A cura di Italia Nostra Bolzano.
Un obbrobrio edilizio nel cuore delle Alpi altoatesine.
Il cubo di cemento sorto nella centralissima piazza del Magistrato a San Candido, fortemente sostenuto dall’amministrazione comunale e ancora in fase di completamento, è destinato a far discutere. Futura sede delle bande del paese, l’edificio di 9 metri per 9 in cemento armato, è stato innalzato infatti a pochi metri dalla Collegiata dell’XI secolo, la settecentesca chiesa di San Michele, uno tra i più rinomati esempi di architettura romanica del nord Italia, coprendo la visuale, per altro magnifica, sul centro storico e sulle montagne dei Baranci.
Anche Italia Nostra si unisce al coro di protese esprimendo il proprio dissenso per un edificio decisamente fuori luogo. L’Associazione si batte da anni per far comprendere e adottare dalle amministrazioni il concetto della “tutela degli insieme” e cioè: considerare i centri storici “beni unitari”, da tutelare in maniera totale, nel suo insieme. Istituita nel 2002 dalla Provincia Autonoma di Bolzano, questa particolare normativa ha lo scopo di salvaguardare gli ambienti urbani e territoriali di pregio non vincolati da particolari leggi di tutela storico artistica e paesaggistica. L’individuazione degli insiemi da definire con provvedimenti di salvaguardia e la vigilanza sulla loro attuazione, è un compito che spetterebbe alle amministrazioni comunali. I comuni dovrebbero infatti avere la responsabilità di indicare quei beni che ritengono importanti in quanto caratterizzanti l’identità del luogo, di quel particolare paesaggio, senza tuttavia limitarne lo sviluppo e vietarne la trasformazione.
Se da una parte la commistione tra l’architettura moderna e architettura antica potrebbe anche risultare apprezzabile, è pur vero che un eventuale intervento edilizio non dovrebbe stravolgere completamente gli originali tratti distintivi di un determinato territorio, e dovrebbe inserirsi armonicamente sia nel contesto paesaggistico, sia culturale. Risultato di un concorso di idee, approvato dalle Belle Arti, il progetto dell’arena della musica anche se definito da alcuni un esempio di architettura moderna, nulla ha a che vedere con il contesto circostante, non solo in riferimento all’ubicazione ma anche all’utilizzo dei materiali impiegati per la sua realizzazione: unicamente cemento armato anziché considerare l’uso di materiali locali quali pietra e legno.
Uno sfregio che rischia di compromettere i tanti progetti di qualità realizzati dal comune dell’Alta Pusteria nel corso degli anni e la sua attenzione all’ambiente e alla conservazione dell’edilizia di pregio.
Un aborto architettonica. Può essere oggetto di una tesi: come rovinare un paese meraviglioso. Andrebbero denunciati sindAcocella e progettista.