di Silvia Viviani, Presidente dell’INU.
Federico Oliva ci ha lasciati nella notte fra venerdì e sabato, in Grecia, dove resterà.
Lo apprendiamo, all’improvviso, con profondo e doloroso sconcerto, in un vuoto che si riempie sempre di più, con il passare delle ore, di tristezza infinita.
Lo ricorderemo, non solo in questi primi momenti di sconvolta incredulità, ma per sempre, per quel che è stato fra noi, un amico ricco di umanità da cogliere nelle pieghe dei tratti ironici, oltre che per tutto quello che ci lascia come urbanista fra i più eccelsi del nostro Paese e, nel nostro Istituto, nella nostra casa comune, per quel che ci ha dato e continuava a darci, il nostro presidente, il nostro direttore, più di tutto il nostro riferimento.
Ci mancheranno il suo passo lento e la sua ironia, il pensiero profondo e quel suo scrivere con grande maestria. Lo terremo sempre vicino.
Nelle occasioni che verranno, per ricordarlo, con i tanti amici e colleghi, gli renderemo merito, senza tradirne la verità d’animo.
Siamo pronti a trovare le forme, i modi migliori, quelli a lui più consoni, per ripercorrerne la vastità del portato culturale, che ci lascia come patrimonio comune.
Gli dedichiamo il prossimo Congresso nazionale dell’Istituto, al quale avrebbe dato il contributo che solo lui sapeva dare.
Inviamo alla famiglia, agli amici più cari, ai colleghi più vicini, il nostro affettuoso abbraccio.
Chi è stato Federico Oliva
Federico Oliva, nato nel 1945 a Viggiù (Varese), si era laureato in Architettura nel luglio 1969 presso il Politecnico di Milano, dove è stato professore ordinario di Urbanistica presso la Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni fino al 2015.
Componente del Comitato scientifico di Legambiente e corrispondente dall’Italia della Rivista Cyudad y Territorio – Estudios Territoriales (Spagna) dal 1996.
Socio dello studio FOA Federico Oliva Associati.
Progettista Piani Territoriali di coordinamento (Pesaro e Urbino, Perugia, Forlì, Piacenza, Reggio Emilia, Matera), Piani Urbani Comunali (Roma, Ivrea, Reggio Emilia, La Spezia, Cuneo, Carpi, Carrara, Potenza, Monopoli, Melzo, Lodi, Vigevano, Saronno, Senigallia), Progetti Urbani in Italia e all’estero, così numerosi da rendere difficile elencarli tutti.
Ha svolto moltissimi incarichi scientifici, una lunga e costante attività di ricerca.
Autore di molteplici saggi, articoli e testi.
Cofondatore del Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo (CRCS) presso il Politecnico di Milano, associazione operativa dal 2009 per la promozione di studi sulle trasformazioni del suolo, fondata da Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano, Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e Legambiente ONLUS.
Ha ricoperto la carica di presidente dell’INU dal 2006 al 2013.
Dal 2012 curava la rubrica “Contropiano” su Urbanistica Informazioni.
Dal 2014 era Direttore della rivista Urbanistica.
Ha avuto un ruolo rilevante negli avanzamenti disciplinari e nel dibattito pubblico intorno ai principali temi del governo della città e del territorio, delle politiche e degli strumenti urbanistici, portandovi il proprio pensiero, le esperienze maturate, lo studio e la conoscenza delle pratiche e misure più innovative di regolazione e progettazione urbanistica italiane ed estere.
In ogni sua attività, ha dato contributi significativi, senza mai venire meno all’impegno politico e alla passione, che spesso celava con l’ironia dell’intelligenza.
Ha scritto con particolare maestria, coniugando la profondità delle riflessioni alla chiarezza e alla semplicità di linguaggio.
Ha ricevuto affetto e stima come docente e come progettista, per quanto ha saputo dare nelle aule e nei territori che ha praticato e voluto migliorare. Non era possibile non riconoscergli l’autorevolezza che viene dalla padronanza completa della materia, declinata con sapienza in campo teorico e sperimentata con rigore e capacità innovativa nelle pratiche progettuali.
Nelle recenti “Sei righe” che ha scritto per “Contropiano”, in Urbanistica Informazioni 275/276, rileva, con piglio critico e franchezza, che nel “Contratto per il governo del cambiamento”, «all’urbanistica sono dedicate sei righe di un testo che complessivamente ne conta 1.980»; mentre non vi è traccia di termini quali “urbanistica” e “governo del territorio”. Conclude una breve ma densa serie di argomentazioni, constatando che non vi è «niente di nuovo all’orizzonte, ma una sostanziale continuità con il passato. E questa non è una bella notizia». Parole dure e sincere, che raccontano dell’uomo convinto del valore politico e sociale della nostra disciplina, di un’urbanistica capace di riformularsi per rispondere alla presenza ineludibile della città pubblica per lo sviluppo del Paese.
Come Presidente dell’INU e come Direttore di Urbanistica, ha difeso e rafforzato i tratti peculiari e la storia consolidata dell’Istituto e la dimensione scientifica della rivista.
Quando apre la nuova serie di Urbanistica (n. 152), nel suo editoriale dichiara «l’ambizione di affrontare, pur nella continuità della linea culturale e disciplinare dell’INU, le necessità di profondo rinnovamento che devono investire l’urbanistica italiana a fronte dei grandi cambiamenti che stanno interessando le città italiane in questi ultimi vent’anni con sempre maggiore intensità». Non esita a rilevare la «crescente insoddisfazione per la qualità delle esperienze urbanistiche condotte in Italia negli ultimi decenni» e la «marginalizzazione crescente che la pianificazione sta conoscendo nella società italiana, anche a causa della troppa distanza che sempre più spesso si verifica tra le proposte e le decisioni per governare la città e il territorio e gli esiti concreti che tali proposte e decisioni riescono a conseguire». Per questi motivi, la sua Urbanistica si è occupata, allargando lo sguardo alla città europea, della città italiana, «come essa oggi si presenta nel mezzo di un processo di trasformazione di una portata tale da mettere in discussione strumenti e pratiche d’intervento che ritenevamo consolidati, cercando di mettere a fuoco le soluzioni più adatte per affrontare la nuova condizione urbana che si sta delineando».
Federico non amava le ambiguità, perciò, in quell’Editoriale riafferma senza alcuna titubanza «il ruolo che abbiamo sempre attribuito al piano urbanistico, quale strumento fondamentale, anche se non unico, per garantire un’efficace capacità di governo, nella consapevolezza che anch’esso debba cambiare in modo radicale, recuperando innanzitutto l’indispensabile capacità progettuale affidata alle strategie, alle regole e ai progetti.