A cura di Pro Natura Torino.
Nel Tirolo austriaco, il 15 ottobre 2017, gli elettori hanno respinto con il 53,5% dei voti un progetto di candidatura ai Giochi olimpici invernali del 2026. A Innsbruck, che aveva ospitato i giochi nel 1964 e nel 1976, il verdetto è stato sonoro: il 67,4% di no.
Otto mesi prima anche i cittadini del cantone svizzero dei Grigioni avevano bocciato il progetto di Saint-Moritz e Davos per gli stessi giochi del 2026, con il 60% dei voti.
Recentemente si è cominciato a parlare di presentare la candidatura di Torino alle Olimpiadi dello sci del 2026. Evidentemente, nonostante i debiti conseguenti le Olimpiadi dello sci del 2006 pesino ancora sull’economia di Torino in particolare, la lezione non è servita.
A evitare che qualcuno pensi che le nostre posizioni sono preconcette e di retroguardia, riportiamo parte di un articolo pubblicato da “La Stampa” di lunedì 30 ottobre 2017, a proposito della difficile situazione finanziaria del Gruppo Trasporti Torinesi e di conseguenza del Comune di Torino: “…E’ Stefano Lo Russo, oggi capogruppo del PD in Consiglio comunale, ma fino alla precedente legislatura uomo chiave della squadra di Fassino intercettato il 4 novembre del 2016 mentre era al telefono con un giornalista. In realtà l’intercettazione è stata effettuata per un’altra inchiesta ma finisce nel faldone GTT perchè le dichiarazioni dell’ex assessore sono da considerare eloquenti. Gli inquirenti, che stanno lavorando sul disallineamento dei conti del Comune e sulle Partecipate, vengono colpiti dalla fermezza con cui Lo Russo spiega che i problemi dei conti di Torino sono nati con le Olimpiadi e che poi hanno cercato di nascondere le cose”.
La posizione di Pro Natura Piemonte in merito alle Olimpiadi del 2006 era stata basata sul realismo e su una critica costruttiva: non si era detto un “no” totale ma si era proposto di utilizzare il trampolino di Albertville e di ripristinare la pista di bob di Cervinia, trattandosi di due specialità che in Italia hanno pochissimi praticanti e quindi non era prevedibile un successivo utilizzo che compensasse i costi di manutenzione.
L’unica modesta vittoria che ottenemmo, fu quella di evitare la costruzione di un enorme padiglione nella zona della Continassa e di utilizzare l’area del Lingotto per realizzare il palazzetto per il pattinaggio denominato Oval, che successivamente venne destinato a ospitare manifestazioni fieristiche all’interno di quello che era stato un vasto complesso industriale.
Indubbiamente le Olimpiadi hanno dato a Torino l’immagine di una città di cultura e di turismo, sfatando il poco attraente concetto di città grigia e industriale. Ma noi siamo convinti che se si fosse speso una minima parte di quanto sono costate (e continuano a costarci) le Olimpiadi del 2006 per fare opportune campagne pubblicitarie a livello mondiale, destinate a far conoscere i tanti motivi di attrazione che Torino presenta, avremmo raggiunto ugualmente il risultato.
Qualcuno ha il coraggio di dire che le Olimpiadi dello sci del 2026 avrebbero un basso costo, perchè si riutilizzerebbero gli impianti esistenti.
Questo può valere per gli impianti di risalita. Non vale per l’impianto di bob e slittino di Cesana; costato 110 milioni di euro, richiede una spesa annua di 1 milione e 300.000 euro per la manutenzione in sicurezza, ma non dobbiamo dimenticare che è stato depredato di tutto quanto si poteva asportare. Quindi per riutilizzarlo nel 2026 dovremmo spendere ogni anno, per 9 anni, il precitato 1 milione e 300.000 euro con un totale di 11 milioni e 700.000 euro; ma dovremmo anche spendere per ripristinare l’impianto.
I trampolini di Pragelato sono costati circa 37 milioni di euro, ma ogni anno la manutenzione incide per oltre 1 milione e 100.000 euro e l’utilizzo è stato praticamente nullo. Non abbiamo visto gli atleti provenienti da altri stati come era stato invece ipotizzato. Per fortuna di Pragelato la pista di fondo della Val Troncea ha costi limitati e richiama sportivi per un lungo periodo dell’anno.
Anche la pista di free-style di Sauze d’Oulx è stata dismessa e al suo posto sono stati progettati un campo di calcio e forse anche di golf.
Alla luce di queste considerazioni crediamo che la Amministrazioni pubbliche interessate debbano fare un serio esame della situazione con un corretto bilancio basato sul dare e avere: noi siamo convinti che questo bilancio fornirebbe un inequivocabile responso, cioè quello di abbandonare l’idea di candidare Torino e il suo circondario per le Olimpiadi dello sci del 2026.
Basta megaimpianti sportivi. Cerchiamo di tenerci quel che abbiamo ancora di bello. Scempi e distruzionineabbiamo già fatti troppi.