Vocazione, contesti, scelte gestionali ed esperienze dall’esito differente. Central Park di New York, il Parco Nord Milano e il Parco di Monza sono stati messi a confronto a Monza in una serie di incontri dal titolo “Paesaggio, natura e cultura nei parchi in città”.
Bianca Montrasio, portavoce del Comitato per il Parco di Monza, ci spiega quando nasce l’idea del confronto e con quali obiettivi.
“Da tempo crediamo nella necessità di scambiare informazioni tra diverse realtà. Ci siamo già confrontati in passato con il collettivo Save Albert Park di Melbourne. Abbiamo potuto scoprire cosa hanno fatto e trarne importanti suggerimenti per migliorare la tutela del nostro parco dove quello che manca è un indirizzo generale, una visione che non sia quella dei mega eventi che hanno svilito il complesso monumentale della Villa e del Parco”.
Chi ha contribuito e come sono state scelte le realtà da mettere a confronto?
“Grazie alla collaborazione dell’Associazione Amici dei Musei è stato possibile realizzare questi 3 incontri. Abbiamo già organizzato importanti eventi anche in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano. Non abbiamo voluto mettere a confronto Monza con realtà che potrebbero sembrare più simili per valenza storico-paesaggistica come Schonbrün e Versailles. Abbiamo invece sviluppato un confronto sugli aspetti gestionali e le scelte di visione, scoprendo le eccellenze di Central Park e soprattutto quelle del più vicino Parco Nord Milano”.
Origine e caratteristiche dei tre parchi
I tre parchi, seppur con elementi comuni, sono caratterizzati da origine e vocazione differente. Il Parco di Monza, che nasce dalla volontà reale per il completamento del complesso monumentale di Villa e Giardini, è il più antico. Proprio per la sua origine e specificità, deve essere considerato un parco storico. Traggono origine da un’iniziativa pubblica gli altri due parchi che si differenziano dal primo per vocazione. Central Park nasce come parco urbano per creare un’isola verde nell’edificato. Il Parco Nord come parco sovracomunale periurbano.
“Il visitatore di Central Park si trova davanti una ricostruzione del paesaggio americano” ha spiegato Matteo Barattieri, relatore del primo incontro. In un’area che in prima fase era utilizzata come pascolo, sono stati successivamente realizzati interventi creando zone con rocce, labirinti e, più tardi, i giardini ”formali”.
Il Parco Nord si sviluppa e si caratterizza grazie a continue opere di piantumazione: sono 500.000 gli alberi messi a dimora. Sono addirittura state piantumate aree in attesa di edificazione per “guadagnare”, anche temporaneamente, un po’ più di natura. È presente anche una parte agricola, quella della Balossa. C’è molto di più nel Parco di Monza: una vera e propria composizione armonica di viali, monumenti, aree boscate e prati.
L’elemento acqua è presente in tutti e tre i parchi ma anche in questo caso con funzioni differenti: i laghi di Central Park sono stati originariamente pensati come fondamentale riserva d’acqua. Sono aree funzionali alla regimazione delle acque meteoriche quelli del Parco Nord. In questo secondo parco c’è anche un corso d’acqua principale, il Seveso, anch’esso recuperato. Laghetti, rivoli e cascatelle si trovano anche al Parco di Monza, anch’esso caratterizzato dal passaggio di un fiume: il Lambro.
Se il parco americano può mostrare solo qualche testimonianza di antiche fortificazioni, in quello milanese è interessante il recupero dei bunker Breda. Ma il valore del complesso monumentale del Parco di Monza, formato dalla villa, dai giardini reali e dalle ville Mirabello e Mirabellino è di gran lunga superiore: alle scenografie naturali si aggiunge un notevole patrimonio architettonico che negli altri due parchi non è presente.
Utilizzo delle aree e ruolo nel contesto territoriale
E’ sostanziale la differenza di ruolo che queste aree assumono rispetto al territorio circostante: Central Park è considerato un’isola verde in un’area fortemente edificata, senza particolari assi prospettici: i progettisti vincitori del concorso hanno puntato sui dettagli. Al contrario il Parco Nord si identifica proprio come elemento di connessione dei territori rimasti liberi, allargandosi e proponendo prospettive di ampio raggio, verso il Monte Rosa e il Resegone. Anche il Parco di Monza, seppur rencitato da subito, è qualcosa che va oltre la città di Monza e si apre con visuali che si sviluppano sui viali esterni.
Come sono utilizzate e quanto sono frequentate queste aree? Central Park e il Parco di Monza vengono chiusi di notte, il Parco Nord, sia per conformazione che per scelta, no. Sono 42 milioni all’anno i visitatori del parco newyorkese che hanno a disposizione 5 centri visita e spazi liberi, oltre che per correre e pedalare, anche per pescare e praticare birdwatching. Superano i 2 milioni all’anno i frequentatori del Parco Nord che possono usufruire di un recente centro ristoro, un’estesa rete di percorsi ciclabili con passerelle per collegare e superare agevolmente strade e autostrade e tante iniziative di carattere ambientale. Ha meno visitatori il Parco di Monza nonostante le potenzialità.
