A cura di: Coordinamento Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre – Legambiente Lombardia – WWF Cremona – Salviamoilpaesaggio – Noi Ambiente e Salute – Associazione Persona Ambiente – Acli provinciali Cremona – Legambiente Cremona – Ambientalisti Lombardia – Acli Casalmaggiore – Condotta Slow food Oglio Po – Lega di Cultura di Piadena – CreaFuturo per le energie rinnovabili Cremona – Comunità “Laudato Sì” città di Viadana – Arcibassa Gussola.
La fine dell’agonia del progetto dell’autostrada Cr-Mn era stata recentemente decretata nientemeno che dal presidente della società regionale concedente che ne avrebbe dovuto seguire tutte le fasi fino alla sua realizzazione. Un epilogo, questo, le cui modalità vanno forse ricondotte all’esigenza di alcuni politici di ritrovare notorietà e consenso, strumentalizzando la questione.
I colpi di scena, però, si sono succeduti rapidamente e, così, una vicenda che secondo noi doveva essere chiusa da tempo, con la rescissione del contratto alla società concessionaria (per manifesta incapacità di portare a termine un progetto per il quale lei stessa si era proposta nel lontano 2002), è stata subito riaperta dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Nelle scorse settimane, dopo lunghi anni di silenzio, è stato riavviato, nei territori da Cremona a Mantova, un dibattito, sul tema dell’autostrada, che ha portato a frenetici momenti di confronto e a “tavoli” politico-istituzionali, convocati con ritmi degni di una situazione di piena emergenza.
Vuoi vedere che finalmente questa è la volta buona? Così non parrebbe…
Al recente tavolo regionale sulle infrastrutture, svoltosi in un clima molto teso, i Presidenti delle Province di Cremona e di Mantova hanno declamato l’elenco delle opere necessarie e da anni attese dai territori e ribadito che sull’autostrada Cr-Mn, che ritengono ancora di primaria importanza, sia la Regione a decidere. In un senso o nell’altro.
Il Presidente Fontana, in apertura dei lavori, si è subito rivolto ai suoi due principali interlocutori chiedendo loro in modo perentorio: ma voi, l’autostrada Cr-Mn, la volete ancora, o no!
In caso affermativo, e mantenendo le proprie promesse elettorali, dice, che avrebbe trovato le risorse necessarie e ancora mancanti (circa 400 milioni di euro), non prima di aver risolto qualche problema, si fa per dire, ancora aperto del progetto. Ha poi aggiunto un particolare: se questa sarà la scelta, sappiate che l’autostrada sarà l’unica (!) opera che la Regione finanzierà sul territorio.
Questo il nodo da sciogliere: un’autostrada inutile, o tante piccole opere urgenti e necessarie per la mobilità sul territorio?
Noi auspichiamo, e lavoreremo per questo, che le risorse promesse dal Presidente Fontana vengano confermate, e destinate, attraverso un preciso accordo di programma tra Regione e Province, a tutti quegli interventi, sulla viabilità e sulle ferrovie, in grado di migliorare sensibilmente, e in modo sostenibile, la vita di studenti, lavoratori e pendolari.
Sarebbe un segno di saggezza e di lungimiranza!
Roberto Cuda su “Il Fatto Quotidiano” riassume l’intricata vicenda: «Di quest’arteria di 59 km si parla da una quindicina d’anni, ma l’ultima Valutazione ambientale è del 2011, sulla base della convenzione approvata quattro anni prima. Questa la carta d’identità dell’opera: 4 svincoli con le autostrade A21 e A22, 122 bretelle di collegamento, 7 viadotti, 9 ponti, 2 gallerie, 5 autostazioni, 2 aree di sosta, 2 aree di servizio, 243 interferenze con la viabilità esistente, 400 interventi su corsi d’acqua e cento aziende agricole cancellate, per un totale di 16.500.000 m3 di inerti da reperire nelle campagne circostanti. Costo complessivo: un miliardo circa, di cui la regione aveva già stanziato 108mila euro. Concessionaria: Stradivaria della Centropadane, controllata da svariati enti locali con un buon 25% del gruppo Gavio, che potrebbe utilmente subentrare negli appalti.
Quanto fossero esagerate le stime di traffico su quella linea lo dimostra il fuggi-fuggi di finanziatori. Perfino Intesa Sanpaolo dell’era Passera abbandonò l’idea, la stessa banca che in quel periodo mise sul piatto 590 milioni (tra finanziamenti e quote azionarie) in opere rigorosamente in perdita come Brebemi, Teem e Pedemontana, poco più a nord. Ma non nella Cremona-Mantova, c’è un limite a tutto. Così ci ha pensato il governatore Attilio Fontana con altri 400 milioni, direttamente dalle tasche dei lombardi, annunciando il taglio del nastro in un quinquennio. Mancherebbero ancora 500 milioni, ma con qualche garanzia regionale non è detto che le banche non si convincano.
“Stradivaria e Infrastrutture Lombarde, nelle prossime settimane, dovranno concentrarsi sul Pef (Piano economico finanziario), che deve essere sostenibile, consentendo di definire quale sarà il reale costo dell’infrastruttura e quanto dovrà reperire la parte pubblica rispetto a quella privata”, spiega la Regione. Perché, già che ci siamo, non fare anche una valutazione costi-benefici indipendente, trasparente e comparabile? Magari scopriremmo che basterebbe riqualificare e allargare l’ex Statale 10 spendendo un quinto, come hanno calcolato i comitati. E che dire del raddoppio della tormentata linea ferroviaria Milano-Mantova? Barlumi di buon senso che non hanno attraversato l’autorevole consesso.
E una volta finita la nuova Brebemi, perché non completare anche la perpendicolare Tirreno Brennero (Gavio, quasi 3 miliardi) e la Broni Mortara (Gavio, 1 miliardo)? E chissà che il suddetto Gavio non aiuti a ricapitalizzare l’esangue Pedemontana, orgoglio leghista a rischio chiusura?
Abbiamo così tutti gli ingredienti di un’altra grande opera in perdita: un finto project financing puntellato con i soldi dei contribuenti, traffico insufficiente, assenza di valutazioni tecniche indipendenti, nessuna analisi delle alternative e la solita filiera cemento-asfalto che, forse, tornerà utile alle prime elezioni. E, naturalmente, il consenso bipartisan. Il Pd in Lombardia ha sponsorizzato senza battere ciglio tutte le autostrade fallimentari a braccetto con il centro-destra, sottraendo risorse alle spese utili. I 2 miliardi riversati sulla triade Pedemontana-Brebemi-Teem potevano rifinanziare il trasporto pubblico, la sanità o l’istruzione, un tempo battaglie simbolo della sinistra, o la stessa “cura del ferro” lanciata dall’ex ministro Delrio, rimasta sulla carta.
E se la spirale cemento-asfalto è la cifra comune dei due schieramenti – e dunque l’idea stessa di territorio, ambiente e qualità della vita – dove stanno le differenze?».