsigliarne l’impiego anche attraverso azioni di vera e propria “disinformazione”…
La speranza resta quella che anche in Italia (come già è avvenuto da tempo nei Paesi del Centro e del Nord-Europa), in accordo con i provvedimenti presi in sede comunitaria sulla gestione sostenibile dei trattamenti fitosanitari e sulla promozione di metodi alternativi (Direttiva 128/2009 e Regolamento 1107/2009), nel prossimo futuro emerga un maggior “coraggio” e una più limpida volontà di “cambiare”, che permetta, attraverso azioni politiche e normative, la promozione dei sistemi di gestione delle flora spontanea rispettosi della salute dei cittadini, e soprattutto di quella dei bambini…
Ecco alcuni esempi di macchinari per la gestione fisica della flora spontanea:
Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
www.avanzi.unipi.it
Email: andrea.peruzzi@unipi.it
Salve.vorrei sapere se negli ulivi si può usare una macchina per il pirodiserbo se si può usare che tipo di macchina per un trattore di 50 cv
Purtroppo, molto più resistenti delle malerbe sono il malcostume, la disinformazione, la caparbietà e la presunzione dell’ignoranza e gli interessi economici dei tanti, ma tanti, SINGOLI. Il mirabile lavoro di questo e altri gruppi di ricerca tesi alla protezione della nostra terra e dei nostri figli andrebbe incentivato e valorizzato e diffuso in modo virale.
Penso che sarà una battaglia molto difficile perchè la maggior parte dei diserbanti chimici e dei fitofarmaci sono prodotti da Società multinazionali molto potenti politicamente. La Monsanto, per esempio, produce un diserbante il “Round up”, che pare molto tossico anche per gli umani e gli animali tanto che occorre un’attenzione particolare per il suo uso, e che deriva da prodotti usati durante la guerra del Vietnam, atto a distruggere ogni tipo di vegetazione. Per evitare la distruzione di tutte le colture la Monsanto ha quindi modificato geneticamente alcuni prodotti (soia, colza, ecc…) in modo che resistano al diserbante. Dovremo diventare OGM anche noi umani?
ottimo!
Bravissimi! Mi auguro che fate tanta pubblicità della vostra ricerca, inviate l’informazione ai giornali, al Fatto Quotidiano, alla TV, radio, alle Aziende agricole, dappertutto, dobbiamo tutelare la nostra vita.
Grazie!
Articolo illuminante : da diffondere! Purtroppo non sono riuscita a condividerlo sui social media, come avrei voluto. Potete renderlo possibile? Grazie
Ciao, si può condividere sui social, guarda in alto, a destra,
Ritengo molto importante che si portino avanti studi in questo settore perché il diserbo chimico sta avendo effetti devastanti sulla flora, soprattutto nelle aree a clima mediterraneo. A mio avviso in alcune aree dovrebbe essere completamente vietato, ad esempio lungo i bordi stradali, consentendo solamente l’uso di mezzi meccanici nei periodi opportuni. In questo periodo dell’anno invece di mostrare le massicce fioriture primaverili degli anni passati, molti bordi stradali nella zona costiera di Abruzzo, Molise e Puglia appaiono completamente brulli e desertificati come in piena estate, proprio a causa dell’utilizzo massiccio dei diserbanti da parte delle ditte che curano la pulizia dei margini delle strade. La tipica vegetazione naturale di questi ambienti, ricca di specie annuali mediterranee (terofite) che si erano rifugiate in tali fasce di terreno, è scomparsa ed ai margini stradali si notano solo i cumuli di rifiuti abbandonati. Oltre al grande danno estetico certamente l’impatto del diserbo chimico su tutti gli ecosistemi adiacenti, anche quelli degli ambienti marini limitrofi alle strade, deve essere pesante e la rarefazione di molte specie di insetti verificatasi negli ultimi anni potrebbe essere ascrivibile a questa causa. E’ fondamentale che l’opinione pubblica sia sensibilizzata su questi temi perché l’effetto dei biocidi finisce per ripercuotersi sull’uomo. E’ molto importante quindi che si studino sistemi meccanici alternativi e meno impattanti per la pulizia dei margini stradali. Il diserbo potrebbe essere svolto, ad esempio, ricorrendo all’ausilio di moderni ed efficienti mezzi meccanici prevalentemente alla fine del ciclo biologico delle specie vegetali annuali nelle zone a clima mediterraneo (cioè all’inizio dell’estate), quando diviene maggiore il rischio di incendi.
Penso che sia una ricerca molto interessante e da incoraggiare anche se non c’è da aspettarsi che questi mezzi possano sostituire totalmente i diserbanti chimici che al di la degli interessi economici delle case produttrici, sicuramente molto forti, riescono a fare una selezione delle erbe da colpire che non sarà mai possibile fare diversamente.
Gli erbicidi chimici di sintesi possono essere sostituiti in tutti i contesti agricoli e non. I mezzi fisici (ad esempio il pirodiserbo) presentano spesso una maggiore elasticità di impiego rispetto ai diserbanti, che perdono di efficacia se distribuiti in periodi piovosi.
Si tratta di promuovere queste strategie e queste macchine, che possono avere anche livelli tecnologici molto elevati (ad esempio effettuazione di pirodiserbo a rateo variabile dopo mappatura delle infestanti in interventi in post-emergenza su specie tolleranti quali il mais, la soia, il girasole e, sopratttto, molti ortaggi).
Il problema risiede nel cambiare “punto di vista”, aumentare il finanziamento a ricerche specifiche su queste tematiche, diffondere capillarmente i risultati, formare il personale, etc.
E’ inoltre condizione necessaria, avere un adeguato suppoorto “politico”, che trova una sua piena giustificazione nel valore etico dell’impiego di mezzi fisici, che eliminano totalmente i rischi di contaminazione ambientale e per la salute di operatori e cittadini e rendono gli alimenti “sicuri”. Inoltre i costi del controllo fisico in contesti sia agricoli che non, risultano spesso addirittura più bassi rispetto a quelli della gestione convenzionale con ottenimento di rese delle colture simili o anche superiori.
Il controllo fisico delle infestanti risulta quindi caratterizzato da una piena sostenibilità.