Pericolosa per la salute e per l’agricoltura, la speculazione sulle rinnovabili, in particolare sulle biomasse, fa mettere in discussione i necessari impegni sul clima. Le strade sbagliate portano ad incentivare fonti dannose tra cui la combustione dei rifiuti, penalizzando invece l’efficienza, le fonti pulite e la biomassa più sostenibile che è quella del “vero” cippato a km zero.
L’articolo di Michele Corti pubblicato su ruralpini.it affronta in modo dettagliato il tema delle biomasse evidenziandone gli effetti e i pericoli derivati da un uso speculativo di questa risorsa.
I dati drammatici sull’inquinamento dell’aria vedono l’Italia e molte sue zone, in particolare la Pianura Padana, in testa alle poco invidiabili classifiche di morti e malattie per l’esposizione al particolato.
La combustione delle biomasse figura tra le maggiori cause di inquinamento atmosferico. Finiscono facilmente sotto accusa, come sottolineato nell’articolo, gli usi e gli impianti di carattere “civile” (come caminetti aperti e stufe). Sembrano invece spuntarla i grandi impianti, addirittura incentivati da un meccanismo perverso che facilita la speculazione e, per assurdo, spinge a produrre energia elettrica anche in aree già critiche dal punto di vista dello smog.
E’ necessaria quindi particolare attenzione ed informazione su questo tema: gli impegni per la riduzione delle emissioni clima-alteranti, scientificamente e concretamente indispensabili, non devono trasformarsi in aiuti alle lobby delle energie rinnovabili. Così facendo vengono denigrate le importanti battaglie ambientaliste, quelle che tutelano veramente la salute delle persone. Attenzione quindi ad indirizzare gli incentivi nelle direzioni sbagliate, peggiorando la situazione invece di migliorarla.
L’abbandono delle fonti fossili resta l’obiettivo a cui inevitabilmente di deve puntare. Se in questo senso sembra opportuno il passaggio a legna di centrali a gasolio o olio combustibile (ancora presenti anche se vietate, ad esempio, in Lombardia), risulta, secondo l’articolo, meno conveniente quello da metano a legna, peggiorativo in termini di nanopolveri . Ben vengano gli incentivi per nuove fonti di energia ma, se c’è disponibilità, spesso limitata, questa deve premiare le fonti rinnovabili pulite e sostenibili (pompe di calore, pannelli fotovoltaici, solare termico).
E non ci sarà vero miglioramento se non affiancando al lavoro sulle fonti energetiche quello sui consumi: indirizzare l’edilizia, in particola le ristrutturazioni, verso edifici energeticamente efficienti, autonomi e con l’impiego congiunto delle fonti pulite sopra citate. E’ possibile farlo anche sull’esistente: ne è un esempio la virtuosa città di Friburgo dove questo è stato fatto anche in quartieri di vecchie case popolari, dove si ricorre al teleriscaldamento ma senza speculazioni.
Il pericolo dell’eccessiva centralità delle biomasse si riflette anche sull’agricoltura: con un territorio libero sempre meno a disposizione, le coltivazioni biologiche e la sicurezza alimentare sono a rischio se schiacciate dalla coltivazione intensiva a fini energetici. Coltivazioni quest’ultime che sono le più inquinanti a causa dell’uso maggiore di concimi chimici.
Le biomasse risultano sostenibili solo con l’ulitizzo di cippato a km0. Quello vero e a basso impatto anche in termini di lavorazione e trasporto. Perchè è facile classificare come rinnovabile il pellet importato dall’estero (con il rischio che sia costituito da scarti e quindi di pessima qualità) o l’olio di palma, ma questo è senza dubbio un imbroglio da fermare.
Per non parlare poi degli effetti ancor più negativi del considerare rinnovabile la combustione dei rifiuti: un attentato alla raccolta differenziata e un’inaccettabile negazione delle disposizioni europee che prevedono il prioritario recupero “di materia”. Il compostaggio, anche degli scarti vegetali, è praticabile senza complicazioni, sia in ambito domestico che urbano.
Il messaggio conclusivo dell’articolo è chiaro e condivisibile: “la tutela della qualità dell’aria e della salute deve essere anteposta ad ogni altro obiettivo, specie se pretestuosamente finalizzato a favorire interessi lobbistici speculativi”.
Luca D’Achille (@LucaDAchille)
Nelle altre nazioni, anche al confine con l’Italia, cosa fanno? Intanto nessun problema, i tanti NO degli ambientalisti fanno sempre più importare energia…pulita? dalle altre nazioni, e noi paghiamo!