di Maurizio Bongioanni, Alessandro Mortarino, Gino Scarsi.
«Collisioni è a una svolta. Solo se gli attori principali del territorio sosterranno questo momento critico aiutando il Comune di Barolo a sviluppare un’area idonea ai grandi eventi potremo continuare a garantire che per altri dieci anni il festival si terrà in Piemonte, e nei luoghi in cui è nato. Se ciò non avverrà, a malincuore, dovremo prendere in considerazione le tante offerte di trasferire il festival in altre regioni meno suggestive e adatte al festival, ma di certo interessate al prodotto». E’ un’affermazione di Filippo Taricco, direttore artistico di Collisioni, il festival «AgriRock» della letteratura e della musica mondiale che da dieci anni miete successi nel cuore della viticoltura piemontese: Barolo, capitale dei Re dei vini …
Il problema nasce dalla Direttiva sulle manifestazioni pubbliche emanata lo scorso anno dal Governo per garantire il massimo della sicurezza pubblica a tutela dell’incolumità delle persone, che sta mettendo in crisi molte iniziative consolidate e, nel caso di Barolo, costringerà il contenimento del flusso di partecipanti da 12 mila a 6 mila. Troppo pochi per Collisioni e per le piccole piazze di Barolo.
Così Taricco, facendo un po’ di conti, giunge a un risultato finale: la manifestazione non può reggersi su un pubblico così contenuto e occorre correre ai ripari. La soluzione, a suo avviso, non può che essere una: edificare un’arena concerti permanente, in grado di ospitare 15 mila spettatori in via Alba, là dove ora dimora il vecchio campo da calcio.
Prendere o lasciare.
Se il territorio deciderà di lasciare, Collisioni si trasferirà in altra regione: tanto le proposte non le mancano. Taricco fino a ieri era considerato da tutti come una sorta di «Santo» della cultura e del richiamo turistico piemontese; ma ora ci pare apparire come un semplice «mercante» affascinato dal risultato economico e assai poco da quel territorio che ha sempre sostenuto di voler valorizzare.
Un territorio fragile, come quello dell’intera Langa, che qualche tremore ha sempre sopportato dalla calca degli spettatori delle 10 edizioni precedenti di Collisioni. Un territorio che non ha certamente bisogno di un’Arena della musica eretta in uno dei pochi spazi ancora liberi del paese, ricco di economia reale ma già povero di natura e a rischio di vedere il proprio paesaggio «patrimonio dell’umanità» ulteriormente avvilito. Un’Arena che rischia di servire poche giornate all’anno e rimanere per il resto del tempo come un monumento allo “spatuss” o come classica “cattedrale nel deserto“.
Per sviluppare il progetto occorrerà di certo approvare una variante urbanistica: il piano regolatore lo consente ? E’ compatibile con la tutela dell’area Unesco ?
E dovrà reperire ingenti fondi, si parla di un investimento da 500 mila euro; una cifra che difficilmente potrà essere messa a disposizione da privati e ricadrebbe dunque sulle spalle e sulle casse (sempre deboli quando è ora di garantire servizi e assistenza primaria ai cittadini …) delle Istituzioni.
A noi non pare una bella idea. Anzi: la riteniamo una pessima idea.
Che merita attenzione e spirito critico. E merita di rinviare al mittente il «ricatto» declamato e immaginare ben altre soluzioni.
Peggio di questo progetto si poteva solo ipotizzare di candidare Barolo ad ospitare le olimpiadi invernali del 2026 (così lasciamo in pace gli abitanti di Torino e delle Dolomiti): cosa c’è di più “rock” di un bel trampolino nei Cannubi, del biathlon nel bosco della Fava, di una pista per lo slittino tra Vergne e i Ciocchini, di una gara di curling tra le Coste di Rose e così via ? …
AGGIORNAMENTI:
Da “La Stampa”, edizione di Cuneo, del 18/3/2018:
«Forse abbiamo usato troppa poesia nel definire lo spazio “arena” – replica il patron di Collisioni, Filippo Taricco -. Gli interventi che si andrebbero a fare sono unicamente sul suolo, di compattamento e messa in sicurezza, per rendere agibile un terreno oggi acquitrinoso. Non ci sarà alcuna opera in muratura né permanente. Penso che siano ben altre e sotto gli occhi di tutti le criticità paesaggistiche in Langa».
