Uno dei lembi più suggestivi e incontaminati del Lazio minacciato da uno scempio che porta il nome di S.S. 675 “Umbro-Laziale” – Completamento del collegamento del porto di Civitavecchia con il nodo intermodale di Orte – Tratto Monte Romano Est-Civitavecchia. Il Forum Salviamo il Paesaggio da tempo è a fianco di chi si batte contro la realizzazione di questa devastazione: 18 km di tracciato stradale, a due carreggiate, con rilevati, viadotti, gallerie, transito di migliaia di macchine in una delle aree più importanti in Italia dal punto di vista faunistico e paesaggistico, oltreché turistico e storico.
Uno scenario sempre più incombente dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello scorso dicembre accolta con sdegno da tutte le sigle ambientaliste.
A questo proposito proponiamo la riflessione di Adrian Moss pubblicata il 10 gennaio su Explore Tuscia, bellissima realtà che promuove le bellezze culturali, paesaggistiche e storiche del Lazio settentrionale, in merito all’ipotesi che la famigerata superstrada venga completata a spese di un ambiente protetto di valore inestimabile, annoverato tra i siti d’importanza comunitaria SIC, come la Valle del Mignone. Ambienti ormai estremamente rari non soltanto in Italia ma in tutta l’Europa.
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di Adrian Moss, Explore Tuscia.
Gli amministratori pubblici non sono minimamente interessati a migliorare la viabilità per il cittadino, se lo fossero stati avrebbero dovuto già da anni rimettere in una condizione di percorribilità la via Cassia (attualmente una vergogna, un pericoloso slalom tra voragini di diversa profondità che con le piogge diventano dei veri e propri guadi!) e l’ Aurelia Bis con la messa in sicurezza e la creazione di un sottopassaggio a Monte Romano.
Se fossero interessati realmente a migliorare la viabilità, oggi le priorità dovevano essere la Cassia e la Aurelia Bis così come altre strade statali, regionali e comunali che giacciono nel più completo abbandono. Sono percorse quotidianamente dai cittadini residenti per gli spostamenti necessari alle loro attività, strade statali o provinciali che finora hanno sostenuto il traffico regionale e che ancora sarebbero in grado di sostenerlo se fossero sottoposte a manutenzione periodica e ad ammodernamenti.
Se soltanto fossero preoccupati di migliorare la viabilità, una priorità avrebbe dovuto essere il miglioramento del collegamento ferroviario tra Viterbo e Roma, attualmente in stato di degrado ed abbandono. Una cosa è certa, il miglioramento razionale e senza spreco di risorse economiche della viabilità e dei collegamenti pubblici ci trova tutti d’accordo. Le persone ben informate sanno bene che per migliorare la viabilità non è necessario distruggere ambienti naturali protetti da direttive Europee – ambienti di alto valore economico, ambientale, paesaggistico e rurale.
Per motivi evidenti si instaura dunque un dibattito assurdo e kafkiano che non ha motivo di essere: per o contro il miglioramento della viabilità? Un dibattito che non esiste perché siamo tutti d’accordo a migliorare la viabilità – sia quelli che chiamano “ambientalisti” e non.
Sono le scelte da parte di Anas, disposte dal governo, che, tentano di far credere ai meno informati che l’unico modo di migliorare la mobilità sia distruggere ambienti protetti di valore inestimabile (perché ormai estremamente rari, non soltanto in Italia ma in tutta l’Europa tanto da essere annoverati, appunto, tra i siti d’importanza comunitaria SIC). La distruzione di un ambiente che mai potrà essere recuperato per “guadagnare” 8 minuti di percorrenza per raggiungere Civitavecchia – non è previsto uno svincolo per Tarquinia ne Monte Romano. La devastazione di un patrimonio altrimenti destinato alle generazioni future per andare più veloci di 8 insulsi minuti. Otto minuti sembrano essere fondamentali per l’interesse dell’intera nazione quando per percorrere in treno la distanza Roma /Viterbo si impiegano due ore e mezza e nessuno sembra scandalizzarsi di questo, così come nessuno si preoccupa delle condizioni delle due principali arterie statali che attraversano la provincia. Il legittimo dubbio che qualcuno guadagni di più dalla costruzione ex novo di una devastante superstrada piuttosto che dal recupero e rimessa in efficienza del patrimonio viario preesistente viene.
Una domanda sorge spontanea: perché in tempi di crisi non solo economica ma anche di consumo di suolo, qualcuno ritiene più proficuo spendere centinaia di milioni di euro per costruire ex novo una via che comunque poco servirebbe alla quotidianità dei residenti locali e rattoppare (forse!) vie che invece sono indispensabili ai cittadini residenti? Servirebbe un economista per aiutarci a capire come una superstrada per la quale si spenderanno diverse centinaia di milioni di euro possa aiutare la nazione e l’economia locale. Sicuramente fornirà per qualche anno un discreto introito alle ditte europee che lavoreranno alacremente nel nostro territorio, lasciando alla fine dei lavori un ambiente distrutto, per una bella superstrada (magari a pedaggio!!) per il trasporto di merci provenienti da chissà dove, strade comunali sempre più degradate, e la maggior parte della manodopera locale emigrata per mancanza di lavoro. Verrà sicuramente distribuita qualche briciola della cospicua torta qui e là ai locali in modo da tenere tutti tranquilli ed il resto andrà a chi in questo territorio non ci vive e ha solo l’interesse a spremere il limone prima di gettarlo via. Il miglioramento della viabilità deve servire in primo luogo ai cittadini che vivono e lavorano quotidianamente sul territorio, che hanno alle loro spalle una tradizione agricolo/pastorale di intenso legame con il territorio stesso e tutto l’interesse a preservarlo per i loro figli, perché possa rappresentare una futura risorsa ambientale, culturale, umana, economica. La parola progresso contiene al suo interno la concezione che si passi da una condizione di bene al meglio, una superstrada nella valle del Mignone per “guadagnare” 8 miserabili minuti ha un costo troppo alto per la popolazione locale per poter essere accettata. Il vantaggio che viene tanto declamato sarebbe riservato solo alla solita oligarchia a cui nulla importa se non di gonfiare il proprio portafogli ed il proprio potere a discapito come al solito della gente e dell’ambiente a cui la sorte futura dell’umanità è indissolubilmente legato.
Ammettere che non possiamo migliorare la viabilità senza distruggere ambienti protetti di alto valore socio economico destinati alle generazioni future significa ammettere che siamo degli imbecilli. Fare una superstrada in una zona protetta appare un crimine ambientale (il reato ambientale) a tutti gli effetti.
Non sarebbe ora di utilizzare questi soldi pubblici per migliorare veramente la viabilità nella Provincia e nella capitale piuttosto che distruggere quel poco territorio inalterato che ci rimane? Ieri su Rai3, Presa Diretta ha mandato in onda una puntata sulla mobilità sostenibile che all’estero, e in qualche piccola città d’ Italia, è già tutt’altro che un utopia – basta un po’ di volontà politica e la voglia di cambiare strada. Piuttosto che di ostinarsi a scegliere la distruzione ambientale e la morte, scegliere il progresso intelligente e la vita.