A cura dell’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW).
«Volli vedere dov’era mio padre, lo trovai in una pozza di sangue. Aveva il cranio sfondato da un proiettile e tutt’intorno l’erba era diventata rossa…» così, Graziella di Gasparro la figlia di uno dei 39 civili trucidati da una rappresaglia nazista il 1 novembre 1943 nella borgata “Faeta” del Comune di Conca della Campania (Caserta) descrive quello che vide dopo l’eccidio perpetrato dall’esercito nazista in ritirata sotto l’incalzare degli Alleati; uno dei più tragici massacri di civili nel Sud dell’Italia.
Il fatto successe su una collina soprastante uno dei tanti burroni incassati nelle nere lave del vulcano spento di Roccamonfina, alle cui falde del versante di nord-est si trova quello del Rio Rollo. Una gola boscosa quasi nascosta, in fondo alla quale scorre il rio precipitando in diversi salti per discendere di almeno 250 metri di dislivello in soli 4 chilometri di lunghezza, per poi proseguire a gettarsi nelle acque del Fiume Volturno. Un dislivello che ha permesso la formazione di alcune cascate alte decine di metri, la maggiore delle quali si dice sia addirittura 70/80 metri (cosa che la farebbe annoverare tra le maggiori d’Italia, ancorché praticamente sconosciuta).
Da oggi questo burrone è divenuto l’Area Wilderness “Erba Rossa” (Cascate del Rio Rollo), un’area selvaggia di 130 ettari che il paese di Conca della Campania con una saggia e lungimirante decisione del Consiglio comunale lo scorso 17 dicembre ha stabilito di preservare per sempre, dedicandola moralmente a quell’eccidio quasi dimenticato (purtroppo anche dallo Stato, che ha finora rifiutato al paese la medaglia d’oro alla memoria). L’Area Wilderness, per iniziativa della gente di Conca della Campania da oggi assolve a questa riprovevole dimenticanza. Al contrario di tante altre Aree Wilderness d’Italia, si tratta infatti del primo caso di un’Area Wilderness comunale designata totalmente su suoli appartenenti a privati, ma che anche e proprio per il suddetto fine morale non hanno ritenuto di opporsi alla proposta dell’AIW di preservarne lo stato selvaggio tramandatosi fino ad oggi nella sua integrità originaria, così come lo videro per l’ultima volta i 39 martiri dell’eccidio.
Ma Conca della Campania non si è limitata a salvaguardare questo burrone, ha deciso che anche il proprio settore di boschi di querce, forre, valloni e colline che a sud completano la grande catena montuosa del Monte Cesima, ai confini con il Molise, sia accorpato all’esistente omonima Area Wilderness da tempo già designata su settori dei Comuni di Mignano Montelungo e San Pietro Infine, che da oggi si amplia quindi ad un totale di circa 1.800 ettari. Un settore di circa 400 ettari di suoli appartenenti al demanio comunale e soggetti a pianificazione forestale, da oggi definito Area Wilderness Coste di Conca. Anche questi, come la forra del Rio Rollo, luoghi di storici eventi, ma risalenti al brigantaggio post-unitario, sebbene da oggi più noti alla gente come il luogo dove un giovane del paese (Luigi Ricci) solo la scorsa estate perse accidentalmente la vita durante la sua attività di boscaiolo, ed al quale il Consiglio comunale ha voluto dedicare la salvaguardia del luogo per ricordare il legame che egli aveva col mondo rurale della sua famiglia, mondo che non volle mai lasciare per lavori da tanti ritenuti più moderni.
Molte persone hanno avuto il merito di questi due settori di Area Wilderness con i quali l’AIW chiude con successo questo 2018; chi per l’amore di luoghi conosciuti in anni di solitarie frequentazioni, col sogno di vederli accorpare a quell’Area Wilderness da egli tenacemente voluto sul Monte Cesima mignanese, quale Raffaele Cortellessa, già Consigliere e Vicepresidente dell’Associazione Wilderness, che per primo avanzò l’idea di una salvaguardia di quelle colline boscose, da egli denominate le “Coste di Conca”; chi per aver fatto conoscere a Franco Zunino un luogo stupefacente di acque, cascate ed antichi mulini che suscitarono in lui l’idea di una proposta di salvaguardia oggi andata in porto, quale Felice Tomeo, anche lui già Consigliere nazionale dell’AIW e Presidente della locale Sezione AIW di Galluccio, paese poco lontano. Ma specialmente grande merito va dato all’attuale Consigliere nazionale AIW nonché Presidente della Sezione Alta Campania, Antonio Iannetta, che grazie ai suoi rapporti amicali e di stima reciproca ha tenacemente ritenuto di caldeggiare la proposta presso l’amministrazione comunale.
Merito esecutivo va invece e soprattutto dato al Sindaco di Conca della Campania nonché Presidente della Comunità Montana Monte Santa Croce, Alberico Di Salvo, convinto assertore della necessità di valorizzare le bellezze naturali del proprio Paese e della sua Comunità, per aver compreso che migliore garanzie di salvaguardia non erano tanto i vincoli imposti d’autorità (una metà della nuova Area Wilderness “Erba Rossa” ricade infatti in parte nel Parco Regionale di Roccamonfina), quanto la decisione degli abitanti e proprietari dei luoghi di volerli autonomamente preservare; scelta a loro nome decisa all’unanimità della maggioranza del Consiglio comunale, grazie al quale esse oggi sono entrate a fare parte del Sistema delle Aree Wilderness italiane. Un precedente anche per la politica dell’Associazione, che spera così che altri Comuni possano seguire quest’esempio per preservare luoghi selvaggi appartenenti a privati e rimasti tali proprio per le loro caratteristiche fisiche.
Con questi due settori il Sistema Italiano delle Aree Wilderness ammonta oggi a 71 Aree divise in 111 settori per un totale di oltre 54.000 ettari distribuite in 10 Regioni, 21 Province e coinvolgenti ormai 50 Comuni.