REPLICA DEL FORUM SALVIAMO IL PAESAGGIO LANGHE E ROERO:
Attraverso “La Stampa” di domenica 18 marzo apprendiamo la replica di Filippo Taricco alla nostra presa di posizione sulla sua idea di edificare un’arena permanente a Barolo in grado di ospitare le future edizioni di Collisioni. E’ una risposta che stempera le “rigidità” delle sue prime richieste e chiarisce la volontà di non sfregiare ulteriormente il paesaggio e l’identità del territorio, tanto da cancellare il termine “permanente” dall’idea progettuale. Per rendere le parole perfettamente aderenti allo sviluppo di un piano d’azione, suggeriamo a Taricco di voler provvedere, ora, a rendere pubblica almeno una bozza preliminare di progetto (che certamente avrà già nei propri cassetti e valido per Barolo come per un qualsiasi paese dell’area del Chianti o del Prosecco …) che consenta di ragionare collettivamente della sua bontà e metta in risalto il pieno rispetto delle esigenze ecosistemiche del nostro territorio. Questo semplice “esercizio” crediamo possa permetterci di avere finalmente ben chiari i propositi e, soprattutto, di favorire la condivisione – tutti assieme – di un progetto davvero armonico e rispettoso.
Maurizio Bongioanni, Alessandro Mortarino e Gino Scarsi, Forum Salviamo il Paesaggio
COLLISIONI SUL PAESAGGIO UNESCO?
La tutela Unesco dei ʺPaesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferratoʺ, decisa nel giugno 2014, comporta alcune riflessioni sulla ʺpercezioneʺ del paesaggio e sulla fruizione dei borghi inclusi nelle parti tutelate con il festival “Collisioni”. Percezione e fruizione del paesaggio e dei beni culturali sono concetti cardine, cui la tutela Unesco impronta la sua filosofia di fondo, attraverso adeguata normativa dʹuso: si constata, al contrario, che da alcuni anni, allʹinterno dei ʺPaesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferratoʺ sono posti in atto consolidate azioni di apparente ʺvalorizzazioneʺ, mediante manifestazioni che attraggono un numero elevatissimo di persone, in uno spazio fisico ridotto e peculiare per le sue caratteristiche (Barolo) e concentrate nel tempo (5 o 6 giorni) …
Non si vuole qui porre in dubbio la qualità culturale (o di solo intrattenimento…) delle manifestazioni, ma il loro significativo impatto sui luoghi e sulla irrimediabile, possibile mancata fruizione e percezione del paesaggio e dei beni architettonici (i piccoli borghi), tali da incidere sui loro caratteri identitari.
Nel corso degli ultimi anni, dal 2015 al 2017 (dopo la dichiarazione Unesco), il fenomeno è stato reiterato, aggravando le condizioni percettive: il festival Collisioni provoca autentiche collisioni sul paesaggio.
Non solo problemi di sicurezza e di incolumità pubblica: durante il suo svolgimento, con la corresponsione (obbligatoria) di un biglietto a pagamento non solo per assistere agli spettacoli, bensì anche solo per accedere ai luoghi, viene meno la percezione autentica del paesaggio e la sua fruizione viene incisa nella sua natura più intima: i valori scenici e identitari, le bellezze intrinseche non possono essere occultate anche solo per un istante nella loro fruizione e percezione ʺcollettivaʺ.
L.V.
Condivido pienamente quanto hanno espresso Bongioanni, Mortarino e Scarsi in merito all’arena di Barolo.
E’ ora di finirla, con la scusa di valorizzare un territorio, feste, rumori e musiche che con il territorio non c’entrano nulla e finiscono sempre in abbuffate e libagioni degne della cultura di una plebaglia del basso medioevo.
Chi ama la natura del nostro territorio la deve apprezzare per quella che è con i silenzi e i rumori ‘naturali’ così come sono.
Grazie.
Da “La Stampa”, edizione di Cuneo, del 18/3/2018:
«Forse abbiamo usato troppa poesia nel definire lo spazio “arena” – replica il patron di Collisioni, Filippo Taricco -. Gli interventi che si andrebbero a fare sono unicamente sul suolo, di compattamento e messa in sicurezza, per rendere agibile un terreno oggi acquitrinoso. Non ci sarà alcuna opera in muratura né permanente. Penso che siano ben altre e sotto gli occhi di tutti le criticità paesaggistiche in Langa».