A cura dell’Associazione La Lupus in Fabula.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma spesso ci sono interessi e contraddizioni. Negli ultimi anni si sono tenuti a Fano decine di convegni sull’uso della risorsa suolo, promossi da associazioni, amministrazioni comunali e anche partiti che governano la città.
Ogni volta fiumi di parole per dire che bisogna costruire sul costruito, che è urgente mettere uno stop al consumo di suolo, che bisogna contenere l’urbanizzazione della campagna. Nel Piano Strategico “Orizzonte Fano 2030” sta scritto: “Sarà una citta della bellezza, dove saranno riconosciuti e sostenuti comportamenti orientati al mantenimento e qualificazione delle risorse estetiche della città, mentre saranno contrastati i comportamenti che apporteranno una riduzione di queste qualità a partire dallo stop al consumo di suolo”.
Eppure al momento delle scelte i nostri amministratori si dimenticano tutto e continuano nella politica miope e suicida della cementificazione di preziose aree agricole. Due recenti esempi sono rappresentati dalla decisione della Giunta Seri di costruire la nuova piscina lungo Via Mattei e la clinica privata in località Chiaruccia. In tutto saranno più di 7 ettari di fertile pianura che saranno impermeabilizzati e che cambieranno ulteriormente i connotati di quella che fino a pochi anni fa era aperta campagna. La bassa valle del Metauro è diventata un “non luogo”, cioè un luogo privo di identità, un territorio dove lo “sprawl urbano” è più evidente che altrove: aree agricole frammentate da capannoni, infrastrutture viarie, case, immobili dedicati ai servizi e al commercio.
E’ proprio necessario sacrificare altro suolo per realizzare l’impianto sportivo e la clinica privata? Secondo la Lupus, no! La zona di Via Mattei non è una zona sportiva, checché ne dica l’assessore Del Bianco; Fano ha una zona sportiva che è quella della Trave, ed è lì che andava costruita la piscina, come era previsto fino a pochi anni fa. Spostandola in Via Mattei, sarà necessario per tutti usare l’auto, e alla cementificazione si aggiungerà il maggiore inquinamento atmosferico. Quanto invece alla clinica privata, premesso che non ne vediamo la necessità, poiché l’ospedale Santa Croce potrebbe benissimo offrire gli stessi servizi di un privato, non comprendiamo perché debba essere sacrificata un’area pubblica a destinazione agricola invece di essere utilizzata un’area privata, già urbanizzata o già compromessa da precedenti interventi edilizi. A titolo di esempio portiamo quella dell’ex-Zuccherificio, che attende ormai da troppo tempo di avere una destinazione, che permetta di sfruttare gli orribili scheletri di cemento che oggi sono la porta d’ingresso di Fano sud.
Quindi chiediamo ai consiglieri comunali, a tutte le forze politiche, alle associazioni, ma anche alle forze economiche della città di Fano, di opporsi a queste due scelte che sono state annunciate dall’attuale Amministrazione comunale, e di rendere concreto l’impegno a non consumare altro suolo agricolo, bene comune non rinnovabile.
Associazione La Lupus in Fabula – http://www.lalupusinfabula.it