Pioppi, colata di cemento nella capitale mondiale della “dieta mediterranea”

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Nella località Porto del Fico nel comune di Pollica, in pieno Parco nazionale del Cilento e V.D., è stata sequestrata un’area, con annesso complesso edilizio, di 16,800 metri quadrati. Si tratta di una piccola ma suggestiva piana a pochi metri dal torrente Mortella, che era rimasta ancora libera e coltivata con orti e frutteti ai piedi delle colline ormai sature di case residenziali. 

Ecco quindi che costruttori senza scrupoli, senza tener alcun conto dei vincoli paesaggistico ed idrogeologico, costruiscono 25 mini appartamenti che occupano 10.800 mq di questa piana ad un centinaio di metri dal paese di Pioppi, capitale mondiale della Dieta mediterranea e insignita delle 5 vele di Legambiente e pertanto meta privilegiata per i Vip, che certo non soffrono per problemi di crisi economica. Tanto è vero che i prezzi degli affitti e delle vendite di case si dice siano lievitati del 100%.

Ebbene, con il sequestro avvenuto il primo febbraio da parte della procura di Vallo della Lucania, sono finiti in nove sul registro degli indagati: 5 sono indagati “eccellenti” come il direttore e il funzionario del Parco, ingegnere De Vita e architetto Alfano, l’ex e l’attuale soprintendente dei Beni Architettonici e Paesaggistici di Avellino e Salerno e il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Pollica, Domenico Giannella. Parco e Comune sono quindi nei guai.

A Porto del Fico non è la prima volta che viene sequestrato un complesso edilizio, ovvero la così detta “scuola di vela”, a una decina di metri dal mare. Complesso, di cui mi occupai a suo tempo, sequestrato e adesso dissequestrato ed entrato in funzione. Tuttavia Peppe Tarallo, ex presidente del Parco, ci fa sapere che per quanto riguarda i manufatti sul mare , in funzione come centro velico, (e questa è una nota positiva) “ vale la pena verificare presso la Procura lo stato dell’arte del procedimento che a Vallo si era chiuso con non luogo a procedere ma che la Cassazione ha riaperto su ricorso della Procura…non tutto è perso!”.

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Ma Peppe Tarallo, che spesso si è scontrato verbalmente con il sindaco Pisani, ci fa ancora sapere che sebbene “questa lottizzazione camuffata ed approvata come “progetto convenzionato” da tutti gli enti competenti (dal comune al parco alla soprintendenza all’autorità di bacino che invece avrebbero dovuto far rispettare le norme vigenti) sia iniziata ben 3 anni fa, ma solo oggi si è avuto il sequestro consentendo di fatto che i manufatti fossero quasi completati”. Gli enti non si sono sentiti in obbligo di adottare, conclude Tarallo, “un provvedimento di annullamento in autotutela come pure avevo chiesto prima di passare alla denuncia alla magistratura ( dopo aver atteso 1 anno una risposta che non c’è mai stata)”.

Pertanto, e questo fa cadere le braccia e venire la voglia di attaccare l’ambiente al chiodo, come suol dirsi, nessuno di essi ha vigilato sui lavori, consentendo di realizzarne ben i 2/3 in più rispetto a quanto autorizzato). Così un’altra consistente parte di suolo fertile è stata consumata, in barba – si potrebbe dire – all’esigenza irrinunciabile della difesa del paesaggio e del territorio, contro cioè l’abusivismo edilizio e la distruzione degli ecosistemi.

Sembra proprio che la tanto decantata “green economy”, che dovrebbe rappresentare un processo di ripresa economica dell’Italia, si scontra molto spesso non solo con il ceto politico ma anche con le popolazioni locali che lo selezionano. Questa tendenza mi sembra ancora più grave e preoccupante proprio in un parco nazionale dove si dovrebbe, a mio avviso, sperimentare un rapporto nuovo tra uomo e natura.

Paolo Abbate

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