Non ci sono concessioni private a Central Park, è un luogo democratico e condiviso, gratuito. Il Parco Nord si origina intorno a grandi strutture esistenti (aeroporto, ospedale, scuole) senza generare conflitto ma, al contrario, sviluppando elementi di valorizzazione. Un parco che punta a diffondere natura e cultura, che si espande piantando alberi e che si fonda sulla solidarietà e collaborazione dei comuni aderenti. Il Parco di Monza storicamente si apriva per le celebrazioni di corte. Oggi la frequentazione è libera ma sono troppe le recinzioni interne: diverse aree, anche di pregio, sono state concesse ai privati (autodromo, golf, tennis) e sono molte le parti, anche di pregio, interessate da grandi eventi incompatibili.
Governance e sostenibilità economica
I numeri e le esperienze illustrate dimostrano che un parco non sopravvive grazie a usi differenti dalla sua vocazione di area naturale e pubblica: la sua ricchezza può essere conservata e valorizzata al meglio con scelte differenti. Sono più di 7.000 gli eventi a Central Park, ma in forma ridotta, di valore culturale e formativo. “Al Parco Nord” ha detto il direttore Riccardo Gini durante la seconda serata “non abbiamo voluto grandi concerti e campi da golf”. Hanno scelto laboratori di sostenibilità con scuole e aziende, imprenditoria giovanile ed educazione ambientale, orti comuni e fattoria didattica, campi da baseball liberi. Tutte azioni attuate ricordando sempre l’obiettivo di tutela naturalistica dell’area e quello di utilità collettiva. Il velodromo, unica area a pagamento gestita da un’associazione, è stato realizzato intorno ad un laghetto che è in realtà una vasca di laminazione per piogge intense. In più le aziende intervengono per realizzare laghi e finanziano la piantumazione degli alberi. Anche il Vaticano ha compensato la visita del Papa con nuove aree piantumate.
Altrettanto importante per scoprire buone pratiche “esportabili” è stato l’approfondimento sull’organizzazione e il finanziamento dei tre parchi. Sono differenti le strutture organizzative e di governo. A Central Park è dagli anni 80 che alla gestione pubblica si è aggiunto un gruppo di gestione privato in convenzione. Sono consorzi il Parco Nord (riconosciuto come parco regionale sovra-comunale) e il Parco di Monza costituito da 5 enti differenti: comune di Monza, di Milano e Regione Lombardia (che sono proprietari di alcune parti), la Camera di Commercio e Confidustria Monza e Brianza.
Come attuare un’efficace protezione del paesaggio sostenibile economicamente? È qui che il confronto fa emergere gli spunti più significativi. A Central Park il 75% delle spese è coperto con fondi privati. Con soldi pubblici sono state acquistate le aree del Parco Nord ma anche qui è in corso un progetto di donazioni che sta dando buoni risultati. Sono gli enti pubblici coinvolti a sostenere economicamente il Parco di Monza. L’apporto privato è rilevante solo in termini di concessioni, cioè di parti del patrimonio sottratte all’uso pubblico in evidente contrapposizione con la tutela dello stesso.
È essenziale inoltre il contributo delle persone impegnate. Sono più grandi per estensione rispetto al parco d’oltre oceano, ma il Parco Nord e il Parco di Monza presentano una grossa differenza in termini numerici di personale dedicato alle attività del parco. A Central Park per “soli” 341 ettari ci sono oltre 200 dipendenti e circa 4000 volontari. Anche al Parco Nord ai dipendenti fissi si aggiungono 140 guardie ecologiche e anche volontari, giovani del servizio civile e associazioni attivamente coinvolte. Il Parco di Monza, che supera come il secondo i 700 ettari, si limita a soli 19 dipendenti.
Le carenze gestionali e le scelte discutibili illustrate nel terzo incontro dai referenti del comitato per il parco di Monza “Antonio Cederna” appaiono, dopo questo confronto, ancor più marcate. La conservazione del paesaggio e della ricchezza naturale e culturale di questi parchi, urbano, sovracomunale o storico che sia, necessita di un ruolo centrale ben definito. Sono indispensabili strutture con personale e competenze tecniche adatte: solo così si può puntare realmente agli obiettivi sperati. In due casi questi obiettivi, anche se diversi, si possono considerare raggiunti. Central Park è da tempo modello di sostenibilità, esempio di professionalità e fonte di ricchezza per il quartiere come per tutta la città di New York. Il Parco Nord è una realtà partecipata, conosciuta, un’infrastruttura verde di gran lunga meno costosa di quelle autostradali, in continua espansione positiva in una delle aree più urbanizzate d’Italia. Per quanto riguarda il Parco di Monza, la strada per diventare un monumento di importanza internazionale, traguardo raggiungibile considerando la sua unicità, sembra essere ancora lunga.
Luca D’Achille @LucaDAchille