In questa fase di rinnovi di molte presidenze e direzioni dei parchi nazionali, emerge una strategia mirata ad inserire in tali ruoli numerosi esponenti dei Carabinieri Forestali, eredi della gloriosa storia del Corpo Forestale dello Stato, inopinatamente soppresso dal Governo Renzi.
Per chi come noi ha a cuore quella storia, sembrerebbe un’ottima notizia, anche se già si sprecano gli attacchi, anche sulla stampa nazionale, alla presunta “militarizzazione degli Enti Parco” (vedi articolo di Sergio Rizzo su Repubblica- Affari e Finanza del 24 dicembre).
I Carabinieri Forestali sono già ai vertici politici del Parco dell’Appennino Lucano (come commissari, auspicabilmente temporanei), e si apprestano ad entrare anche alla Presidenza del Parco nazionale del Circeo. Lo stesso dicasi per diverse direzioni, sia attuali che potenziali, di altri parchi nazionali.
Ebbene, ci permettiamo di segnalare al collega, Ministro Sergio Costa, che questa strategia è assolutamente pericolosa per l’Arma dei Carabinieri e per i Carabinieri Forestali in particolare.
Il CFS ed ora l’Arma sono organismi con una Storia alle spalle caratterizzata, tra l’altro, da un livello di indipendenza tale da garantire la necessaria imparzialità, autorevolezza e libertà di azione, nel delicato equilibrio tra applicazione della Legge e dell’indirizzo governativo; caratteristiche che hanno dato lustro a tali Corpi e che hanno loro permesso di esercitare appieno la loro funzione. Anche laddove il CFS (e ora l’Arma) hanno svolto funzioni di gestione dei territori (si pensi all’ASFD, adesso Raggruppamento Biodiversità dei Carabinieri), tale gestione è stata svolta al riparo da interferenze della politica locale, sottostando esclusivamente agli indirizzi nazionali e, appunto, alla Legge.
Presidenti e Direttori dei parchi nazionali (per non parlare di quelli regionali) hanno per loro natura un rapporto necessariamente diverso con i vari livelli, anche molto localistici e di profilo necessariamente basso, delle autonomie locali e subiscono quotidianamente le loro pressioni, senza efficaci filtri nè scudi di livello nazionale.
Sottoporre alti Ufficiali dell’Arma, ancorché a riposo o in aspettativa, a tali situazioni costituisce un pericolo enorme per l’immagine dell’Arma stessa, togliendole quella indipendenza che è garanzia costituzionale. Si pensi a quanto recentemente accaduto al Parco dei Nebrodi.
Ciò che sembrerebbe un vanto o un riconoscimento di ruoli e capacità (certamente presenti in molti, anche se non tutti, nostri colleghi) rischia invece di costituire un vero e proprio tranello che mina alla base il ruolo stesso della figura del “Forestale”.
I Carabinieri Forestali continuino a svolgere l’indispensabile ruolo di sorveglianza (paradossalmente anche nei confronti dell’attività degli Enti parco stessi), così come potranno e dovranno certamente proseguire nell’importante ruolo di gestione “esemplare” e dimostrativa delle Riserve Biogenetiche loro affidate, ma non si mettano in posizioni di pura gestione di organismi politici nelle quali potrebbero solamente incontrare problemi di conflitto di interessi tra loro e gli Enti e tra loro ed i colleghi.
Il Parlamento, anzi, dovrebbe risolvere la questione della “dipendenza funzionale” prevista dalla Legge 394/91, che come noto ha creato numerose difficoltà operative.
Il Ministro Costa, anzi il collega Generale Sergio Costa, siamo certi che saprà valutare nella sua saggezza i rischi enormi che una tale operazione comporterebbe, trascinando i Carabinieri Forestali in situazioni di enorme imbarazzo se non di vero e proprio disagio istituzionale. Anche i colleghi che si appresterebbero a ricoprire i prestigiosi incarichi, considerino la prevalenza dell’immagine del “Forestale” rispetto alle loro ambizioni personali per ruoli da cui uscirebbero comunque fortemente danneggiati.
Piuttosto, il contributo di colleghi Carabinieri Forestali esperti e competenti potrebbe essere esplicato con estremo successo all’interno dei ruoli dirigenziali del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dove forse appare utile un rinnovamento ed un rilancio, come il Ministro ha ben presente avendo provveduto tra i suoi primi atti a programmare un importante contingente di assunzioni.
Solo una situazione di pesi e contrappesi potrà aiutare a rilanciare il nostro sistema delle Aree Protette e, soprattutto, a proseguire la gloriosa storia della nostra professione.
Caro Ministro, confidiamo in te !
Un gruppo di amici Forestali.
https://www.ilpopoloveneto.it/rubriche/finis-terrae/2019/01/07/73035-in-memoria-di-stefano-dal-cengio-un-difensore-della-terra
Per ricordare un amico, un ecologista, un Difensore della Terra: Stefano Dal Cengio
Carissimi. colgo occasione per ringraziarVi per il vostro prezioso operato e penso che lo Stato di Diritto si basa, sulla divisione dei poteri, e questo, sarebbe un precedente gravissimo. Mi garba e ritengo sia maggiormente importante, il fatto che non sia un cittadino qualunque a farlo notare, ma un “gruppo di Forestali”.
Nel piccolo e immediato, ad esempio mi chiedo, la funzione di Controllo, a chi sarebbe quindi demandata? a se stessi? sarebbe un gravissimo cortocircuito. copio sotto dal vostro appello.
Gilberto Rossi capogruppo Consiliare VERDI Ossona Città Metropolitana di Milano
I Carabinieri Forestali continuino a svolgere l’indispensabile ruolo di sorveglianza (paradossalmente anche nei confronti dell’attività degli Enti parco stessi), così come potranno e dovranno certamente proseguire nell’importante ruolo di gestione “esemplare” e dimostrativa delle Riserve Biogenetiche loro affidate, ma non si mettano in posizioni di pura gestione di organismi politici nelle quali potrebbero solamente incontrare problemi di conflitto di interessi tra loro e gli Enti e tra loro ed i colleghi.
Il Parlamento, anzi, dovrebbe risolvere la questione della “dipendenza funzionale” prevista dalla Legge 394/91, che come noto ha creato numerose difficoltà operative.